Vittoria n.17 dei texani che sotto 11-33 vincono facile coi Clippers, mentre una tripla di Durant a 13” dalla fine segna la sorte dei Lakers che crollano nel 4° tempo. La maggior impressione fino ad oggi l’ha fatta Oklahoma che ha avuto venerdì il tiro del 3-0 coi Lakers e sabato li ha stesi con 32-20 nell’ultimo quarto con una tripla di Kevin Durant a 13” dal termine, ma San Antonio sta macinando successi su successi, la striscia vincente dei texani è arrivata a quota 17 sul campo dei Clippers uscendo alla grande dalla brutta tempesta de 1° quarto, 11-33.
Nessuna formazione ha mai perso da 3-0 e San Antonio che rigioca stanotte allo Steaples Center va per un secondo cappotto, dopo il 4-0 con Utah, per vedersela nella finale della West Conference con Oklahoma col vantaggio di campo e naturalmente anche della spesa fisica e nervosa, perché quella di Greg Popovich, genio della gestione delle “risorse umane” e premiato meritatamente per la seconda volta Coach of The Year, è una squadra che sa controllare la gara a suo piacimento, unica nei cambi di ritmo. L’ha dimostrato anche in semifinale3 con un parziale di 24-0 col quale fra il 2° e 3° tempo ha ribaltato la situazione per vincere la sua sesta partita su 7 di playoff con un distacco di almeno 10 punti.
La gioventù, invece, oltre ai 68 punti del duo Westbrook-Durant, vale a dire i 3/4 del totale hanno determinato il crollo dei Lakers nella doppia sfida nel giro di sole 24 ore, perché le statistiche della sfida sono livellate, i padroni di casa hanno vinto ai rimbalzi ma non sono stati dominati perché Perkins ha tenuto (9 rimbalzi, 3 stoppate), e alla fine il match winner ombra può essere considerato Sergi Ibaka con 14 punti e 5 stoppate della 10 totali, mentre per l’aritmetica senza i 5 punti di Derek Fisher i Thundercity avrebbero perso e quindi ha avuto ragione l’ex capitano dei giallobù che scaricato per Ramon Session,l’uomo in meno di questa serie, dichiarò che stava firmando per la squadra vincitrice del titolo. In realtà, Oklahoma deve ancora completare l’opera coi Lakers e per il resto si vedrà. Non sono stati sufficienti i 38 punti di Bryant, i Lakers hanno litigato col tiro.
Nonostante il vuoto d’aria pauroso fra i due tempi centrali, punteggio di 28-38 (20 nel 2° e solo 8 nel 3°) i Clippers di Vinnie Del Negro restano la novità principale della stagione, perché i playoff che hanno portato una ventata d’entusiasmo improvvisa dopo anni e anni di magra mettono allo sconto la durissima maratona con Memphis che ha lasciato il segno nel fisico di Blake Griffin e Chris Paul. Pur acciaccati sono stati però fra i protagonisti. Griffin, con un ginocchio gonfio, ha dato spettacolo, top scorer e miglior rimbalzista del turno, una doppia di quelle pesanti, mentre le cifre premiano il sacrificio di Paul che sta portando la croce del problema all’anca e fatto la sua parte con una doppia importante. Gli è mancato tuttavia il guizzo mefistofelico dei finali che all’inizio di stagione ha permesso ai “velieri” di essere la miglior squadra della Pacific Division e tenere alle spalle i prestigiosi Lakers dai quali sono stati poi scavalcati quando la durezza della stagione corta si è fatta sentire.
Risultato ingrato, i Clippers battuti 29 volte su 33 gare dai texani nelle ultime 10 stagioni, oltre alla fiammata iniziale e il miglior punteggio (33 punti) in un quarto hanno vinto il duello ai rimbalzi (44-41) e avuto una miglior panchina (35-28 grazie ai 19 punti di Mo Williams). Ma non è bastato. Altra prova deludente dell’ala piccola Caron Butler (0 punti), e dell’inesperto centro DeAndre Jordan (23 anni, 21,11) che ha dimezzato il rendimento nei playoff, da 7,4 a 3,6 punti e da 8,3 a 4,1 rimbalzi per cui il club dovrà andare sul mercato e svenarsi per Howard se vuole lottare per il titolo.
Tony Parker compiuti 30 anni ha vinto un altro duello con Chris Paul, 23 punti, 10 assist, Tim Duncan ha dato spinta con l’ingresso di Ginobili alla grande rimonta che ha tagliato le gambe ai Clippers, ed sul piatto della bilancia ha messo unna bella partita della sua matricola di lusso, 14 punti e 9 rimbalzi, ben 3 bombe per Khawi Leonard ritagliatosi un ruolo importante da starter ed è una delle ragioni di questa annata che vede gli Spurs giocare con puntiglio, a cominciare da Parker, l’artista del pick & roll, per evitare una delusione come quella dello scorso anno e cercare di cogliere la magnifica opportunità di vincere un altro titolo approfittando dell’uscita di Chicago e forse anche di Miami dopo la perdita di Chris Bosh (stiramento agli addominali) e il nervosismo di Dwayne Wade sfociato nel bisticcio col suo allenatore nell’ultima gara con Indiana nella quale ha segnato solo 5 punti dopo i 52 nelle due precedenti. I diaristi della NBA dicono che sia tutta colpa dei problemi fisici, in effetti un paio di compagni l’hanno invitato a tornare in sé, il giocatore ha capito il suo errore e il giorno dopo ha dichiarato ai giornalisti, prima di andare a trovare nella mezza giornata di libertà a Indianapolis Tom Crean, il suo allenatore di Marquette che il suo rapporto con coach Spoelstra non è proprio idilliaco.
“ Non è la prima volte che succede, né sarà l’ultima” ha detto l’introverso campione di Miami che non ama avere le briglia sul collo, per cui se i favoriti verranno eliminati una delle maggiori ipotesi per il cambio di panchina sarebbe quella che porta al nome di Mike D’Antoni che circola con insistenza anche per Orlando, dove vorrebbe portare anche Jeremy Lin e Steve Novak.
Riguardo al mercato, Michael Jordan la offerto la panchina di Charlotte, della quale è proprietario, a Pat Ewing, ex torre dei Knicks che da parte loro hanno acquistato i diritti da Dallas di Georgios Printezis, ala forte dell’Olympiacos che ha segnato il canestro del successo in Coppa dei Campioni.
Le statistiche dei playoff hanno rilanciato Kobe Bryant che pur avendo già giocato 10 gare è al comando con 28 punti, mentre non è fra i primi 3 Kevin Durant,top scorer che proprio nelle ultime due gare della regular season aveva soffiato il primato a “Black Mamba”. Dietro Kobe coi sono con 27, 8 Melo Anthony e con 27,6 LeBron. Il congolese Sergi Ibaka si conferma nella stoppate (3,57 di media, 3,5 Hibbert e 3,4 A.Bynum) e Rondo negli assist (13,1 di media, quasi 6 in più di Paul 7,2 e Conley 7,1). Josh Smith di Atlanta è il miglior rimbalzista con 13,6 seguito da Bynum (12) e Hibbert (11,8), con sole 4 gare il 36enne Jason Kidd è al 1° posto nei recuperi (3 di media, 2,89 Paul, 2,7 Rondo) e nel tiro da 3 punti (3, 2,8 Paul, 2,7 Rondo). Rajon Rondo, il re della “tripla doppia” è dunque fra i primi 3 in ben 3 classifiche, questa è una delle ragioni delle ambizioni di Boston che sta giocandosi la finale con Filadelfia dopo aver eliminato Atlanta.
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