Passano dal basket i giochi del presidente CONI, Malagò o Pagnozzi?

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Lo sport italiano fa valere il suo passo atletico  anticipando di qualche giorno  il voto politico fingendo autonomia anche se così non è perché anche nel mondo degli stadi delle pedane e del parquet e dello street  ma non della scuola, è la politica che tira i fili, almeno all’80 per cento in questo caso. Al CONI si  sceglie oggi a Roma il successore di Gianni Petrucci che, ineleggibile, dopo una brillante carriera di più mandati si è rifugiato nuovamente nell’amato basket che molti anni fa è stato il suo trampolino di lancio. O meglio: il tappeto elastico che gli potrebbe consentire altre cariche, perché è uomo di punta dal partito di Casini che gli ha affidato la poltrona di sindaco di uno dei posti più belli della costa italiana, San Felice al Circeo. E conserva anche l’incarico amministrativo di presidente di CONI Servizi, in pratica il Consiglio di Amministratore che non prevede utili, specie dopo il crack delle sponsorizzazioni.

 La partita è fra Giovanni Malagò, presidente dell’Aniene  che vince come simpatia  al di fuori dei Ponti di Roma e nel look e Raffale Pagnozzi, il popolare dottor Lello manovratore esperto della macchina CONI che costa allo stato parecchie centinaia di milioni anche  se non abbiamo più una scuola italiana dello sport e le medaglie le vinciamo con carabinieri, fiamme gialle, polizia, corpi forestali.

Servono 39 voti per la messa in sicurezza, quota che i duellanti-amici, figli entrambi della capitale che ha monopolizzato la poltrona di n.1, con le eccezioni del milanese Arrigo Gattai e del patavino-milanese Franco Carraro e se vogliamo dell’abruzzese Pescante. I due atleti designati per la disfida  hanno la certezza di vincere, entrambi  hanno indicato Pancalli, homo potens, come segretario generale  il quale però ha puntualizzato di essere nella squadra di Pagnozzi. E non c’era nemmeno il bisogno di dirlo.

Non ci sarà spargimento di sangue, essere il n.1 dello sport è un bel vitalizio e consente di avere tanta pubblicità, onori e non rischiare alcunchè, insomma una vera pacchia. Giusto quel che ha detto un dominus ai presidenti invitati prima di Natale al Parco dei Principi:amici cari , se non gli rompiamo, i politici ci lasciano fare quelio che vogliamo.

Il voto è affidato ai 76 membri  del Consiglio Nazionale che comprende un drappello di politici  e sportman illustri (come il canoista Rossi, il canottiere Giuseppe Abbagnale, il nuotatore Paolo Barelli, il golfista Marco Durante, lo schermidore Giorgio Scarso, il calciatore Damiano Tommasi, il campione dello sci nautico – ancora lui! –  Franco Carraro) fra i presidenti delle Federazioini sportive nazionali, i membri del CIO (l’inaffondabile Carraro, ex presidente del Milan e sindaco di Roma, Mario Pescante e Ottavio Cinquanta), i rappresentanti degli organi periferici, degli atleti, dei tecnici, delle discipline associate, ndegli enti di promozione sportive e delle associazioni sportive benemerite.

A parte quello di Malagò che vuole il calcio , moloch malato e incontrollabile, fuori dal consesso non ci sono stati veri colpi di scena e colpi bassi, stavolta non ci sarà lo zampino dell’onorevole Letta, il nume tutelare del feudo di Palazzo H ai tempi di Palazzo Chigi,  perché sarà con tutti e due gli schieramenti.  Berlusconi conosce i suoi polli, Monti ama il ciclismo ma è in altre faccende affaccendato e il suo giudizio sullo sport l’ha dato anni fa quand’era alla Comunità europea con una lettera micidiale al Corriere della Sera  lanciando strali al  calcio-Saturno e quindi dovrebbe essere solidale almeno telepaticamente con Malagò che ama una larga fascia di sport, dal tennis al basket al nuoto (è il presidente della Pellegrini) e alla pallavolo nella sua bella villa al Circeo dove spesso ha ospiti bellissime e esponenti del jet-set .

Nella precedente elezione vinta da Petrucci nel mese mariano del 2009 contro il professor Chimenti che per la prima volta portò alla luce un disagio di molti presidenti , perché non c’era mai stata un’opposizione finita lì perché lo sport almeno ha fair play, ci fu alla vigilia una cena galeotta dove si spostarono nottetempo oltre una ventina di voti. Per evitare un bis i due candidati hanno offerto una cena ai presidenti di federazione e ai loro  supporters (si parla dell’ingresso di Fiona May e di Yuri Chechi, due toscani, nella squadra di Pagnozzi, peccato che Meneghin non abbia pensato a coltivare questo interesse…)  in due ristoranti distinti, evitiamola conta e il conto pagato, perché qualcuno ha girato in taxi e dopo l’antipasto è volato in taxi per il primo nel convivio del rivale magari scusandosi per il ritardo… Per i particolari, al prossimo articolo, vinca il migliore.. se c’è…

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