Passano per 4-2 ribaltando il fattore campo Filadelfia e Boston, mentre per il secondo anno Chicago, la miglior squadra delle prime 66 partite, getta alle ortiche i suoi sforzi per colpa della sfortuna e Denver porta i Lakers del tanto decantato coach Mike Brown alla settima partita recuperando lo 0-2 iniziale. Stanotte i Clippers si giocano invece il secondo match ball contro Memphis rischiando grosso per gli infortuni delle due star Blake Griffin (ginocchio) e Chris Paul (inguine).
Questa la griglia dei playoff, con due verdetti ancora aperti e 6 squadre qualificate, di cui sono ancora imbattute: San Antonio (4/0 con Utah) c. vincente Memphis-Clippers (2/3), Oklahoma (4/0 con Dallas campione uscente) c. vincente Lakers-Denver (3-3), Miami (4/1 con New York)-Indiana (4/1 con Orlando), Boston(4/2 con Atlanta)-Filadelfia (4/2 con Chicago).
Il verdetto di Filadelfia e Boston, che adesso si giocheranno la finale della Eastern Conference, è arrivato solo negli ultimi secondi, culmine di un emozionante thrilling trasformatosi in una beffa amara per Chicago e Atlanta.
Nuovamente senza Joaquin Noah, il centro titolare cresciuto moltissimo questa stagione anche come attaccante, come non bastasse l’addio di Derrick Rose dopo i 23 punti di gara1con Filadelfia, i Bulls col turco Omar Asik capace di reggere in mezzo all’area il duello del più dotato Spencer Hawes, decisivo nelle precedenti gare, hanno perso solo nell’ultima manciata di secondi la possibilità di andare alla bella sul proprio campo. Con un parziale di 23-15 nel 3° tempo, sono andati in vantaggio 78-75 a 25”8 dal termine, ma non hanno saputo chiudere in una serata dove hanno potuto contare su 10 assist di Charlie Watson, l’ex di Reggio Emilia. Hanno subito infatti a 12” un sottomano di Taddeus Young e incassato a 2” dalla chiusura due tiri liberi di Andre Iguodala.
“Nessuno più di lui meritava questa soddisfazione”,
così è stato elogiato dal suo allenatore per i 20 punti, con 7/12, 2/3 da 3 punti, 4/4 dalla lunetta, nessuna palla persa, 7 assist, 4 rimbalzi. Iguodala che nei giorni scorsi figurava fra gli infortunato, si è fatto tatuare sul ben tornito bicipite sinistro un tatuaggio che fa capire la sua natura. Si tratta delle sue iniziali a caratteri cubitali lambite dal fuoco, e questo novello Prometeo è stato l’ eroe di una serata memorabile che ha visto tornare alla ribalta dopo 9 anni i 76Sixers grazie al lavoro di coach Doug Collins su una squadra giovane e dotata di esterni di talento e disposta come poche al sacrificio della difesa, prima della classe nel non perdere palloni, 7 soli per gara.
Una spinta decisiva per questo rilancio della città di Beniamino Franklin e dei Padri Fondatori (e di Koby Bryant) annunciato fin all’inizio della stagione, anche se dopo aver condotto per due mesi l’Atlantic Conference la squadra aveva avuto una flessione rischiando di perdere i playoff, è arrivato con l’acquisto da parte del un nuovo gruppo che oltre ad abbassare i prezzi dei biglietti e altre varie iniziative ha saputo ricreare l’atmosfera magica dei glory days, gli ultimi dei quali furono quelli di Iverson.
Anche Boston stava per perdere in casa. Atlanta chiuso in vantaggio il primo e il terzo tempo (20-23, 20-22) aveva preso slancio passando in vantaggio a 2’46” dalla fine (76-77, parziale 9/14), a 42” sul 78-79 il sogno degli Hawks sembrava a portata di mano, ma l’intramontabile Kevin Garnett, una delle figure più influenti nella storia degli ultimi 15 anni della NBA, ha firmato il canestro della vittoria a 30” dal termine. Invece negli ultimi 2 minuti i Fachi hanno segnato solo un tiro libero con Horford.
Garnett ha segnato 28 punti e preso 14 rimbalzi, con 10/19, 8/10 ai liberi, 2 assist, 3 recuperi, ben 5 stoppate, una gara straordinaria per intensità, degna della sua grande storia, che tuttavia non volge al termine dopo 16 anni di carriera, 1250 partite, migliaia e migliaia di canestri e rimbalzi. Certamente la partita più determinante della sua stagione, caratterizzata da una carica agonistica senza precedenti è stata b- come ha spiegato – la miglior risposta all’incauta dichiarazione di uno dei proprietari degli Hawks a un giornale di Atlanta che l’aveva definito il
“giocatore più scorretto in circolazione”.
Atlanta, allenata da Larry Drew, l’ex NBA prestigioso arrivato a Pesaro ai tempi d’oro, ha sfiorato il clamoroso recupero dopo aver perso il vantaggio del campo riuscendo a rimettere in campo dopo due mesi di assenza Al Holford nelle ultime due gare, ma mancava del georgiano Pachulia, acciaccatissima come del resto Boston, anche se Pierce, il capitano d’acciaio, ha voluto giocare nonostante fosse malconcio in una serata bruttissima per il tiro dei verdi, vedi l’1 su 7 dall’arco di Ray Allen, e il 2 su 10 totale.
La partita è stata decisa dai due quintetti, con 11 soli punti di Boston e 9 di Atlanta, minimo della giornata quale contributo delle panchine. Purtroppo per gli Hawk, hanno trovato sulla sua strada un Garnett in edizione speciale, come quello del titolo 2008.
La principale guastafeste di questo playoff potrebbe essere però Denver, squadra ricostruita da un altro indovinato mercato dopo la cessione di Nenè per motivi di bilancio, la conferma di Galinari con un contratto di 42 milioni di euro, il lancio della matricola Kenny Faried e l’arrivo del discusso centro di Washington, JaVale McGee, principale protagonista della vittoria di Los Angeles e del quale la squadra di George Karl, il coach che in passato ha allenato il Real Madrid e il cui figlio gioca a Montegranaro, non ha sentito la mancanza nella brillantissima vittoria bis con i Lakers, terza forza della West Conference.
Ty Lawson è partito a razzo, dopo 6 minuti la guardia arrivata quest’anno dopo una breve esperienza con i lituani dello Zalgiris in Euroleague a essere All-Star aveva già segnato 4 canestri pesanti e 15 punti e distanziato di 13 la formazione di Koby Bryant sotto anche di 20 col rischio di una pesante l’umiliazione. Perla cronaca elle ultime due gare ha subito ben 215 punti, un dato imbarazzante per la nomea del guru della difesa Mike Brown e del gioco organizzato.
Contro i 32 punti di Lawson, top scorer della giornata con 13/18, 5/6 da 3, 5 rimbalzi, 6 assist, nessuna palla perse, i 31 di Bryant perdono di significato, Denver ha avuto una doppia-doppia di Faried, ormai uno dei giocatori giovani più in vista della NBA, in corsa per il titolo di Rookie of The Year.
La panchina da dato ben 42 punti, massimo della giornata, con 18 di Corey Brewer, mentre Gallinari è stato nuovamente il prezioso mastice del gioco di squadra anche se non sta tirando bene (5/13, 2/6 da 3). Lo dicono i 7 assist, indice della sua ben nota capacità di fare gioco per la squadra, oltre 4 rimbalzi, 12 punti, senza aver perso una sola palla e al solito difeso bene. Uomo della riscossa contro i Lakers in una giornata-no di Lawson, il Gallo sarà il giocatore chiave anche nella bella di sabato sera allo Steaples Center dove i padroni di casa per vincere dovranno riprendersi il dominio dei rimbalzi. Se Bynum con 16 rimbalzi è tornato ai suoi livelli dopo il duello perso con McGee in gara5, Pau Gasol è uscito sconfitto dal derby europeo con Gallinari. Brutta serata davvero, zero punti e zero rimbalzi per il centro spagnolo nei primi 7 minuti, quelli che hanno fatto capire la deriva dei famosi gialloblù. Certamente per Pau la sua peggior partita dell’anno, 3 punti, 1/10, 1 solo tiro libero su 2, 3 rimbalzi, 1 assist, la maggior ragione, oltre alla difesa su Lawson, della pesante sconfitta dei Lakers, con 42 rimbalzi contro 47, il 35/43 al tiro (solo il 28% da 3, con errori di Bryant e Barnes). Se i Lakers che per 3 volte hanno giù subito oltre 100 punti dovessero perdere per la terza volta, i Denver sarebbero la squadra del giorno, il mito di Mike Brown sarebbe scalfito e Pau Gasol, già in odore di cessione all’inizio della stagione, dovrebbe fare le valigie.
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