Miami si salva a stento scampando in quel di Orlando alla terza sconfitta consecutiva perché un ragazzo di soli 22 anni e 213 centimetri, Nicola Vucevic, conferma di avere la stoffa del campione e con 29 rimbalzi (e l’high personale di 20 punti) cancella il record dei rimbalzi di Shaquille (28 nel lontano ’93) nella storia dei Magic.
L’eroe sfortunato, visto in un’azione battere sul salto per ben 5 volte LeBron al rimbalzi d’attacco, è uno slavo montenegrino, figlio di un ex campione giramondo e coach e venuto al mondo in Svizzera, che oltre a dimostrare che la genetica nel basket vale di più di quella dei cavalli, e noi abbiamo infiniti esempio, l’ultimo Gallinari, segna il crollo del mito consumistico della NBA.
Spiacente carissimo Mister Stern, ma i soldi nello sport non son o tutto, come sa benissimo anche la squadra più forte del decennio che con un budget di 20 milioni non è mai arrivata a giocare la sua prima finale di Euroleague. Il secondo gigantesco Nikola montenegrino di successo della NBA (il primo per anzianità è il colosso di 2,10 Pekovic, Mister Europa col Panathinaikos, a sua volta questa stagione trave portante di Minnesota), del quale avevo sottolineato in diversi articoli l’aumento impressionante della massa muscolare in pochi mesi, cosa che serviva anche a Bargnani, è un’esplosione che induce anche a far riflettere sull’impatto che potrà avere nell’europeo di settembre in Slovenia la piccola nazione balcanica con soli 700 mila abitanti, che ha dato pure all’Italia una regina, e vinto il girone di qualificazione per gli europei nell’ultima estate con un 10/0 perentorio e senza i suoi due centri.
Mister Stern carissimo, non dimentichiamo mai che lo star system a volte è un tritatutto, e che Nikola lo slavo-svizzero Nikola, quest’anno l’Europeo più in vista con Gallinari (39 punti a Dallas). Calderon (unico a firmare ben 2 “triple doppie”) , la matricola russa Shved e Pekovic a Minnesota, è arrivato l’ultima estate in Florida come una semplice briscoletta nel giro che ha portato Howard ai Lakers e Andrew Bunum ai Sixers, dove il centro slavo era titolare già l’anno scorso come matricola. Fino a prova contraria, i fatti dicono che di questa maxitrattativa per il momento il miglior affare è stato il suo e il peggiore l’ha fatto la squadra di Doug Collins, vedere la classifica dei Sixers nella precedente stagione squadra-rivelazione,. Questo perché Bynum non è ancora andato in campo per un infortunio e Howard ai rimbalzi fa sentire la sua potenza ma in attacco non è certo da show-time e dovrà lavorare molto per costruirsi un’azione firmata se vuole passare alla storia dei grandi centri.
Miami reduce dalle sconfitte di Detroit e Milwaukee con ben 30 punti in totale di passivo, ha vinto come gli capita di frequente in questa stagione post-titolo recuperando 7 punti nel 4° quarto, era sotto di 4 punti quando ha recuperato con un canestro di Lebron e Bosh il quale è riuscito a sbagliare il tiro della vittoria , un jump mancino che colpito lo spigolo destro del tabellone, una posizione concettualmente sbagliata rispetto alle sue caratteristiche . Ma ha capito di avere ormai il pieno controllo della situazione contro un rivale senza due giocatori importanti e ha vinto nel supplementare appoggiandosi sul duo LeBron-Wade gli unici a segnare nei 5 minuti del tie-break. L’azione cruciale, quella che ha tagliato le gambe ai Magic, è stato un capolavoro difensivo di Wade che visto in difficoltà Redick tentare un passaggio orizzontale da un lato all’altro a metà capo è arrivato a dietro e intercettata la palla ha segnato indisturbato il canestro della sicurezza.
Se Orlando si morde le mani e chiude l’anno con 0/6 come Dallas e Phoenix, dopo 18 sconfitte consecutive Charlotte, non bastasse il record di maggiori sconfitte (e solo 7 vittorie) nella storia della NBA è riuscita a rovinare la festa di Capodanno ai tifosi dei Bulls andando a vincere a Chicago. Vivendo nella sparanza di veder tornare quanto prima in campo Derrick Rose, se mai potrà essere quello di prima dopo la ricostruzione chirurgica del ginocchio per l’ex MVP 2011, i Bulls hanno perso l’ottava partita casalinga (contro 9 vittorie) e non tengono il passo (16/13) di Indiana che va in testa alla Central Division con 18/13. La squadra di coach Thibodeau, grande ginnasiarca da college ma non un grande tattico, ha pagato l’influenza di Noah, il problema al ginocchio del play titolare Hinrich e la serataccia nel tiro delle tre guardie (10 su 34 in totale) e non crede ancora nella matricola Marquis Teague che invece è un buon investimento. Soprattutto ha risentito della luna di Nate Robinson, il pocket-play arrivato questa stagione come giocatore di complemento, che ha trasmesso sfiducia alla propria squadra sbagliando i primi 6 tiri. Marco Belinelli non è stato premiato col ritorno nel quintetto titolare dopo aver portato al successo la sua squadra contro Washington la notte precedente, ha chiuso con 2/7 da 3 e 1/6 da sotto e 8 punti, e sappiamo che le partite migliori di un dicembre positivo dei Bulls hanno visto il bolognese in doppia cifra. Per la cronaca ha giocato 26 minuti, è uscito per falli. Quanto conta in termini di sicurezza per lui, mi chiedo, partire dalla panchina, ma forse è anche un problema di chimica e si trova meglio con il più ordinato e geometrico Hinrich rispetto alla palla da bowling di Nate Robinson?
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Risultati lunedì 31 dicembre: Indiana-Memphis 88-83 (231 P.George, 17 Augustin, 21 Z.Randolph + 15, 13 M.Gasol); Chicago-Charlotte 81-91 (20 Deng + 12 r, 19 Boozer + 14 r, 8 Belinelli; 18 K.Walker, 5 Byombo + 11 r); Orlando-Miami 110-112 OT (28 Afflalo, 20 Vucevic + 29 r, 23 Redick; 36 L.James + 8 r, 11 a; 21 Wade, 21 Bosh, 17 R.Allen); Houston-Atlanta 123-104 (28 Harden, 12/13 tl, 22 Delfino, 6/8 da 3, 11 Asik + 17 r; 21 Lou Williams, 18 Horford + 13); San Antonio-Brooklyn 104-73 (20 T.Parker; 16 M.Brooks); Oklahoma-Phoenix 114-96 (30 Durant, 24 Westbrook 9/11 tl , 9 a; 24 Scola, 16 G.Dragic, 12 Gortat + 10 r)