La questione arbitrale, la novità del sorteggio e dei due visionatori Facchini e Teofili, la scelta di Petrosino, la task force che dovrà bonificare il settore e arginare la raffica di ricorsi alla Giudicante dei fischietti determinati dalla “classifica bugiarda”, il magnetismo prodotto dal ritorno di Gianni Petrucci. La Giudicante intanto ha bocciato i reclami di Capurro e Materdomini
Il comunicato formale con il quale Dino Meneghin consegna a Gaetano Laguardia la patata bollente dimostra che il basket ha sempre una preziosa riserva di lacrime di coccodrillo. Tiziano Zancanella paga l’ingenuità proporzionale alla sua mole, non conosceva probabilmente della Legge di Peter. Se desidera leggerlo, gli regalerò il prezioso volumetto. Per passione frammista a giusta ambizione l’ex arbitro vittima della bilancia, quella sulla quale Martolini volle pesarlo anni fa perché desiderava arbitri atletici e quella della bassa politica sportiva che l’ha investito di una rappresentatività che non poteva avere. Si è prestato perciò a fare da “testa d’uovo” a un direttivo d’accatto, rispondente più a un clan di votaioli federali intenti a far politica consentendoglielo “Superdino”. Sarà che, fin dai tempi in cui giocava gli arbitri erano per Meneghin una forma di orticaria. Questo clan in fondo aveva intenti lodevoli, quelli di rimuovere il tappo di potere dei designatori degli ultimi 7 anni e sottrarlo alla Lega che ci aveva messo sopra il suo cappello. Salvo poi un tardivo pentimento di taluni presidenti impegnati in esposti e deposizioni per presunti favorismi arbitrali per Siena, come se i vantaggi fossero di pochi .
In fondo l’idea Zancanella non era male, ma è stata condotta con metodi e uomini inadatti. Primo errore un direttivo-girello che già aveva sfiduciato l’ex presidente Luciano Tola, e doveva essere quindi totalmente rinnovato o abolito. Ma, come dice un mio amico scrittore a proposito del basket, qualcuno da tempo agisce fra di noi con “superba arroganza e presunta impunità”. Non conosco nessuno che possa farsi demiurgo, per quanto riguarda il “caso Zancanella” le migliori intenzioni andavano edificate non sul trasformismo e l’inserimento extra moenia, addirittura, di un presidente regionale certamente professionalmente e come persona in grado di avere un ruolo importante nel basket. Ma fuori luogo in questo organismo. Non può operare chi ha un ruolo politico un incarico che necessita di conoscenza e neutralità. “Incompatibilità” sarà perciò la chiave della bonifica da realizzare. E’ chiaro che un presidente votato dalla sua regione dovrà tutelare chi l’ha votato, anche se alla fine questo consigliere è riuscito a scontentare anche i fischietti di A della propria area che, salvo qualche contentino, non sono mai stati designati per dirigere le gare casalinghe della squadra-faro. Al contrario il milanese Cicoria arbitra la squadra della sua città, come è possibile?
Zancanella ha sbagliato ad aver usato la scorciatoia, diciamo quella che gli garantiva – senza la dovuta vigilanza – di essere eletto con numeri ristretti. L’Autogestione, col voto poco pertinente degli ufficiali di campo , che stanno agli arbitri quanto i vigili ai magistrati, in questi caso serbatoio sicuro di voti per relazioni (oneste, lecite sia chiaro) di famiglia, è diventata un moloch pur, ripeto, con numeri piccoli da clan del medioevo scozzese.
Non ero prevenuto su Zancanella, anzi ho riconosciuto quanto fossero interessanti le sue idee di partenza: rinnovamento, reclutamento, ritorno al sorriso, ma poi lo scenario è cambiato bruscamente. Si è scoperto che, esattamente come per Baskettopoli, venivano create nuove carriere per gli osservatori. La figura dell’accusato dei voti taroccati di Baskettopli. Per cui, in definitiva, ecco la furba pensata: la traduzione simultanea della strategia del “chiodo scaccia chiodo” o la cura omeopatica voluta dai padrini politici di questo ex arbitro un tempo pregno di bonomia e irriconoscibile nel nuovo ruolo . In realtà doveva forse solo mettere la firma sul rimpasto dei commissari, suggeriti da 3-4 regioni, ridefiniti con una santa ingenuità… osservatori. In effetti, osservavano … ma da lontano certe mosse che fatalmente rilanciavano politiche “rancide”, per dirla alla Scariolo, anziché partire da un cambio totale di impostazione. Doveva dire: prima ripuliamo l’arena dalle incrostazioni, e poi facciamo la riforma.
I designatori e la Lega si sono sentiti traditi dalle mosse di Zancanella dopo averlo votato, si sono messi di traverso attaccando platealmente, come ha fatto Renzi, la sua gestione. Prima di sperimentare la sua squadra, tranquillizzare i fischietti ha pensato anche di far passare un giudizio alchemico degli arbitri, col risultato di alimentare veleni, polemiche. E oltre lo scontento di tutti si è arrivati alle bordate dell’illustre duetto milanese, parole e musiche Armani, con tempi, modi e argomentare sbagliato. Perché, diciamoci chiaro, un chiarimento in Lega fra i club non c’è mai stato, anzi gli scontenti e gli inkazzati hanno garantito senza battere ciglio il rinnovo del contratto al presidente di Lega. Il quale ha pensato bene di impallinare Zancanella, per lui problema prioritario del movimento, mentre invece covava sotto una Lega in ceneri un largo scontento. Specie se andiamo a vedere i cardini della politica del consorzio dei club, dalla Tv al maggior interesse, che non è riscontrabile dai cinguettii di Twitter, il numero di contatti dei siti specializzati , due telecronache e 4-5 ore di basket in Tv, ma deriva dall’interesse popolare e commerciale. Leggasi i rating televisivi deludentissimi in rapporto alle aspettative.
Il programma Zancanella, che incontrai a Montecatini nel marzo 2011, mi era sembrato nobile e utile: ricambio generazionale, reclutamento, maggior attenzione alle donne che penso sarebbero arbitri unisex straordinari. Poi il metodo prescelto di valutazione è stato un bizantinismo, lo si è voluto trasformare in crocette come giudizio aleatorio invece del vecchio e saggio voto scolastico che spacca il capello in quattro. Da qui una guerricciola fastidiosa designatori-Zancanella, con il sospetto di taccheggiamento mirato a tagliare le gambe a qualche arbitro scomodo (vedi il caso della protesta delle divise). Risultato finale: la conferma di un grande pasticcio, con decine e decine di esposti alla Giudicante , alcuni già respinti come per la A di Renato Capurro (designato ben 4 volte in una stagione per la squadra-faro e poi retrocesso a fine stagione, è possibile?) e di Materdomini per la A-2.
In pratica, non solo si finiva per replicare il concetto di voti migliori per gli amici, e gli amici degli amici e gli altri si arrangino… Lo stesso postulato, in fondo, del CTU di Baskettopoli, con un criterio di giudizio più che labile …psicolabile… e che addirittura concedeva al presidente l’ultima parola. Potendo in maniera arbitraria modificare il giudizio di un osservatore senza relazionare il consiglio.
Questa velleitaria e piccola repubblica delle banane e i cui membri e tutor vari avrebbero dovuto leggersi il libretti sulla “Legge di Peter”, si è sfiduciata di suo in una deriva poco garantista. C’è stato anche un ultimo tentativo di resistere, segno della buona fede, di ingenuità, posso pensare a ripicche da zitella e di legittimo orgoglio, ma conferma definitiva dell’incapacità a relazionarsi col proprio mondo ed esterno e capire quello che pretende la base e desidera la gente.
Un organismo già in partenza inutile, il direttivo CIA, ha finito quindi per diventare pernicioso dovendo prendere atto del non-consenso a tutti i livelli, sperando magari con le dimissioni collettive in un salvacondotto per riciclarsi in altri ambiti. Tanto che questo traspare nel comunicato della Fip, tipicamente italico, dove francamente si potevano risparmiare i ringraziamenti a questo gruppo per il lavoro svolto. Ringraziamenti che a una lettura superficiale sembrano quasi complimenti, fanno infuriare ancor di più la gente e fanno passare ai giovani arbitri o a chi vuole iscriversi ai corsi un’idea sbagliata: che il sistema è quello, bisogna passare da una certa trafila, e anche se combini dei disastri non sei chiamato a rispondere e vieni ringraziato. Non conoscendo il diario delle doglianze del basket, alla fine anzi qualcuno potrebbe commentare: ma cosa vogliono questi dirigenti della federazione, perché hanno voluto cambiare il CIA se lo ringraziano apertamente ?.
Non si vede l’ora di uscire da questa ipocrisia diffusa, e che sia riformata tutta la Giustizia Sportiva sotto il cielo dei canestri prima che il prossimo Governo bonifichi tutto lo sport italiano, cosa che avrebbe dovuto già fare Mario Monti se non altro per coerenza a un famoso j’accuse contro lo sport, soprattutto il calcio, pubblicata dal Corriere della Sera.
Alla fine questa svolta della Fip ha la parvenza di un commissariamento, invece si è lavorato bene dietro le quinte, per evitare spargimenti di sangue col rischio di una Baskettopoli2. Il cancelliere Fip Gaetano Laguardia (nomen omen) per il buon lavoro continuerà ad avere con Gianni Petrucci attribuzioni forti in quanto come presidente Fip . iIl Gianni Nazionale, l’abatino dirigenziale dello sport italiano come Rivera lo è stato per il calcio, sarà infatti – lo dico per il gusto della battuta – meno indicizzato ma più “sindicizzato” dovendo operare nella doppia veste di dirigente sportivo e sindaco del Circeo.
Il Circeo vive di un’economia turistica molto raffinata ma non facile da realizzarsi, è un’area ambientale e paesaggistica unica, e deve trovare risorse gestionali senza aggravi fiscali sui cittadini e gli ospiti. E con le elezioni alle porte, magari anticipate, non metterei la mano sul fuoco su un lungo mandato di Petrucci, ma piuttosto il suo ritorno potrebbe essere visto come un commissariamento di lusso in attesa che le cose in Italia migliorino. E poi bisognerà vedere quale sarà il Governo, se entreranno anche i grillini, il ruolo del presidente del Coni nel duello fra Pagnozzi e Malagò che potrebbe, alla fine, premiare magari un candidato-ombra. E c’è anche la revisione delle spese governativa. Ho parlato recentemente casualmente con Enrico Bondi. Sull’argomento CONI si è messo a ridere e mi ha raccontato che il problema maggiore nel risanamento Parmalat non è stato quelle delle dinamiche aziendali, ma la cessione del Parma Calcio per il groviglio di interessi.
Intanto in questa settimana calda che ci aspetta, si conosceranno gli esiti dei ricorsi dei fischietti alla Giudicante per la compilazione delle classifiche. Vuoi vedere che adesso che Zancanella è fuori e il consiglio ringraziato, per cui il vento sarà favorevole a una bocciatura collettiva?.
Siamo curiosi di conoscere la prossima settimana la squadra del cancelliere, che dovrà riscrivere le regole e difendere d’ufficio la classifica davanti alla Giudicante. Guglielmo Petrosino, dicono i giornali, sarebbe il presidente in pectore. Nessuno meglio di lui è adatto per questo ruolo, è stato direttore della Federcalcio e della Lega Calcio, non è escluso che ci torni, penso sarebbe meglio come direttore o commissioner di Lega Basket, lo ritengo invece sprecato in questo momento come su-commissario. Non penso proprio che aneli a questo incarico e brami di tornare nel basket col rischio di prendersi le rogne per i guasti delle precedenti gestione. E non penso vorrà avallare i doppi-tripli incarichi, nepotismi, ignorare le sacre incompatibilità, i verbali di Baskettopoli dove si fanno i nomi di “arbitri prezzolati” e “prò e straprò..”. E accetterà di realizzare un’opera di bonifica avendo al fianco come sub-commissario un politico del basket, o peggio chi ha fatto parte della squadra di Zancanella?. Sarebbe un errore imperdonabile, oltre che provocatorio.
Per evitare di bruciare Petrosino, meglio attendere che le acque si calmino da sole. Quel che serve adesso non è un presidente e nemmeno il “Commissario Basettoni”, ma un organismo di gestione neutrale attento al dialogo , parte del Settore Tecnico, non realizzabile però con un CT part-time, come insegna la Spagna.
Sono due le scelte cardine della grande svolta. Si tratta del sorteggio, che magari premierà uno scudetto come quello del Verona di Bagnoli, e degli uomini. Il romano Grossi sarà il designatore e in veste di “visionatori”, coloro che giudicheranno gli arbitri da mettere nell’urna, Fabio Facchini e Teo-Teofili chiamato a riguadagnare credibilità e a meritarsi la fiducia di chi lo rimette in campo. Si tratta di scelte positive, fatte sul merito, servono a rasserenare l’ambiente e a chiudere la spirale dello spoil system che ha creato una casta arbitrale italiana poco apprezzata all’estero.
Il resto verrà da sé, il magnetismo di Petrucci, la sua influenza sul basket in generale , per lo stop ai boiardi regionali gli basta un lampo degli occhi. Ma dovrà anche fare i conti i suoi incarichi e le scelte politiche, magari anche vedere se può continuare nel delicato mandato di presidente di CONI servizi, il braccio amministrativo. Perché è chiaro che, in pratica, ancora per 18 mesi sarà ancora lui il vero presidente del CONI come referente amministrativo del Governo. Una sorta di grande prefetto di una Spa che produce purtroppo solo costi.
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