Lin Wayne, famoso rapper, non è riuscito a trovare il biglietto e si è perso lo show finale di Kevin Durant da grande artista del basket.
Oklahoma ha difeso il fattore-campo, si torna lunedì a Fort Alamo per la quinta sul 2-2 mentre stanotte il Boston Garden è pronto a sostenere i Celtics nella gara n.17 di questi playoff, con la stessa passione sfrenata che ha dato una carica tremenda ai Thunder per pareggiare San Antonio che non poteva vincere contro il suo Kevin “grande imperatore”, vicino alla tripla doppia, la metamorfosi di Ibaka e soprattutto Perkins in una serata sotto livello della sua trazione posteriore. Si parla di Tony Parker e Manu Ginobili, il famoso duo del pick and roll.
San Antonio ci ha provato, è partita lanciata come sempre in questa serie, ha trovato però una difesa serrata, si è disunita nel secondo quarto trovandosi sotto di 12 punti all’intervallo. Ne ha recuperati 8 nel terzo, ma nel quarto tempo spettacolare (66 punti, 34-32) è venuto allo sconto il transfert agonistico dei rivali che si giocavano la stagione.
Qui Durant non sbagliato nulla, 7 canestri su 8, 7 autentiche mazzate. Anche se in regia è stata una serata difficilissima per Russel Westbrook, 7 punti, 2 su 10, 1/4 nei liberi, 3 perse che sente sempre troppo il duello diretto con l’ineffabile Parker, e anche peggiore per Derek Fisher (zero punti, 4 tiri a vuoto) il quale scaricato a 36 anni dai Lakers ha avutola fortuna, di trovare un club che gli ha messo in banca 3,8 milioni di dollari e con le carte in regola per giocarsi il titolo.
Fattosi conoscere al pianeta nel 2010 ai mondiali in Turchia senza una storia eccezionale in un college non di prima grandezza, Kevin Durant è enormemente cresciuto, entrerà da star nel Dream Team di Londra. Si tratta della bella copia di LeBron James, grande fisico, grande tiro e senso della gara, cioè lettura del gioco e del momento, grandissimo carattere. Meno istrione, uguale carisma. Per i 7 minuti non ha fatto canestro, negli ultimi 7 quando San Antonio ha recuperato da 15 a 4 punti ha preso il centro della scena. Stagione eccezionale, di crescita, ha perso di poco la sfida con LeBron per il titolo di MVP e vinto per la terza volta quello dei capocannonieri col sorpasso su Kobe Bryant nelle ultime due giornate. Ha solo 23 anni, ma la sua testa è quella di una sfinge imperturbabile.
“Volevamo vincere, per questo dovevamo essere determinati su ogni pallone e giocare di squadra. Crediamoci e sarà facile, ho detto ai compagni. E’è stato così”, racconta Durant che alla vigilia di questa serie ha più volte rintuzzato le tesi dei giornalisti sul fatto che la sua squadra sarebbe ancora troppo inesperta per conquistare il suo primo titolo. Questa la sua mission, dimostrare che i Thunder possono vincere subito. Adesso è cruciale gara5, e il problema per Popovich è come limitarlo, se con Kawhi Leonard o in mis-match con Stephen Jackson dato per scontato che il suo show finale dimostra che è immarcabile quando decide di attaccare il canestro, anche se non velocissimo ma coordinato, preciso.
San Antonio non è riuscita ad approfittare della difficile serata degli esterni rivali (2/14). Parker ha giocato a intermittenza, Ginobili è apparso legnoso, ha perso 6 palloni e commesso 6 falli. “E’ stata dura, correvano troppo e erano troppo ispirati, per questo non siamo riusciti a fermarli”, ha commentato l’argentino. Bene Tim Duncan, 36 anni, coach Popovich continua a credere in Boris Diaw che centro vero non è, ma affiora il mistero di Blair, 62 volte su 66 gare starter, e poi relegato in panchina. Messo in campo sul -15, Blair ha dato una spinta decisiva per il recupero.E adesso cher accade? Ottima gara di Khawi Leonard, matricola di lusso, la panchina ha portato 34 punti contro 19, benino anche Jackson e Neal, ma non è stato sufficiente per fermare Oklahoma che in queste due partite ha dimostrato di avere trovato risorse determinati.
Se Tabo Sefolosha, il moro svizzero, era stato determinante in gara3, quella del + 20, nella marcatura contro Parker e i suoi 19 punti, la seconda vittoria è arrivata anche perché sul piatto della bilancia i Thundercity hanno messo i 26 punti, con 11 su 11 al tiro e 4 liberi su 4, record in carriera, del congolese “ispanizzato” Sergi Ibaka. Sempre più un giocatore determinante,e non solo per la difesa e la stoppata. Invece l’enigma-Perkins si è sciolto in una prestazione degna di un centro vero: con 15 punti e 9 rimbalzi per Kendrick il duro.. Sono stati i suoi 9 punti, nei primi 7 minuti, a tenere su la squadra.
Per Oklahoma 12 rimbalzi in più, un patrimonio decisivo grazie anche al miglior tiro (56,4 contro 50), il contributo di Harden e la sorpresa di Nick Collison. San Antonio ha pagato le incertezze di Parker (5/15) e Ginobili e senza i suoi creativi non poteva pensare di vincere nella serata dove la squadra di Scott Brook ha mostrato invece una front line devastante: 77 punti (su 109) dal trio Durant-Ibaka-Perkins e 20 rimbalzi su 41. Hanno pesato anche i 27 assist contro 17, e anche in questo Durant è stato il migliore con 8, senza però dimenticare i 7 di Harden. Vittoria del gioco (27 assist a 17), il confronto si è incanalato per i texani sul binario del rischio, lunedì sera si giocano la stagione.
Stanotte Boston va per il pareggio, a parte super LeBron Miami non ha impressionato e Chris Bosh potrebbe essere il jolly da giocare in gara 5, la gara si decide ai rimbalzi, Garnett continua a stupire, nell’ultima gara ha regalato una clip da cineteca: fermato duro da Haslem, cade pesantemente a terra sulla schiena, resta immobili un paio di secondi, i compagni fanno cerchi, lui si gira lentamente, punta i pugni sul parquet e fa ben 8 piegamenti prima di andare in lunetta per i tiri liberi. Sconcertante e incredibile, a 36 anni solo un monaco zen o un samurai può sfoggiare questo atletismo trascendente.
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