“Sono sceso in campo per rappresentare Lnp perché pensavo che la mia persona potesse mettere d’accordo tutti, un delegato ha detto che venivo da Marte…Legabasket deve contare. Milano non difende, non corre e tira solo da fuori”
Intervista di Enrico Campana
– Toni Cappellari, partiamo dall’inizio per spiegare ai lettori la vicenda di cui è protagonista… Alla vigilia dell’assemblea lo sconcertato direttivo di Lnp scopre il blitz “con destrezza” della Toscana che rastrellato deleghe in tutta Italia e ufficializzato il candidato per la squadra di Petrucci, già sicuri di avere la maggioranza fra i delegati che voteranno a Roma, tenta di mettere l’assemblea davanti al fatto compiuto, l’esecutivo reagisce, un gruppo di club la mette in pista per parare questo “colpo grosso” e poi, dopo uno scontro interno, decide che il rappresentante nel Consiglio federale sarà scelto nel proprio interno.
– “Sì forse le persone che mi hanno coinvolto pensavano che la mia persona potesse mettere d’accordo tutti. Ma un delegato ha detto che non ero espressione delle società di LNP e venivo da Marte, io penso che la pallacanestro sia una sola”
– – Lei ha dato la disponibilità ufficializzando la sua candidatura con un’intervista, per quale ragione è rimasto sotto traccia?
– “Mi è stato chiesto da alcune società e ho dato la mia disponibilità”
– Quale erano i termini di questa sua disponibilità, totale, parziale, con beneficio di inventario?
– “Disponibilità totale, ovviamente, perché ho le presunzione di poter essere utile con le mie esperienze e la mia passione sempre molto viva. Ho tempo, non chiedo stipendi e penso di conoscere la materia”
– Uno col suo palmares, nel pieno della maturità, poteva ambire a ruoli ben maggiori?
– “Nella pallacanestro ho fatto di tutto tranne l’arbitro, penso che vista l’età avrei potuto fare il “politico”
– Si è letto che la sua candidatura veniva dalla Lombardia, nel senso di Comitato regionale Lombardo
– “Lombardia o Calabria vorrei essere utile alla pallacanestro italiana”
– Quando è comparso il suo nome sui giornali, il presidente della Fip Meneghin l’ha chiamata?
– “No”
– La Toscana ha enfatizzato il fatto che la candidatura di Petrini fosse stata benedetta dalla Fip, ha avuto sentore quindi che fosse così e ci fossero preclusioni sul suo nome?
– “Non lo so e non mi interessa. Il nuovo governo Fip non deve nascere dalla geo-politica ma dalle competenze, sono sicuro di parafrasare la linea di Gianni Petrucci”
– E’ vero che quando è circolato il suo nome, ha ricevuto una telefonata e una proposta interessante di Faraoni regia dell’operazione Granducato?
– “E’ vero”
– – Non pensa di essere stato intrappolato dalla politica sportiva da “basso impero” che negli ultimi anni condiziona ogni settore nevralgico della Fip, dagli arbitri alle contraddizioni a volte “umoristiche”della Giustizia Sportiva?
– “Non lo so. Ripeto: la mia disponibilità nasce dalla voglia di aiutare uno sport, il mio sport in crisi”
– – La scelta di puntare su un proprio candidato all’interno del direttivo di Lnp è probabilmente una sorta di mediazione, per non spaccare l’esecutivo e far cadere il presidente?
– “Potrebbe essere”
– Forse l’errore di Lnp è quello che bisognava prima accordarsi con Legadue e fare questa scelta del delegato di comune accordo?
– “Bonamico mi ha chiamato e mi ha chiesto se era vero..era entusiasta e mi ha detto che mi avrebbe sostenuto”
– – A proposito, quale peso strategico può avere nello sviluppo e nel rilancio del basket la nascita per fusione del nuovo campionato di A?
– “Sarà un peso fondamentale, la Lnp rappresenterà i 2/3 del movimento”
– – Un uomo di basket del suo spessore non viene certo bruciato da queste camarille che puzzano di bruciato, considerati che da un anno circa che circola la voce che alcune società di A stufe di questa Lega telecomandata vorrebbero portarla al vertice
– “Non è un problema, continuerò ad andare a vedere le partite e dare “spieghe” su ogni argomento”
– – Di cosa Legabasket avrebbe bisogno in questo momento, soldi o coraggio, o di liberarsi del suo passato e tornare a mettere un imprenditore fra quelli coinvolti, Minucci in testa, magari con un turn over annuale, alla presidenza e al suo fianco un executive?
– “CONTARE, non avere sopra la sua testa decisioni tipo formule, nas, eleggibilità e , avere un rappresentante che PARLA CONTA e sia CREDIBILE in tutti gli ambiti, compresi quelli esterni”
– Tornando a Dino Meneghin che è stato un suo giocatore quando lei era il gm dell’Olimpia anni d’oro, la sua presidenza riflette un momento di inerzia, di debolezza o impotenza?
– “Dino è stato un buon presidente, peccato che avesse una squadra un po’ scarsina e non c’era D’Antoni che gli passasse la palla”
– Da general manager degli anni d’oro, come si spiega il clamoroso flop di Milano, una brutta copia di quella dei Lakers che almeno hanno preso una decisione.
– “Milano non difende,non corre e tira solo da fuori”.
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