Le altre 4 partite domenicali di Gara1 dei play off Nba sono le fotocopie di quelle di sabato, vincono le favorite, un campo violato anche se si tratta di una mezza sorpresa avendo i Clippers il vantaggio nei confronti diretti di Memphis, esattamente la storia di Orlando con Indiana. E alla voce infortuni, dopo i ginocchi rotti di Rose e Shumpert, la variante anatomica ha colpito sulle mani, con la frattura di Caron Butler (Memphis) che significa stagione finita e la distorsione del polso di Tiago Splitter (San Antonio) che non gli permette, per ora, di tornare in campo.
Si fa onore Gallinari che non sbaglia quasi mai le partite che contano, e con 19 punti tiene in bilico per due tempi i Nuggets sul campo dei Lakers dove in precedenza non aveva preso la sufficienza, prima dell’esplosione di Kobe Bryant ed l’effetto-piovra di Andrew Bynum che eguaglia il record delle stoppate nei playoff di Mark Eaton (Utah) e Akeem Olajuwon (Houston), batte quello del club (9 di Alcindor-Jabbar) e firma la prima tripla dai tempi dello show-time di Magic Johnson, con
10 punti (7/5), 13 rimbalzi e appunto le 10 stoppate che hanno psicologicamente distrutto i due cecchini di Denver, davvero in una serataccia, con 3/11 al tiro di Ty Lawson e Aaron Afflalo che non sono riusciti a segnare nemmeno un tiro da 3 e poco produttivi negli assist e nei rimbalzi.
Mors tua, vita mea, la ruota del destino premia chi c’è e mai gli assenti, e Jordan Hill fa scordare l’assenza di Metta-Artest che sconta la prima delle 7 giornate di squalifica per la gomitata volontaria rifilata a James Harden (Oklahoma). Hill è arrivato in punta di piedi da Houston a Los Angeles in cambio di Derek Fisher che, come sappiamo, ha riscattato il suo cartellino (costo 3,8 milioni di dollari) per scegliere i Thunder a metà stagione. Entrato nelle rotazioni dei primi 8, contro Denver si è segnalato per la prima doppia-doppia con 10 punti e 10 rimbalzi, uno dei motivi rilevanti del netto successo contro i Denver che con gli 88 punti sono stati lontani dalla loro fama di miglior attacco della NBA con 103 punti, la soglia sotto la quale escono quasi sempre con le ossa rotte.
Kobe Bryant ha finito alla grande, con 9/14 nel secondo tempo, una gara iniziata con 8 errori di tiro su 10, forse per il dispetto per essere stato tenuto in panchina nell’ultima gara di regular season quando segnando 38 punti, un punteggio per lui frequente, avrebbe potuto strappare a Kevin Durant il 3° titolo consecutivo dei cannonieri. Ma Bynum al centro dell’area sembrava King Kong, tanto che Mike Brown, il suo allenatore, l’ha definito “davvero mostruoso, una vera bestia” mentre Gallinari ha cercato di spiegare e giustificare i tiri affrettati dei compagni, una delle cause del brusco stop, per la paura di trovarsi con la palla infilata in gola.
Il caso del giorno riguarda Rajon Rondo, espulso a 41” dalla fine con Boston in rimonta ad Atlanta. Il re del’assist, abitualmente un giocatore esemplare, ha perso il controllo dei nervi in occasione di una mischia a terra, contestato il 6° fallo di Bass e dopo aver toccato col petto da dietro un arbitro è stato espulso e potrebbe saltare Gara2. L’irriconoscibile (3 su 15) all-star Joe Johnson in palleggio alle soglie dell’area dei Boston, esita sta per perdere palla, ti tuffano Garrett e Bass, nella mischia l’arbitro (Marc Davis, afroamericano) assegna un fallo alla guardia di Atlanta, Rondo non ci sta. Non basta a Boston una grande difesa che limita i Falchi di Atlanta privi del georgiano Pachulia e della star dominicana Al Ford (prossimi al rientro, se il turno viene superato).
Joe Johnson, come detto, soffre il corpo a corpo, come centro Atlanta schiera un giocatore da 4 punti e 4 rimbalzi quando va bene, e ci pensa Josh Smith con 18 rimbalzi e 22 punti a tenere su la squadra che trova punti insperati dalla guardia Hinrich (3 su 4 da 3). Boston paga la serata-no di Pierce, i suoi 6 tiri da 2 tutti falliti contribuiscono allo 0/11 totale, un handicap decisivo, a parte i 41 rimbalzi contro 50 altra ragione della sterilità dell’attacco bostoniano, tradito anche dall’emergente Avery Bradley (4/12, e la panchina addormentata (2 punti di Stiemsma e Dooling e nient’altro..). Perfetti invece Rajon Rondo (20 e 11 assit) e Garrett (20 e 12 rimbalzi), ma nel due contro tutti non si va lontano.
La prodezza vera sono i 27 punti recuperati dai Clippers che indietro 47 minuti hanno vinto con un assist di Paul per Evans (96-97), e dopo un canestro di Gay (98-97) con 2 liberi di Chris Paul (98-99) al quale è seguito a meno di un secondo l’ arresto e tiro in sospensione dalla lunetta fallito di un Gay altalenante. Strampalata davvero l’idea del cecchino di Memphis di partire da destra in palleggio per farsi imbottigliare sulla sinistra, con un tiro respinto dal becco del canestro.
Infine, la camaleontica squadra degli Spurs manda in campo per soli 2 minuti l’aborigeno Patty Mills dopo i 61 punti nelle due partite decisive per il primo posto e vince in scioltezza con 28 punti di Tony Paker (10/19, (/10 nei liberi, 8 assist e 4 rimbalzi). Non sono stati sufficienti a Utah i punti della fron-line, 20 di Millsap, 17 con 12 su 12 nei liberi di Hayward e il 16 del centro Jefferson. Serata-no al tiro dell’argentino Ginobili e Khawi Leonard, ma Popovich vince ruotando 13 uomini permettendosi il lusso, ribadisco, di tenere in panchina Mills che aveva segnato 37 punti nella gara precedente. Unica nota negativa l’infortunio al polso di Tiago Splitter, il cambio di Duncan.
“Pop (coach Popovich, nda) era arrabbiato con me perché diceva, l’anno scorso, dopo aver perso gara1 con Memphis gara1 che davo di più alla nazionale francese che alla squadra, gli avevo promesso che nel prossimo playoff non avrebbe avuto ragione di lamentarsi, ho sentito molto questa gara”, ha spiegato il re del pick & roll in serata di grazia che peraltro è la bestia nera di Utah che ha perso 4 gare su 5 con 26,3 e 7,3 di assist di media del moro francese.