Dopo Howard, Rose e Aldridge, anche Dwayne Wade dopo il titolo di Miami rinuncia ai Giochi per farsi operare al ginocchio. Mercato: Odom ai Clippers, Mo Williams a Utah. Dwayne Wade ha comunicato personalmente al presidente di USA Basketball Jerry Colangelo e all’allenatore Mike Krzyzewski che a causa di un’operazione al ginocchio non potrà mettersi a disposizione della squadra statunitense per le Olimpiadi. Il ginocchio sinistro l’ha fatto molto soffrire durante le partite dei playoff, non ha mai fatto pubblicità a questo problema per cui i 22,6 punti di media rendono ancora più grande il suo contributo alla conquista del titolo.
Dwyane Wade
Nba, Wade preoccupa Miami
Nel corso della sfida della regular season Nba del 13 gennaio tra Denver Nuggets e Miami Heat – risolta in favore del roster in cui milita Danilo Gallinari – la franchigia con la stella LeBron James deve mettere in nota un secondo elemento negativo.
L’altro asso di Miami, Dwyane Wade, si è infattio infortunato rimediando una distorsione alla caviglia: lo stesso Wade era al rientro dopo tre giorni di riposo per un infortunio al piede.
Nella circostanza, Wade si è fatto male dopo essere caduto in maniera innaturale nel corso dell’ultimo parziale. Possibile per lui uno stop di diversi giorni: gli Heat – reduci da tre sconfitte consecutive – sono chiamati a risollevarsi senza il contributo del numero 3.
Miami-Charlotte 129-90, Chalmers firma la storica cinquina Heat
Cinquina Heat nel corso delle gare Nba del 1 gennaio 2012, il Capodanno all’American Airlines è griffato Miami. Due dati: nessuna franchigia Nba, finora, ha messo a segno così tanti punti (129) in una gara; nessuna squadra ha rifilato un divario (39 punti) tanto grande agli avversari. Se LeBron James può concedersi il lusso di firmare il primo canestro da 2 punti a inizio terzo quarto è perché il divario tra i Miami Heat e i Charlotte Bobcats è talmente evidente che la gara, dopo i primi 12’ è già chiusa.
Il vantaggio dei padroni di casa, presi per mano da un Chris Bosh immarcabile (20 punti nei primi due quarti, 8/11 al tiro: alla fine ne piazza a referto 24 senza giocare l’ultimo quarto) e da mano calda Mario Chalmers (18 punti con 4/4 da tre, 6 rimbalzi), alla seconda sirena è già di 28 punti (65-37). Miami affonda con estrema facilità e piazza la quinta vittoria in cinque partite di regular season lasciando che il collettivo si esprima in maniera corale: bene Anthony in difesa e in fase di finalizzazione, ennnesima conferma per il baby Cole (parte dalla panchina ma, chiamato in causa, sa essere spettacolare e concreto a un tempo: chiude con 14 punti).
Nba risultati 30 dicembre 2011
Undici gare di Nba nel corso del 30 dicembre con tanto di due vittorie significative: sono quelle dei Boston Celtics sui Detroit Pistons e dei campioni in carica di Dallas contro i raptors di Andrea Bargnani, successi in seguito ai quali entrambe le franchigie scacciano la maledizioni di questo avvio di stagione in cui era loro capitato solo di perdere.
Male anche New Orleans di Marco Belinelli che cede in casa ai Phoenix Suns. Ancora imbattuta Miami, con gli Heat capaci di espugnare per 103-101 il parquet dei Minnesota Timberwolves: grande spolvero per LeBron James (34 punti e 10 assist), bene anche Dwyane Wade che mette a referto 19 punti e firma il canestro decisivo a 4” dalla sirena.
Vittoria convincente anche per Chicago, con i Bulls che mettono a tacere le velleità dei Clippers e a Los Angeles si scatenano a livello collettivo: tutto il quintetto titolare in doppia cifra, Derrick Rose vicino alla tripla doppia (29 punti, 16 assist e 8 rimbalzi). Nelle file dei Clippers, Chris Paul piazza 15 punti e 14 assist e Blake Griffin giganteggia (34 punti e 13 rimbalzi).
I risultati delle partite Nba del 30 dicembre:
Lockout Nba, Dwyane Wade: “Stern fa del male a chi lavora”
Andrea Bargnani, Derek Fisher, LeBron James e ora anche il suo compagnio di squadra nelle file dei Miami Heat. Dwyane Wade: il lockout Nba sbarca su twitter e a intervenire per inoltrare al contempo un pensiero che i tifosi possano recepire e un attacco diretto – sembrano le sue penetrazioni sul campo – a David Stern, commissioner della league nord-americana. Dichiara Wade:
- “Le parole di Stern fanno male alle persone che lavorano nelle arene, al business locale e ai nostri tifosi. Questa è una serrata, non uno sciopero”.
Lo stesso Wade aveva alzato la voce nel corso di una delle ultime riunioni, fiume e inutile, tenute tra delegazione di giocatori, delegazione di proprietari e referenti istituzionali (tra cui lo stesso Stern).
Boh, non saprei. E’ come se due colpevoli si accusassero a vicenda per scagionarsi.
Il rischio è che si ritorni al 1998 anche sotto il profilo delle figure di emme. Nella circostanza, ricordo un’uscita di Patrick Ewing il quale affermò – a lockout in corso – che
“facciamo un sacco di soldi, ma spendiamo un sacco di soldi”.
Qualcuno osò andare oltre (chi, tra i giocatori dallora in attività francamente non lo ricordo) affermando che
“la manutenzione e l’assicurazione dei miei otto veicoli costa la bellezza di 75.000 dollari l’anno”.
Maledetto me: da sei mesi con i mezzi pubblici perchè la benzina non riesco neanche più a pagarmela…
Nba, lockout: New York sede di trattative. Si ricomincia
Il nulla di fatto che ha seguìto le miriadi di riunioni con per protagonisti i giocatori dell’Nba e i proprietari di franchigie lo abbiamo raccontato in migliaia di occasioni. Non sono servite a niente perché di mezzo ci sono interessi economici che – da una parte e dall’altra – nessuno vuole vedersi sminuire.
Allora, il lockout, che sta per serrata – dire sciopero pare francamente troppo anche a chi di Nba vivrebbe quotidianamente – rischia di protarsi per l’intera stagione in barba alle previsioni più ottimistiche: quelli che avrebbero giurato che fosse solo un fuoco di paglia. Tra essi, confesso, anch’io. Perché? Provate a perdere milioni di euro in un anno: ci pensereste su per bene.
Convinto che alla fine il campionato avrà inizio – in qualche maniera avrà inizio – riporto per inciso une per dovere di cronaca. Le riunioni a New York sono riprese: nella giornata di oggi – quando in Italia sarà già notte nella Grande Mela è probabile che si stia andando avanti a discutere a oltranza – sono attese grosse novità. Grasse novità a quanti zeri???? La domanda che mi pongo con frequenza ormai costante è sempre la stessa: come farà mai uno come Dwyane Wade (cioè: grande cestista ma il personaggio… per carità!) a rimanere inchiodato sul seggiolino per ore senza scomporsi nè alterarsi? Non ce la farà: infatti, ha preso parte a una riunione e a momenti era rissa generale. Comunque.
Nba lockout, New York rovente: Dwyane Wade perde il controllo – FOTO
Attimi di alta tensione e di grande preoccupazione a New York, presso il Waldorf Astoria nel tardo pomeriggio di ieri, dove erano riuniti rappresentanti dei giocatori e referenti delle franchigie ella Nba per negoziare il contratto e riprendere le trattative. Sospendere il lockout è ancora possibile o sarà serrata fino alla fine? I momenti vissuti ieri hanno senza dubbio contribuito a far capire quali – e quante – divergenze vi sono tra le due parti e quantio sia addirittura complicato riuscire a sedersi intorno a un tavolo.
Il faccia a faccia è durato poco più di quattro ore, il network Espn ha descritto quei momenti come “roventi”. Era la volta delle stelle del basketball: alla riunione hanno preso parte, oltre David Stern, commissario Nba, anche un gruppo di campioni. C’erano Derek Fisher in virtù del ruolo di presidente dell’associazione dei giocatori di basket americani, e tutti gli altri. Di fila: LeBron James, Carmelo Anthony, Kevin Durant, Dwyane Wade, Paul Pierce e Baron Davis. Fosse un quintetto (con riserva), agli altri farebbe ciao ciao con la maanina ancora prima di cominciare.
Lockout Nba, Dwyane Wade e LeBron James al tavolo delle trattative
La serrata in essere nell’Nba potrebbe subire una svolta nel corso del week end: trattative serrate tra giocatori e proprietari di franchigie per porre fine al lockout dovuto alla mancanza di accordi sul contratto dei cestisti. Loro, i players della pallacanestro, chiedono un adeguamento; quelli, i referenti dei club vorrebbero piuttosto ragionare al ribasso.
//Mentre scrivo arriva l’annuncio: KOBE BRYANT E BOLOGNA, INTESA RAGGIUNTA Oh mamma!! Oh mamma!!!//
Oggi a New York sono in programma altri colloqui: dovrebbero essere risolutori e nell’aria si respira cauto ottimismo. Billy Hunter, direttore esecutivo della NBPA, si sarebbe mosso al fine di dare una sterzata agli eventi: convocati i membri dell’comitato esecutivo del sindacato oltre ad alcuni tra i giocatori più rappresentativi. Tra essi, anche Dwyane Wade, pezzo da novanta dei Miami Heat, che ha già confermato la presenza e potrebbe portare con sè il compagni di squadra, LeBron James. Intanto, il commissioner Nba, David Stern, annuncia che si è giunti a un punto di non ritorno: o ci si accorda oppure la stagione rischia di saltare in maniera definitiva.
Nel frattempo, giunge come una salassata la notizia, resa nota dal Los Angeles Times, secondo cui il lockout potrebbe lasciare senza lavoro migliaia di persone: si tratta degli addetti delle 29 arene nelle quali si disputano i match di campionato. Nelle sole arene californiane (Staples Center a Los Angeles, Oracle Arena a Oakland e Power Balance Pavilion a Sacramento), si tratta di oltre mille lavoratori cion stipendio di 11 dollari all’ora.
Lockout, i motivi della contesa
Nba, Dwyane Wade verso la Cina
Sono tante le squadre cinesi pronte ad offrire ingaggi faraonici da un milione di dollari al mese: ma esse non hanno fatto i conti con la CBA (la Lega cinese) che sta studiando la possibilità di introdurre una regola che impedisca ai giocatori NBA di giocare in Cina, visto che sembra sempre più probabile che il lock-out manderà in fumo gran parte della prossima stagione.
Nel marasma del basket-mercato estivo ci é finito ovviamente anche Dwyane Wade. Nei giorni scorsi si é parlato di una presunta offerta dello Zhejiang Guangsha di 2 milioni di dollari al mese per la stella dei Miami Heat, che proprio il mese scorso é stato in Cina per qualche giorno per partecipare a una serie di eventi promozionali.
“Se dovessimo ricevere offerte dalla Cina, saranno seriamente prese in considerazione – conferma il procuratore di Wade, Henry Thomas -. Però ribadisco che, al momento, né Wade né io siamo stati contattati da squadre cinesi. Dwyane si è limitato a commentare che, per il momento, ogni discorso che verte in questa direzione è prematuro, e io sono d’accordo con lui”.
Dwyane Wade, nuovi colori per le Jordan Fly
Vi abbiamo già parlato delle nuove Nike Jordan Fly Wade, le scarpe realizzate appositamente per il campione degli Heat. Dwyane Wade inaugurerà queste scarpe durante i playoff NBA, poco dopo arriveranno anche nei negozi. Al momento sono state annunciate quattro colorazioni, due arriveranno a maggio mentre le altre saranno disponibili a partire dal mese di giugno.
I modelli nero/rosso e bianco/rosso saranno disponibili entro fine maggio, mentre i modelli bianco/celeste e bianco/verde saranno nei negozi a giugno. Si tratta di colorazioni fresche e vivaci, pensate per affrontare l’estate con brio. Il prezzo delle nuove Jordan Fly Wade è di 140 dollari negli USA, probabilmente 130 euro dalle nostre parti.
Dwyane Wade, Nike Jordan speciali per i Playoff NBA
Il sito Marqueesole ci mostra in anteprima assoluta le nuove scarpe di Dwayne Wade realizzate appositamente da Nike per i Playoff NBA. Il campione dei Miami Heat provere a vincere il suo secondo anello (il primo in coppia con LeBron James) con ai piedi le fiammanti Jordan Fly Wade.
Le scarpe saranno messe in vendita alla fine durante l’estate (dopo la fine dei Playoff NBA) ad un prezzo piuttosto elevato, 219.99 dollari (circa 154 euro al cambio attuale), per giustificare la cifra, dobbiamo ricordare che si tratta di un modello speciale prodotto in tiratura limitata. Se siete fan della stella degli Heat non potete proprio farvi sfuggire queste nuove Nike.
Miami Heat, Spoelstra accusato da anonimo: “Ha umiliato LeBron, teme il licenziamento”
Contro Dallas pare essersi svegliato Dwyane Wade ma, nonostante ciò, i Miami Heat hanno inanellato l’ennesima prestazione non positiva (bilancio 9-8).
Lo score dei tre delle meraviglie: James 23 (5/15, 0/4, 13/15 tl), Bosh e Wade 22 ciascuno. La notizia, stavolta, non è neppure la sconfitta.
Cui siamo ormai avvezzi.
Semmai, il fatto che il coach delle stelle, Erik Spoelstra, rischi seriamente di essere messo da parte. Duplice il motivo: se da un lato il nativo di Evanston fatica a far digerire schemi e tattica ai propri uomini, dall’altro pare proprio che la squadra – o parte della squadra – si sia messa a remargli contro.
Per il più giovane allenatore di Nba, inoltre, diventa grande quanto un macigno anche l’ombra di Pat Riley, presidente di Miami nonchè ex allenatore degli Heat dal 1995 al 2003 e dal 2005 al 2008. L’idillio dei tempi dell’ingaggio pare si stia incrinando, disse allora Riley di Spoelstra:
Miami crolla contro Indiana, Dwyane Wade e il peggior incubo
Partiamo da lui: Dwyane Tyrone Wade, nativo di Chicago, venuto al mondo il 17 gennaio 1982. Aggiungiamoci pure il fatto che Flash (da quant’è veloce) è da qualche anno considerato tra i maggiori talenti cestistici degli Stati Uniti d’America. Roba da pensare a Miami e arrivare con il pensiero a sovrapporre lo stemma degli Heat al volto dello stesso Wade.
Che, a Miami, gioca dal 2003 con esiti più che positivi: a livello di squadra, ha contribuito in maniera significativa alla conquista del titolo Nba dello scorso 2006, a livello personale si è contraddistinto per una serie di riconoscimenti. 1 volta MVP delle Finali NBA (2006), 6 volte NBA All Star (2005, 2006, 2007, 2008, 2009, 2010), 1 volta miglior giocatore dell’All-Star Game (2010), 5 volte quintetto ideale NBA. Roba che, avere uno così è già una bella garanzia. Ma Wade – alla fine della passata stagione – ha cominciato a fare i capricci, a puntare i piedi, a mostrare i muscoli:
“Voglio vincere” – ha fatto sapere alla società – “e se non comprate nessuno, vado via”.
Mica per altro gli Heat si sono mossi con prontezza quasi militare: in sequenza gli hanno servito su piatto d’argento uno come LeBron James, vale a dire il secondo miglior giocatore in circolazione (perchè Kobe resta su un altro pianeta), e la ciliegian sulla torta rappresentata da Chris Bosh. Come se Lionel Mess e Cristiano Ronaldo, a un certo momento, cominciassero a giocare nella stessa squadra di calcio.
“Vai Dwyane” – deve avergli replicato il club – “vai e vinci”.