NBA, Harden re per una notte salva Oklahoma

Sulla maratona di  mercoledì notte con 14 gare per la Regular Season Nba si potrebbe scrivere un libro, la sintesi ci obbliga a cogliere  le  10 note più significative. E dunque:

1) record di giornata di  127 punti segnati,  nona vittoria in trasferta  su 11 partite, di San Antonio risparmiando  Duncan per far segnare ben 11 giocatori (top scorers con 17 punti i panchinari Tiago Splitters e l’ex benettoniano Gary  Neal!: con 45/16 gli Spurs tengono  il comando all’Ovest anche se il calendario folle la costringe a dover giocare le ultime  5 partite in 8 giorni, come minimo arriverà spompata ai playoff;

NBA, Tony Parker e Carmelo Anthony che notte!

Vincendo a Filadelfia,  Indiana è la quinta squadra a toccare le 40 vittorie,  la quinta squadra della NBA. Diciamo pure la miglior delle seconde, probabile  grande guastafeste dei questa stagione. Merito di coach Frank Vogel e delle indubbie capacità mostrate anche come dirigente da Larry Bird, uno dei grandi del primo Dream Team, e di un gruppo  solido, equilibrato nella quale  Danny Granger è il gran cecchino (18,7 punti di media, a Filadelfia 6/8 da 3!) e Roy Hibbert il pilastro, un centro ormai fra i più continui della Lega come dimostra la chiamata per l’All Star Game.

Denver ribatte Houston, Gallinari nei playoff

Giornata perfetta per Denver che nel giro di 24 ore batte Houston anche in trasferta, 3-1 totale in stagione, e approfittando del ko di Dallas a Utah supera con 34/27 i campioni in carica (34/28) e passa al 6° posto a 4 giornate dal termine, con questo calendario nei prossimi giorni: mercoledì con i Clippers in casa,  sabato a Phoenix e domenica a Orlando che ha vinto con 26 punti e 16 rimbalzi di ray Anderson, il 23enne californiano, mentre Howard ha saltato la sua quinta gara consecutiva per il problema dell’ernia discale.

I playoff sono ormai sicuri, col contributo di grande sostanza anche stavolta di Gallinari (11, 3/9, 2/3 da 3, 5 rimbalzi, 2 assist), Afflalo (26) e Lawon (25) meglio della partita precedente, sera di tiro felicissima (38/80, 47%, da 3 9/18, 50%) con i centri low profile (zero punti di Koufos sempre starter e 3minuti senza succo di Mozogov e 9 punti di McGee. Sopra i 100, Denver vince quasi sempre!

Nba, Anthony fa 42 ma Miami rovina la festa del Madison

Non si può gettare la croce su un giocatore che segna la metà dei punti della squadra, ma Carmelo Anthony  nel bene e nel male è fedele al personaggio che fa parlare sempre di sé. Purtroppo per  i molti aficionados domenicali del Madison la loro star si eclissa nel quarto tempo per la stanchezza, non tira bene da 3 (2/7) e i suoi 42  punti non bastano ai Knicks ancora senza Stoudemire  e Lin e privi di un regista del primo livello (bocciato un’altra volta Baron Davis) del tipo dei Rose, Paul, Monta Ellis o lo stesso Wade, l’avversario di turno. Per cui 9 successi dall’inizio dell’era Woodson incassano la prima sconfitta casalinga.

Miami è determinato fin dall’inizio, il suo tridente non perdona: 29 punti per Lebron con 10 rimbalzi, 29 punti per Wade con 9 rimbalzi, 16 Bosh, fanno  tre quarti abbondanti della squadra e marcano un dominio ai rimbalzi (47-33) che contribuisce a scavare il solco.

NBA, scatenata la coppia Durant-Westbrook: 78 punti

In attesa dell’appetitosa domenica con  Knicks-Miami al Madison, Lakers-Dallas e i Bulls a Detroit, due fra le guastafeste della stagione, Memphis (35/24, 5° posto all’Ovest) e Indiana (38/22, 3° posto all’Est) hanno spento le speranze di Utah e Milwaukee di arrivare ai playoff. Per la verità Utah può ancora farcela complice anche la sconfitta di Phoenix a San Antonio, mentre nonostante abbia azzeccato l’operazione di mercato che ha visto arrivare Monta Ellis nel Wisconsin, Milwaukee deve solo sperare in una caduta a sasso di Filaldelfia passata dal 1° posto dell’Atlantic Division al 3°, e ultima fra le 8 dell’Est.

Grazie all’esplosione di Avery Bradley, guardia di 21 anni, decisivo con una serie di tiri da 3 e i 15 assist di Rajon Rondo il quale tiene una media stellare di 12 assist per gara e contende a Lebron e Durant il titolo di MVP della stagione, i Boston senza Ray Allen (fattosi notare per le dichiarazioni pro i guadagni che le star dovrebbero pretendere per andare alle Olimpiadi) hanno vinto la loro decima gara nelle ultime 13 assicurandosi anche quest’anno il primato dell’Atlantic Division nonostante un’infelice partenza di stagione.

Bargnani stagione finita, niente nazionale?

Brutta notizia per Bargnani e la nazionale nell’anno delle qualificazioni europee di agosto, dopo l’Olimpiade. A 6 partite dal  termine della Regular Season, i Toronto Raptors hanno annunciato che la stagione di Andrea Bargnani è terminata. Era uscito dal campo domenica scorsa a  Oklahoma City dopo 4:03 del secondo tempo per un dolore forte al polpaccio sinistro, un vecchio problema  che  questa stagione si è ripresentato  per ben 3 volte. Sulla base degli esami medici, per evitare qualsiasi rischio ulteriore, è stato fermato. Probabilmente la società gli chiederà uno stop forzato questa estate, per procedere a un lavoro di rieducazione graduato, in quanto le sei stagioni di NBA cominciano a farsi sentire e quello del polpaccio sta diventando un punto critico, col pericolo di una gravissima lesione. Ogni sua decisione, amici cari, è da rispettare.

Bargnani, il primo italiano scelto come n.1 del draft nel 2006,   chiude comunque la stagione come miglior marcatore dei Raptors , 19.5 punti con 5.5 rimbalzi e 33.3 minuti in 31 partite. Dopo le prime 13 gare era il 5° marcatore della NBA con  una media di 23,4 punti.   Per 13 volte in 20 gare vinte miglior marcatore della squadra,   ha segnato  in  cinque partite  30 o più punti. Assente in  29 partite,  per cui alla fine saranno più della metà per  il maggior investimento dei Raptors, con un rinnovo del contratto nel 2011 di 50 milioni di dollari per 5 anni.

Nba, Chicago batte Miami, Rose disastroso, Heat occasione sprecata

Con la bruttissima copia di Rose, il fantasma del re  della NBA della scorsa stagione, i Bulls chiudono la partita con gli Heat, e anche se manca ancora un match diretto (18 aprile Miami) hanno vinto 2 volte su 3, 93-97 nella prima fuori casa e poi 106-102 e 98-86 giovedì notte nel supplementare per la grande gioia dei 23.051 tifosi. Con 7 gare ancora da giocare, la squadra di coach Thibodeau ha toccato le 45 vittorie, con sole  14 sconfitte,  ha saputo essere più forte dei tradizionali rivali superando via via le difficoltà con un una forza di squadra sovrumana in questa stagione: dall’infortunio al polso di Luol Deng al calvario di Derrick Rose, MVP in carica, che ha avuto problemi al gomito, alla schiena, all’alluce e alla fine e tornato dopo 12 gare per uno stiramento inguinale,  domenica scorsa a New York si è storto la caviglia, ha sbagliato il tiro del successo e marcato visita nella rivincita di martedì che ha dato ancora una volta la misura delle risorse incredibili  del leggendario team di Michael Jordan  in versione black&decker. Una squadra dedita al sublime  piacere del fare operaio.

Rip Hamilton trascina i Bulls, è la NBA dei grandi vecchi

Per la quarta volta negli ultimi 5 anni Chicago chiude il conto stagionale con i Knicks, 3-1, anche se ringalluzziti dai 43 punti di Melo Anthony e dal successo nell’overtime  per 100-99  di domenica al Madison i giocatori di coach Woodson sullo slancio fanno un ottimo primo tempo.  Situazione ribaltata nel secondo tempo, parziale di 25-10  per i Bulls orfani per l’ennesima volta di Derrick Rose il quale  in questa tribolata stagione non si risparmia nulla in fatto di infortuni,. E dopo quelli al gomito, all’alluce e alla schiena non entra in campo per un problema alla caviglia accusato due giorni prima a New York.

Privi di Stoudemire e Lin, i Knicks si appoggiano ancora su Anthony che segna 29 punti ma sbandano paurosamente ai rimbalzi, 33 contro 51 dei Bulls, la miglior squadra nel gioco aereo. Stavolta Luol Deng  è implacabile, 19 punti, 3/5 dall’arco, 10 rimbalzi, John Lucas III invece non  è in vena (2/10) e tocca al vecchio  Rip Hamilton, 900 gare e 12 anni di carriera fra Washington, Detroit e ingaggiato dai Bulls nei giorni di dicembre in cui si concludeva il lock-out, a mettersi la squadra sulle spalle segnando nel terzo tempo  ben 18 punti dei 20 che lo consacrano eroe della notte del successo stagionale n.44.  Quello che suggella il primato assoluto, con 8 gare ancora da giocare,  mentre Miami scivola nuovamente in casa e dovrà ribaltare nei playoff il fattore-campo.

Torna Gallinari e Denver vola, Walker in rovina

Andrea Bargnani si ferma per la terza volta per l’anno problema al polpaccio sinistro  e i Raptors perdono con onore (e 14 assist di Josè Calderon) a Indiana dello scatenato ex Leandro Barbosa (14 punti) mentre  il  rientro di Gallinari, fuori dal 19 di marzo per la rottura del pollice sinistro contro Dallas, contribuisce al successo casalingo di 39 punti di Denver  contro Golden State.

Serata stellare al Pepsi Center, di buon auspicio nella volata per i playoff che vede ben 7 squadre lottare per 2 posti. Infatti insistono Phoenix (+24 a Minnesota) e Utah (che ha fermato dopo 11 vittorie San Antonio per aver fatto riposare Parker, Duncan e Ginobili).

Nba, Anthony rilancia i Knicks che puntano su Steve Nash

Derrick Rose torna dopo 12 gare per uno stiramento inguinale segna 29 punti ma sbaglia due liberi e l’ultimo tiro in sospensione del tempo regolamentare e il canestro da sotto della vittoria dei Bulls nell’overtime che incassano al Madison la sconfitta n.14 quando sul 91-86 hanno la gara in pugno ma non riescono a chiudere contro i Knicks portati al successo dal miglior Anthony d’annata che segna da 2  e poi da 3 dai 9 metri e ripete lo stesso tiro nel supplementare, quando la sua squadra si trova nuovamente indietro 95-99.

Il turno pasquale fa stare  dunque sui carboni ardenti Chicago con 9 gare ancora da giocare da qui al 26 aprile, vede Oklahoma tornare al successo contro Toronto di Bargnani (7 punti) dopo 3 scivoloni consecutivi mentre  Miami riprende quota senza l’infortunato Wade  che James Jones con 6 bombe su 8 e 18 non fa rimpiangere. Ma dal Texas  la valanga San Antonio travolte anche Utah e con  l’11° successo consecutivo tocca le 40 vittorie (40/14) e  attacca il primato assoluto dei  Bulls (43/14)  che questa settimana hanno la possibilità di chiudere la partita o di rimettersi in gioco  ospitando martedì  i Knicks e giovedì gli Heat  per far visita domenica ai  Detroit Pistons.

Miami e Oklahoma brusca frenata, San Antonio in testa all’Ovest

Chiamiamolo effetto-panchina, non bastano le grandi star per costruire grandi squadre. Lo spettacolo è sovrano, ma il basket è uno sport di squadra e alla fine esiste un processo di livellamento. Questo il messaggio che manda la NBA col  clamoroso passaggio di consegne  all’Ovest a tre settimane dal termine della Regular Season dove San Antonio con 10 vittorie su 10 (39/14)  ha scavalcato Oklahoma (40-15).

Ma ancor più brutta della sconfitta dei Thundercity a Indiana, che ci poteva stare contro  Granger e c., protagonisti di una bellissima stagione che li vede al 3° posto all’Est e dominatori ai rimbalzi (50), è quella casalinga di Miami. Memphis, la squadra dove il pilastro è Marc Gasol,  a conferma di una stagione sorprendente (e da formichina risparmiosa…) interrompe una serie di 17 vittorie consecutive di Miami nella sua arena e getta ombre e dubbi sulla possibilità di vincere il sospirato titolo in una stagione convulsa che ha subito perso per strada i campioni di Dallas contro i quali gli Heats avevano perso la passata stagione in finale.

NBA, Dwight Howard vuole la testa di coach Van Gundy!

Alla vigilia del rientro di Derrick Rose dopo 12 giornate per lo stiramento inguinale, successo scacciacrisi  casalingo dei Bulls  dopo un accenno di crisi  per due sconfitte consecutive contro i Boston Celtics, una delle squadre più brillanti dell’ultimo mese. Doc Rivers  non ha nascosto perrò la delusione e storto il baso per l’impegno mentale non certo all’altezza delle tradizioni della leggenda di questa squadra dalla quale sembra aver invece preoa ispirazione proprio Chicago.

I Bulls a 10 partite dal termine sono saldamente al comando (43/13), e difficilmente potranno perdere il 1° posto e il vantaggio del campo, e dei molti sold out dei 22.340 posti dello United Center che riecheggia ai fasti della squadra dei 6 titoli di  Michael Jordan.

NBA: nella serata di LeBron (41), Bargnani torna a segnare 30 punti

Due vittorie esterne, l’ottava consecutiva di San Antonio di Parker e Duncan, stavolta di 35 punti contro Cleveland col problema di salute di Kyrie Irving,  che ormai è fra le quattro bigs (37-14)  e se la può giocare con tutte, e di Phoenix a Sacramento che tiene vive le speranze di acciuffare l’8° posto dei playoff anche se davanti ha Utah con una squadra giovane e brillante e Houston che ha vinto nel turno precedente sul campo dei Bulls.

Toronto (19-35) ha vinto con Charlotte, la squadra di materasso che fa disperate il suo proprietario, un certo Michael Jordan, con 30 punti di Bargnani. Il Mago ha giocato spesso in 1 contro 1, è andato a cercare il tiro da sotto, e da tempo non riusciva a esprimersi con questa continuità. Ha giocato 34 minuti con 11/22, 2/6 da 3, 6 liberi su 6, 3 rimbalzi, 1 assist, difesa di contenimento, per i Raptors il rimpianto di non averlo avuto in campo nel periodo cruciale della stagione per un risentimento delò problema al polpaccio, quando con lui la squadra di coach Casey avrebbe potuto ottenere quella decina di vittorie in più per diventare una squadra da giro dei playoff.

NBA: lo sloveno Dragic firma il 2° ko consecutivo di Chicago

Lunedì notte da dimenticare per  le due bigs della NBA in un turno corto , pazzo, con 5 vittorie esterne su 6, e soprattutto contro il pronostico come  quelle di Houston a Chicago e di Memhips a Oklahoma.

Le due sconfitte delle uniche due squadre che hanno già in tasca il biglietto per i playoff e guidano all’Est e all’Ovest  hanno in comune un fatto che nella spettacolare NBA sembra secondario, e invece può fare la differenza. Le palle perse, passaggi errati, infrazioni, violazioni disciplinari. Chicago e Oklahoma hanno mostrato anche in questo di avere un gran campionato, e sono stati 19 turnovers per Chicago e 18 per i Thundercity, oltre per quest’ultimi  anche la serata-no nel tiro  di Durant (8/20, 2/8 da 3) e particolarmente di Westbrook, 19 punti, 5/16 con 0/3 dall’arco e ben 5 palle perse da parte del cervello della squadra.