Dopo Chicago anche gli Heat senza Bosh rischiano di andare fuori per l’infortunio del giocatore-chiave, Tony Parker si regala un altro show per i suoi 30 anni, San Antonio sempre imbattuta. Storie diverse di re del basket. Toni Parker detto “Le roi”, Hibbert che di nome fa Roy e Dwayne Wade aspirante al trono NBA.
“Penso di aver fatto storia”,
ammette invece Dwayne bruscamente detronizzato che ricorderà a lungo la sua orrenda partita n.95, mentre Tony Parker ha voluto regalarsi uno show per il suo 30esimo compleanno che permette agli Spurs di essere sempre imbattuta nelle semifinali dei playoff . Semifinali purtroppo in procinto di perdere anche i vice-campioni di Miami che pagano duramente la perdita di Chris Bosh, il pilastro della squadra, punti e rimbalzi, per lo stiramento agli addominali di gara1. Una storia uguale e beffarda a quella di Chicago: con la squadra al completo presentano le loro credenziali, poi s’infortuna il giocatore-chiave e la stagione è compromessa.
L’assenza di Bosh ha caricato naturalmente una delle star emergenti della NBA, Roy Hibbert, vero mattatore della giornata, 19 punti e 18 rimbalzi, e creato un disorientamento generale negli Heat. E purtroppo per le ambizioni di Miami, ha dimostrato giovedì notte di avere per primo le idee confuse il suo giovane coach di origini filippine. Probabilmente anche la stessa serataccia di Wade (5 palle perse, 5 punti, 2/13 al tiro, nessun canestro fino al terzo tempo, 1 solo assist) culminata in un bisticcio col suo allenatore è frutto di una serie di scelte tecnici infelici riguardanti il primo quintetto alla base.
Si pensava che Erik Spoestra chiedesse a LeBron il sacrificio di giocare a tratti centro, invece si è rivelata un disastro la sua pensata di dar fiducia nel quintetto a Dexter Pittman, un ragazzone di 24 anni e 211 centimetri tutto da sgrezzare che l’anno scorso ha avuto problemi al ginocchio e da quando è stato ingaggiato da Miami come “seconda scelta” continua a fare la spola fra l’illustre panchina e la D-League con la maglia di Sioux Falls.
Pittman che aveva segnato 12 punti con Boston Washington, due gare perse, è stato in campo solo 3 minuti e mezzo con zero punti, 2 errori di tiro, 2 stoppate subite da Hibbert, Indiana ha preso slancio 11-2. Le altre mosse del coach di Miami non hanno inoltre avuto cmiglior sorte: rinunciato a Udonis Haslem, giocatore solido e prezioso, gran lavoratore, ha messo LeBron ala forte e spostato Shane Battier ala piccola. Risultato?. LeBron (22 punti, 7 rimbalzi) non ha però giocato al livello della stagione che gli ha fruttato il 3° titolo di MVP, mentre Shane Battier fuori ruolo ha sbagliato 7 tiri su 7, di cui ben 6 da 3 punti che hanno contribuito al 4/20 totale, il 20 % quanto invece proprio Indiana in quel punto del campo è stata sorprendente (57%), a parte il dominio incontrastato sotto i tabelloni, 52 rimbalzi a 36, che ha confermato la crescita di Hibbert, uno dei migliori centri della NBA arrivato in febbraio all’All Star Game.
“La sua partita – ha spiegato l’allenatore Frank Vogel – spiega appunto perché sia diventato un All Star. Lui è fondamentale per la nostra squadra che ha la propria identità nella difesa e nei rimbalzi, e la parola d’ordine quando siamo in difficoltà è quella di dare la palla al nostro Big Dog (il caneda guardia è infatti il suo soprannome, nda) , certamente la nostra ancora di salvezza”.
Vogel non considera questo successo già un verdetto, e fa bene, anche perché Miami al completo aveva fatto polpette dei Pacers nella prima parte di stagione, a cominciare dal + 35 iniziale al quale erano seguite altre 2 vittorie, una delle quali a Indianapolis. Il confronto in seguito si è equilibrato con una netta vittoria casalinga, ma Miami è ancora in vantaggio per 4-3. “Abbiamo ancora molto lavoro davanti, ma giocando forte in difesa l’attacco viene naturale, e noi dobbiamo guardare solo a non smarrire la nostra identità”, argomenta il coach che alla vigilia della serie aveva definitivo Miami la miglior squadra di cascatori della NBA, una provocazione che gli è costata 15 mila euro di multa.
Spoestra ridimensiona il bisticcio con Wade e giustifica la sua scelta di mettere in panchina il giocatore che aveva segnato ben 26,6 punti di media nelle prime due gare : “ ci stavano prendendo a calci nel sedere, bisognava provare a fare qualcosa, situazioni del genere fanno parte del clima acceso di una gara dei playoff, lavoriamo assieme da anni, con Wayne siamo sempre connessi”.
Insomma, Miami ha subito un effetto-domino per la scelta di Pittman, in effetti Romy Turiaf e Joel Anthony hanno dato un buon contributo, il problema adesso dipende dalle scelte del coach per la gara di domenica che godrà ancora della bella scenografia di giovedì notte, grazie alle 19 mila magliette color oro e i cuscinetti regalati dai Pacers, il club di Larry Bird, il presidente premiato come executive dell’anno in virtù di una serie di brillanti operazioni, come quella di Hill, Daniel West e Leandro Barbosa.
Miami è stata doppiata nel 3° tempo (12 a 26), la partita “scandalosa” di Wade ha creato perplessità anche dentro la sua squadra, come dimostra ilo commento di LeBron: “Obiettivamente non era lui..Può giocare meglio?. Certo che sì, perché si tratta di uno dei migliori giocatori al mondo”.
Come Miami, anche i Clippers pagano la stanchezza della stagione e gli infortuni. Chris Paul, la miglior guardia della stagione, vale metà della squadra e la sua condizione non gli permette di dare più del 50 per cento, mai successo vedere ben 8 palle perse sulla sua casella. Ha finito con 10 punti, 2/7 dentro l’area 2/2 nel tiro da 3 che ha ispirato il 9/13 e il 63%, unica voce a favore dei californiani che hanno avuto da Griffin 20 punti ma solo 1 rimbalzo e perso ben 18 palle. San Antonio è imbattuta, 6 su 6, se va fuori Miami, dopo l’uscita di Chicago, miglior formazione della regular season, San Antonio-Oklahoma potrebbe essere considerata la vera finale.
Nel giorno in cui ha compiuto 30 anni, 10 anni di NBA il play-ballerino multietnico (nato in Belgio, madre olandese, cittadinanza francese, un divorzio con l’attrice messicana Eva Longoria) che ha vinto 3 titoli, MVP nella finale 2007, il più giovane “deb” nella storia degli Spurs a 19 anni, ha giocato una gara spettacolare. Dopo la delusione della passata stagione, Parker aveva promesso a Gregg Popovich, Coach dell’Anno, un impegno puntiglioso, e lo dimostra coi fatti gara dopo gara. San Antonio ha avuto come quasi tutte le squadre infortuni e contrattempi, ma ha marcato ha la seconda parte della stagione con spettacolari strisce vincenti, il suo pick and roll, e il roster più equilibrato, con giocatori intercambiabili, e vera espressione della nuova NBA multietnica con francesi, mori africani e del Caribe, sudamericani come Manu Ginobili e Tiago Splitter. Senza dimenticare il significativo sorpasso sui Thundercity nelle ultime gare, quando si era capito che gli Spurs erano tornati.
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