Prima di inchinarci davanti a un giocatore alato di nome Stephen Curry che ha fatto tremare imn Madison segnando 54 punti e un’età in cui anche star del calibro Michael Jordan e Koby Bryant erano arrivati a tanto, dobbiamo raccontare del lento e triste scivolamento di Andrea Bargnani (ne parliamo qui a fianco)
Mai visti in circolazione nella NBA tanti vecchioni, ma anche moltissimi giovanotti interessanti nelle ultime due stagioni. E se dall’album della figurine, per fermare la corsa degli Spurs resuscita persino “JO” o “Six”, al secolo Jarmaine O’neal, gloria dei Pacers con 15 di stagione sulle spalle, il primo predicatore che usa il tatuaggio (e sulla pella ecco due mani giunte e la scritta“For the love of God”) giocando la partita dell’anno a San Antonio, dove avevano vinto solo due squadre, i kids terribili prendono decisamente la scena.
Il Madison, che sta alla NBA come la Scala alla musica, si gode la complicata vittoria dei Knicks grazie ai due canestri finali di Smith e Melo Antony, ma la star è Stephen Curry con 54 punti, record personale e stagionale con 11 canestri da 3 punti su 13 (record della franchigia e assoluto). L’angelo nero dei Warriors segna anche gli ultimi due canestri del vantaggio della sua squadra priva del suo pilastro David Lee, il recordman della “doppia doppia” .
La difesa dei Knicks serra le fila, il coach dei Warriors Mark Jackson, da buon newyorkese (ha studiato a St.John’s e vestito la maglia avversaria), si fa prendere la mano, lascia in campo 48 minuti su 48 la sua guardia filiforme, muscoli inversamente proporzionali ai muscoli (invisibili…), invece di pensare a un cambio, magari di soli 20” negli ultimi due minuti per farlo fiatare e scombussolare il rivale. Niente, la partita finisce per i californiani sul 105-104, gli ultimi due minuti sono uno spasmo emotivo, i canestri dei Knicks arrivano infatti su due palle perse, i Warriors si cuociono nel loro brodo. Comunque è stata una grande notte di basket anche se soprattutto lo spettacolo a volte è stato troppo balistico, perché grazie alla mira perfetta di Curry, col suo jump simile a uno stacco lieve, quasi …angelico, la gara è stata un 2 contro 1, e gli sono andati dietro con 18 triple Anthony-Smith mentre hanno steccato Kidd, Shumpert e Novak (0/9). Come incidenza sul punteggio siamo attorno al 40 per cento. A questi livelli, la cosa può essere godibile e non solo accettabile, ma in fondo come per Parigi , anche il Madison vale bene… una messa e col suo pizzetto Curry è entrato a 24 ore dai 38 segnati a Indiana nella galleria dei grandi personaggi dimostrando nei 48 minuti tutto il suo notevole bagaglio: rimbalzi, assist, recuperi, capacità d’organizzazione . Una crescita che ha spazzato via i tentennamenti dei Warrios al momento del rinnovo del contratto in extremis, per 24 milioni per 4 anni. Un affarone se pensiamo ai 93 di Harden o ai 50 di Bargnani e a quanto sia stato laborioso per un lungo braccio di ferro fra l’agente e il club del Golden State.
Non fosse per un nuovo “caso Bargnani” la giornata è stato uno spot per il volto nuovo della NBA. E non solo a Curry, roba da mordersi le mani nel pensare che Petrucci, dico Petrucci, l’uomo più potente del basket, continua a essere sotto scacco della Lega invece di togliergli i vivai. Infatti Lillard, n.1 delle matricole, è stato un degno rivale di Ty Lawson, il re dell’arresto a tiro, l’azione di Pino Brumatti che gli allenatori non insegnano più. I 30 punti sono il primato stagionale, decisivo per vincere a Portland anche Iguodala (29) e una mano l’ha data Koufos..vedi la spinta all’avversario sul rimbalzo d’attacco decisivo nel finale. Denver era orfana ancora di Gallinari per lo stiramento alla coscia.
Una seconda matricola, la guardia Dion Waiters, ha fatto dimenticare Irvign, ancora assente. E’ lui il principale protagonista del successo di Cleveland che ha smorzato gli entusiasmi di Toronto per l’arrivo di Rudy Gay. Da parte sua il 2,16 bianco Myers Leonard, veloce quanto un’ala piccola, è arrivato sul parquet come un ciclone, 13 punti , 2 schiacciate, 5 liberi in pochi minuti e dare il vantaggio a Portland alla fine del 3° tempo.Infine ha debuttato con una bella gara in quintetto a Houston dopo il tirocinio nella D-League Donatas Motiejunas, l’ultimo regalo della Benetton alla NBA. Il Kukoc lituano favorito dalla cessione di Patterson che ha aiutato i Kings a vincere a Orlando ha segnato 13 punti in 20 minuti, con 4/9, ½ da 2, 7 rimbalzi e 5 assist.
Per quanto riguarda le classifiche, questa la situazione. All’Est Miami è irraggiungibile (41-14) con 12 vittorie consecutive, leggerissimo vantaggio di Indiana (36-21) sui Knicks (34-20) scampati ai fulmini di Curry, Atlanta ha superato Brooklyn al 4° posto vincendo a Utah la quarta partita, orfana di Derrick Rose Chicago è sesta, quindi il doppio successo nella regular season è solo in ricordo per colpa soprattutto delle 15 sconfitte all’United Center. Al 7° posto Boston che non si è piegata alle disgrazia, Milwaukee è ottava col 50% grazie alla tripla sul suono della sirena di Monta Ellis arrampicatosi in aria dopo un mezzo giro, come un ragno, sulla rimessa a 2 secondi dal termine.
All’Ovest San Antonio ha nuovamente perso nell’overtime, ma stavolta in casa con Phoenix che era ultima grazie ai 13 assist di Goran Dragic, il macino sloveno che l’anno passato soffiò il posto di play titolare a Lowry con i Rockets, e grazie al ritorno dal suo ingombrante passato di Jermain O’Neal, il grande centro dei Pacers dei primi anni del Duemila che scaricato l’anno scorso da Boston dopo un’operazione. Ma gli Spur hanno ancora 3 vittorie in più e una sconfitta in meno di Oklahoma, al 3° posto i Clippers, al 4° saldissimi i Grizzlies pur avendo ceduto ai Raptors Rudy Gay, la sua star, al quinto Denver con la vittoria d’oro a Portland, segue Golden State mentre dopo i bruschi stop Utah (0/3) e Houston (0/2) sono divise da una sconfitta (31-27, 31/28) per l’8° posto, i Rockets hanno perso l’occasione del sorppasso e Portland invece l’occasione di entrare a sua volta nei giochi. Gli ultimi due turni, in fondo, hanno riaperto le porta dell’8° posto ai Lakers nonostante la sconfitta, ma gli astri non bastano e la scomparsa di Jerry Buss, il papà del club billionario, sembra un presagio di un declino.
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Risultati mercoledì 27 febbraio: Cleveland-Toronto 103-92 (23 D.Waiters, T3 2/3, 6 a, 15 Livingston, tl 7/7, 5 r, 6 a, 11 Speights, 5/5 tl, 9 r; 34 DeRozan, 10/19, T3 0/2, tl 14/15, 5 r, 24 Gay, T3 1/5; 0 Bargnani, 0/2, 0/2, 1 r, 1 a,, 15’46”); New York-Golden State 109-105 (35 C.Anthony, 10/26, T3 2/7, tl 13/15, 8 a, 26 JR Smith, 10/19, T3 6/11, 5 r, 16 T.Chandler + 28 r, tl 5/6; 54 S.Curry, 18/28, T3 11/13, tl 7/7, 7 as, 3 rec, 4 pe, 15 Landry, 14 Jack, ng D.Lee); Orlando- Sacramento 101-125 (23 T.Harris, 9/12, 15 Afflalo, 7 r, 6 a, 4 Vucevic, 2/7, 2 r; 21 Salmons, 7/9, T3 4/5; 20 M.Thonrton, 17 T.Evans, 7 a, 13 Patterson); Memphis-Dallas 90-84 (22 Z.Randolph + 10 r, 21 MGasol + 12 r, 10 Daye; 16 Marion, 10 Nowitzki, T3 ¼); Houston-Milwaukee 107-110 (25 J.Harden, T3 2/6, tl 7/10, 7 a, 7 pe, 20 Parsons, T3 2/5, 16 Asik + 22 r, 13 D.Motiejunas, 4/9, ½, 7 r, 5 as, 1 rec; 27 M.Ellis + 13 a, T3 2/6,tl 7/11, 6 r, 6 rec, 20 Ilyasova + 13 r, 8/13, 14 Redick, 6/11, T3 2/6); Oklahoma-New Orleans 119-74 (29 Westbrook, tl 12/12, 18 Durant + 11 r + 10 as, 5/8, T3 2/3, 18 Ibaka, 9/11, 7 r, 3 st, 13 R.Jackson, debutta D.Fishe, 0/4, 2 a; 14 R.Anderson, 6 Vasquez, 7 a, ng A.Davis, E.Gordon); San Antonio-Phoenix ot 101-105 (22 T.Parker, 9/20, 8 a, 1 pe, 19 Duncan + 11 r, tl 7/8, 15 D.Blair, 15 K.Leonard; ng M.Bonner, G.Neal; 22 O’Neal + 13 r, 15 Scola, 13 Dragic + 13 as); Utah-Atlanta 91-102 (26 Jefferson + 11 r, 17 Favors + 15 r; 34 Horford + 15 r, tl 6/6, 5 st, 24 Josh Smith + 14 r, 19 J.Teague, T3 ¼); Portland-Denver 109-111 (26nLillard, T3 4/6, tl 6/8, 22 Aldridge, 18 Hickson + 14 r, 13 My.Leonard, 4/6, tl 5/5, 5 r; 30 Lawson, 12/22, T3 0/3, tl 6/9, 29 Iguodala, T3 2/7, tl 5/10, 7 r, 8 as, 5 rec, 5 pe, 11 Koufos, 8 r, 5 A.Miller + 10 as; ng Gallinari)