Speciale playoff di Enrico Campana
Prima le notizie off-side, quelle strette di cronaca. Il re dell’assisti Rajon Rondo è stato sospeso per un turno per lo spintone all’arbitro, un fratello nero di nome Marc Davis, e salta gara2 di stanotte di Boston ad Atlanta. Stoudemire dopo una buona gara2 (18 punti) si è ferito la mano e perso molto sangue tirando un pugno al vetro dell’anticendio dello spogliatoio. Brutto guaio ha commentato Anthohny “perché Amire ogni tanto perde il controllo, e adesso le conseguenze la paga la squadra” , intanto domenica dovrebbe rientrare Jeremy Lin ma è probabile che questo avvenga già per gara3 dopo la stupidata di Stoudemire.
Non sono sufficienti i 31 punti di Dirk Nowitzki, l’ispiratore del sorprendente titolo dello scorso anno, e i 30 di Carmelo Anthony per riaggiustare la stagione altalenante di Dallas e New York. E dopo 2 gare Oklahoma e Miami sono alla metà dell’opera avendo sfruttato il vantaggio del campo.
Ma se New York è stata tutto sommato ancora dominata dopo la doccia fredda iniziale (67 punti) e ha perso tutti e 5 i confronti con Miami, Dallas sospinta dal suo totem tedesco ha giocato un’altra gara gagliarda e si rode il fegato per i due tiri da 3 nell’azione finale per il pareggio di Jason Terry e in precedenza un giro e tiro di Nowitzki che ha ballato sul ferro, al solo pensiero di dover cedere il titolo dopo 2 gare perse per un totale di 4 punti. “Bastavano un paio di canestri e saremmo noi 2-0”, ha sottolineato il tedesco abbatutissimo per l’occasione mancata, perché Dallas aveva preso slancio la scorsa stagione proprio dal risultato della Chesapeake Arema gremita all’inverosimile e con altri 3000 spettatori a seguire all’esterno la gara su uno schermo gigante. Nowitzki è stato il miglior cannoniere della giornata, ha dovuto sostenere anche uno scontro fisico con Kendrick Pedrkins dopo un “ tagliafuori deciso”. I due si sono spintonati, qualche parola di troppo (“voleva fare il bullo, gli ho risposto…”, dirà il tedescone), gli arbitri hanno gestito bene il momento di tensione (filmato da mostrare ai vari Sabetta, Paternicò e compagnia di giro del fischietto dellòa Spaghetti League…), un fallo tecnico e poi tutto è tornato normale.
Gara maschia, con più di 200 punti, ben 71 tiri liberi, infallibili dalla lunetta Haqrden (10/10), Westbrook (8-8) mentre Durant (14/16) ha sbagliato gli unici due tiri. Dopo i 21 punti di gara1, Ibaka si è sacrificato nel tentativo di contenere Nowitzki, Selolosha non ha segnato nel quintetto di partenza, e sono stati decisivi i 15 di Harden, miglior Sesto Uomo della Lega, e anche gli 11 di Derek Fisher, con 5/6, 3 rimbalzi, e 6 falli. Kendrick Perkins, memore del titolo 2008 con Boston, 6,2 punti di media in 8 anni di carriera ha segnato 13 punti, con un sorprendente 3-3 iniziale contro un collega ancor meno dotato in attacco, il simpatico 2,13 Brendan Haywood, noto per il suo cuore generoso e i 10 anni di carriera nel corso dei quali i suoi non molti rimbalzi (7,6 di media) sono stati il doppio dei punti segnati. Una esemplare “mano” di cemento…
Oklahoma è partita forte, dicevo, con “Perk”, scarpe da 17 piedi, poi c’è stato il ritorno di Dallas che è andata in vantaggio, ha sprecato i 3 tiri finali decisivi mentre Russell Westroook ha segnato 4 liberi decisivi nell’ultimo minuto. Durant è stato contenuto (5/17, 2/6 da 3), sul fronte opposto Delonte West e Jason Terry (5/12) per entrambi), a intermittenza, quasi nullo Vince Carter (2/9) mentre Jason Kidd è stato una risorsa pur tirando male (2/10). Tanti falli, ma anche un free-trow sho, con 37/39 per i vincitori e 28/32 per gli sconfitti, alla fine la differenza è stata proprio lì.
Miami ha vinto recuperando completamente il suo perno Chris Bosh (21 punti) con un concetto di squadra più equilibrato. Il migliore è stato stavolta Dwayne Wade reduce da un infortunio al dito della mano sinistra, 25 punti, 11 su 18, nessun tiro da 3, 3 liberi su 3. LeBron dopo lo spettacolo offerto con le sue nuove Nike in gara1, ha compensato la serata-no al tiro (0/3 da 3, sotto il 50 nei liberi con 3/7) con 9 assist e 7 rimbalzi. Hanno completato l’opera l’infaticabile muratore Hosley (con 8 miglior rimbalzista) ormai starter e le sue esperte ali, Mike Miller (772 gare, 11 anni di carriera con Orlando, Memhips, Minnesota, Washington, da 2 anni a Miami) e Shane Battier (832 gare, 10 anni di NBA fra Memphis e Houston, arrivato nel dicembre scorso).
Non ha risposto,al contrario, la panchina di New York. Tornato in quintetto per l’infortunio al ginocchio di Shumpert, Fields ha segnato solo 2 punti, 1 su 5 al tiro, male al tiro anche Novak, specialista del tiro pesante, 3 punti che però da buon marine ha portato 5 rimbalzi, mentre JR Smith come sovente gli accade ha sfarfalleggiato.
Miller e Battier in versione”cambi di lusso” hanno contribuito a far girare la partita con 11 punti e 3/5 da 3 punti, er si spiega così il sorprendente 42,9 per cento (9/21) nel tiro dal’arco, notoriamente una criticità degli Heat. Miller, ala bianca, ha portato inoltre rimbalzi mentre Battier, uno dei migliori difensori in circolazione e anche un modello di sportività, ha lavorato ai fianchi Anhtony costringendolo a forzare il tiro (12 su 26, 3 perse, 5 falli).
Orlando senza il suo totem Howard, stagione finita da tempo, non si è ripetuta a Indiana che ha dimostrato una flessione rispetto a 20 giorni fa, anche se è riuscita vincere con un 2 su 20 (10%) dai 3 punti, complici il suo miglior attaccante Danny Granger, 1 canestro su 10 tentativi, e il brasiliano Leandro Barbosa, uno dei migliori specialisti, con 0/5, preso a metà stagione dai Raptors.
La squadra di coach Van Gundy ha pagato la metamorfosi, rispetto a gara1, delle guardie Jason Richardson (1/5) e Jameer Nelson (4/13) che sembrano legati a un destino gemellare, e mai lìuno compensa l’altro. Hanno anche sbagliato 5 tiri da 3, si è ripetuto solo Glenn Davis, il pivot-bassotto, ma nel secondo tempo con una doppia-doppia (18 punti, 10 rimbalzi).
Coach Frank Vogel si è vantato alla fine dell’impresa di aver tenuto sotto il 35 per cento nel tiro i rivali, in effetti ha persolo smalto Roy Hibbert (2 su 5, 4 punti, poco pericoloso ma efficace per garantire il dominio ai rimbalzi, 13 con 5 in attacco) e Granger. A parte la tragica serata da 3, il divo-Danny a sua volta si è salvato segnando 18 punti. Decisivi, oltre alla difesa, il trio West-Hill-George. West è il MVP della serie, si è ripetuto con 18 punti e 11 rimbalzi, Hill ha dato la scossa coi suoi canestri quando ha messo piede in campo mentre Paul George, la star di Fresno, che compie domani 22 anni ha riscattato la deludente prestazione della prima gara.
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