La notizia del giorno nella NBA è il possibile ritorno di Michael Jordan per il suo 50° compleanno, che cade il 17 febbraio, anche se potrebbe slittare di qualche giorno, il 20 in casa con Detroit o il 22 con gli ex Bulls a Chicago, naturalmente con la maglia dei suoi Bobcats coi quali si allena spesso quando non gioca a golf.
L’aveva promesso il giorno dell’ingresso nella Hall of Fame e se “His Highness” tornerà davvero a giocare (per una sola gara?) aggiungere un record alla sua storia, mai dire mai sulla credibilità di questa operazione quando Antwan Jamison assicura che nell’uno contro uno l’anno scorso Joordan era ancora imbattibile in allenamento.
Imbattibile è in questo momento anche Denver (15-3 dall’inizio dell’anno) che con lo stop di San Antonio dopo 11 vittorie è la squadra più in vista della NBA. Imbattuta dal 20 gennaio, sabato nottem è passata con autorità a Cleveland spegnendo gli ardori di Kyrie Irving, giovane neo-alla star, arrivando con 9 successi a un passo dal record dalle 10 del 2004-2005.
Con 33 vittorie (18 sconfitte, 64,7%) passa anche al 4° posto pari merito con i campioni di Miami fra le 5 squadre più vincenti della Lega, 6 vittorie meno di San Antonio sempre in cima al ranking, 5 di Oklahoma, 2 dei Clippers, meglio di New York e Indiana le capoliste delle altre due divisioni dell’Est.
Trascinati da Gallinari, senza avere un solo giocatore alla partita delle stelle di Houston se non il centauro Faried nella gara delle schiacciate (dove ci sarà anche James White ingaggiato dai Knicks dopo le esperienze italiane con Pesaro e Sassari), grazie anche al calendario e a una serie di ben 7 partite casalinghe su 9, Denver ha costruito la sua favolosa striscia vincente all’indomani della sconfitta casalinga con Washington.
Due giorni dopo ha fermato Oklahoma 121-118 e ha tenuto questo sorprendente standard da big, con una media di 115 punti per gara, e vinto 2 gare su 2 in trasferta con 115 punti a Houston e con 113 sabato notte a Cleveland contro l’ex formazione di LeBron James che, perso il miglior rimbalzista , il brasiliano Varejaio, ha lanciato i giovani e si è rafforzata prendendo 3 giocatori dai Grizzlies.
L’attacco di Denver è un corri e tira micidiale con 8-9 giocatori intercambiabili capaci di fare canestro, compresi i centri Koufos e McGee che sulla carta avevano poco credito ma che sono fra le sorprese della stagione, e forse George Karl , il coach di questa prodigiosa scalata che potrebbe lasciare la squadra a giugno per allenare a Seattle se, come sembra, i Kings lasceranno Sacramento, non li cambierebbe con Dwight Howard che non ha più come a Orlando una squadra tutta per lui, che gioca al suo ritmo, e mostra i suoi limiti di tecnica.
L’esplosività dell’attacco di Denver è dimostrato dagli 8 giocatori su 9 schierati in doppia cifra, con Gallinari per l’ennesima notte miglior cecchino della sua squadra, primo anche nei rimbalzi sfiorando la doppia-doppia, sopra la sua media-record di 17,1 punti di media con 19, 3 bombe su 6, 11 punti nei primi 3 tempi e 8 nel quarto.
Anche alla Quicken Loan Arena di Cleveland è stato l’azzurro a firmare le azioni decisive con 3 triple che hanno spento le velleitarie mini-rimonte dei Cavs e messo in sicurezza il risultato, quelle dell’89-73,del 98-66 e del 105-93 dopo aver conquistato il rimbalzo in attacco, quando Irving ha provato senza successo a scuotere la squadra con qualche isolato bengala .
Importante anche i 2 liberi segnati per il 107-99 a 1’20” dal termine su un tentativo di entrata , la mazzata finale per la formazione dell’Ohio che ha sbagliato a cedere Jeremy Pargo, capace di dare vitalità ai Cavs nei giorni degli infortuni di Irving, e che ingaggiato da Filadelfia è stato importante per la vittoria con Charlotte con 12 punti e 6 assist.
Denver sempre stata in testa, il suo micidiale scudo stellare ha fatto capire che Irving è una guardia e non un vero play, la squadra ha sempre aspettato il suo canestro, non si muovevano gli uomini e nemmeno la palla e i Cavs si sono trovati davanti a un muro insuperabile, hanno subito il contropiede di Denver che si è permessa di perdere ben 20 palle senza minimamente risentirne tanta è stata la superiorità. Lawson non era in serata di tiro e Karl al momento della svolta ha dato la regia all’inossidabile genio di Andre Miller. La conferma è stato Iguodala che ha deposto le ambizioni di star per diventare un eccellente uomo-squadra, importante con due triple taglia gambe, assist e rimbalzi. Una conferma anche la crescita del cocco di mamma arrivato da Washington JaVale McGee che ha usato al meglio i suoi lunghissimi tentacoli in attacco e in difesa, ormai cambio tattico sicuro per alzare la pericolosità e intimidire con le stoppate i rivali.
Rimane da ricordare ancora la media-record di 115 punti in questa galoppata senza freni, il record di segnature di 128 punti contro i malcapitati Bulls, le 7 partite sopra i 110, le due sopra i 120 che si aggiungono alle 2 precedenti e che fanno dei Denver una delle squadre più spettacolari e più ammirati per il cocktail di gioco e ma anche per le molte operazioni di mercato, come le cessioni di Anthony e New York e di Nenè a Washington, condotte dal gm africano discendente dai watussi. Adesso tutti si chiedono fin dove può arrivare Denver, e se dopo la sua prepotente scalata che ne fa un giocatore all-around e un match winner , Gallinari non possa finire sul mercato per giocare in una squadra da titolo, magari ai Lakers del suo mentore Mike D’Antoni al posto di World Peace più colpevole che vittima dei problemi di gioco.
Con la sua prima doppia-doppia con la nuova maglia di Detroit Josè Calderon ha firmato la seconda vittoria consecutivas grazie a una triplissima di Charlie Villanueva a 9” dalla fine, Milwaukee risente delle lune di Jannings e perde quota nel duello per la Central Division, ko i Warriors a Dallas, 25 punti, assenti Jack (problemi alla spalla) e il centro Bogut, sotto tono David Lee.
La domenica del grande basket in un’America infreddolita con disagi per il traffico areo per una tormenta che ha colpito il Nordest concentra il suo interesse su New York-Clippers e Miami-Lakers. Sempre senza Hayward, l’ala tiratrice, Utah ha perso a sacramento. Da segnalare i 22 rimbalzi del secondo anno Levon Allen, buona idea quella di Doug Collins di provare il quintetto dei Sixers con due lunghi in attesa del debutto di Andrew Bynum.
Tornando a alla storia di Jordan, sempre secondo Jamison potrebbe segnare 10-12 punti e giocare 15-20 minuti per gara e battere il record di Matthews “Nat” Hickey che a 2 giorni dal 45° anno giocò con i Providence Steam Rollers il 28 giugno 1948.
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Risultati sabato 9 novembre: Cleveland-Denver 113-111 (20 Irving, 6 r, 7 a, 20 A.Gee, 8/8, T3 3/3; 19 Gallinari, 6/13, T3 3/6, 9 r, 4 a, 2 rec, 4 pe, 17 Faried, 7/12, 13 McGee, 6/7, 4 st); Milwaukee-Detroit 100-105 (22 Jennings, 8/27, T2 4/10, tl 6/6, 7 a, 15 Ilyasova + 10 r, 14 Dalembert + 12 r; 23 Calderon, 10/13, T3 3/4 + 10 a; 19 Stuckey, 5/9, tl 8/8, 18 Vilanueva + 13 r 14 G.Monroe + 13 r); Filadelfia-Charlotte 87-76 (20 Holiday, 10/23, 7 a, 17 Hawes, 9 r, 16 E.Turner,14 Lev.Allen, 22 rim (11 of), 13 Jer.Pargo, 4/9, 4 r, 6 a; 20Sessions, 7/7 tl, 16 Mullens); Dallas-Golden State 116-91 (26 Marion + 11 r, 19 Mayo, 15 Nowitzki, 8/11 tl, 11 E,Brand + 11 r; 19 Curry, 7 r, 13 Landry, D.10 Lee); Sacramento-Utah 120-109 (25 I.Thomas, 10/16, 24 M.Thornton, 21 J.Thompson, 10/11, 13 Cusins + 11 r; 24 A.Burks, 16 A.Jefferson)