Con la bruttissima copia di Rose, il fantasma del re della NBA della scorsa stagione, i Bulls chiudono la partita con gli Heat, e anche se manca ancora un match diretto (18 aprile Miami) hanno vinto 2 volte su 3, 93-97 nella prima fuori casa e poi 106-102 e 98-86 giovedì notte nel supplementare per la grande gioia dei 23.051 tifosi. Con 7 gare ancora da giocare, la squadra di coach Thibodeau ha toccato le 45 vittorie, con sole 14 sconfitte, ha saputo essere più forte dei tradizionali rivali superando via via le difficoltà con un una forza di squadra sovrumana in questa stagione: dall’infortunio al polso di Luol Deng al calvario di Derrick Rose, MVP in carica, che ha avuto problemi al gomito, alla schiena, all’alluce e alla fine e tornato dopo 12 gare per uno stiramento inguinale, domenica scorsa a New York si è storto la caviglia, ha sbagliato il tiro del successo e marcato visita nella rivincita di martedì che ha dato ancora una volta la misura delle risorse incredibili del leggendario team di Michael Jordan in versione black&decker. Una squadra dedita al sublime piacere del fare operaio.
Miami arriva a Chicago col suo tridente ben appuntito, 30 punti di LeBron, un’altra grande partita per meritarsi il titolo di MVP della stagione, 21 di Wade, 20 di Bosh e più di 40 minuti in campo per ciascuno. Fanno 61 punti totali, ma non bastano. La panchina di coach Spoelstra, forse ancora troppo inesperto per gestire questa formazione, racimola la miseria di 7 punti. Qui sta la differenza. Miller porta 3 punti, 1/9, 3 perse in 28 minuti, Battier 2 (1/2 e 2 perse), J.Antony gli altri 2 in 6’ mentre Romy Turiaf, il moro francese arrivato recentemente per il problema del pivot, porta 8 rimbalzi ma in 29 minuti non tira una sola volta, anche questa in fondo è una storia di questo incontro dove ogni realtà, ogni regola, crolla sollo il segno dell’imprevedibilità. Non serve spiegare però la peggior partita nella sua carriera di Derrick Rose, la miglior guardia in un parco di eccezionali guardie come quello della NBA, contrappuntata da 1 canestro su 13 tentativi, 2 punti soli, 3 palle perse anche se i suoi 8 assist sono stati alla fine una risorsa importante per strappare un successo netto nel supplementare dopo aver superato una situazione più che critica. Di panico! A 49” dalla fine Lebron ha segnato il canestro dell’83-81, poi ha segnato a 11” un tiro libero su 2, a 2” Watson, il jolly-joker di questa vittoria con 15 punti e 9 assist, segna il canestro del pareggio, la situazione psicologica si ribalta e l’overtime è il crollo fisico e mentale di Miami con un 2-12 che si commenta da solo.
Carlos Boozer, con la sua tempra d’acciaio, ha sostenuto la squadra con 19 punti, 11 rimbalzi, sempre lucido, un grande assist per Noah il centro-acciuga il quale si è visto e sentito poco. Difatti i Bulls hanno avuto bisogno del legnoso gigante turco Asik ai rimbalzi (ben 8). Sempre ammirevole il sudanese ormai ctitadino britannico Luol Deng. La difesa ha lavorato ammirevolmente e lo spirito e il gioco hanno permesso di assorbire il problema-Rose: 45-41 ai rimbalzi, 26/17 negli assist, più contropiedi, maggior velocità di palla, e cioè il codice-Thibodeau artefice del rilancio dei Bulls. E poi, come risponda al tridente, ,lo scudo della panchina, 47 punti totali, quasi il 50%, con i 15 di Watson, gli 11 di Gibson, i 17 di Korver in 18 minuti, capace di segnare 5 volte su 6 da 3, per un totale di 11 su 22 dall’arco, un fattore alla fine decisivo.
Rip Hamilton, l’eroe della rivincita di martedì coi Knicks, non si è ripetuto, 7 punti, per cui nel reparto guardie il quintetto ha scritto un totale di soli 9 punti compresi i 2 di Rose, laddove Miami ne ha messi 51 con LeBron e Wade (il quale ha eguagliato con 593 gare il primato di Alonzo Mourning). Due stili di gioco, due modi di arrivare al successo, e alla fine il trionfo della vecchia ricetta dell’ gioco di squadra contro la classe e lo spettacolo. Come ai tempi del Billy di Dan Peterson…
Turno corto con sole 5 gare, Charlotte ha toccato la sconfitta n.50 in casa con Detroit continuando a valorizzare il 19enne congolese Bysmarck Byombo e qualcosa, oltre a sole 7 vittorie, resterà. Tim Duncan ha firmato il riscatto di San Antonio con 28 punti e 12 rimbalzi, importanti anche i 20 punti di Manu Ginobili nella partita con Memphis che quest’anno è squadra guastafeste, come ben sa Miami che ci ha perso in casa. Vittoria d’oro per i Clippers a Minnesota, grazie a una doppia-doppia di quella forza della natura di Blake Griffin gasato dalla vittoria contro Oklahoma nella sua città natale e all’assenza della star dei Lupi, Kevin Love per il colpo al capo rimediato nei primi minuti della gara con Denver. I Clippers riappacificatisi col loro coach, Vinnie Del Negro, tentano di riprendersi il 3°posto, vedremo come i Lakers reagiranno al problema dell’infortunio al piede di Koby Bryant fuori da 3 gare. La stagione durissima ha fatto altre vittime, la più illustre è LaMarcus Aldridge, all star di Portland, che dovrà essere operato, l’altra è Corey Maggette, il pilastro di Charlotte. Si aggiungono a Billups (Clippers) e Rubio (Minnesota). Anche gli azzurri hanno pagato pedaggio con Bargnani e Gallinari, stagione corta ma spietata.
Mark Cuban, il proprietario di Dallas, ha rimproverato Lamar Odom di non sapere quello che vuole concedendogli il foglio di via, ma chi può mettere 10 milioni di dollari su un giocatore di 33 anni che continua a essere orfano dei Lakers e ha un rapporto famigliare spinoso con un’attrice in vista come Cloe Kardashian?. Intanto con 27 punti di Nowitzki i campioni in carica hanno battuto i Warriors e sono al 6° posto con 1 vittoria in più di Houston e Denver, difficile ripetersi senza un alternativa a Nowitzky e al play.
La famiglia Maloofs non vuole vendere i Kings, e un gruppo di 12 imprenditori ha scritto a Stern chiedendo di convincere i proprietari a lasciare per poter realizzare la nuova arena di Sacramento.
Risultati giovedì 12 aprile: Charlotte-Detroit 85-109, Chicago-Miami 96-86, Minnesota-LA Clippers 82-95, San Antonio-Memphis 97-107; Dallas-Golden State 112-103.
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