Le manovre Tv del basket: primi diritti Rai, secondi e nazionale a Sky

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Basket TVLe principali novità sulla programmazione Tv per la prossima stagione? Primi diritti alla Rai, secondi diritti su Sky che, diciamocela tutta, rientra nel basket solamente perchè dovrà rivedere qualche tessera del suo ricco bouquet, si prenderà a prezzo stracciato un prodotto che due-tre anni fa le sarebbe costato più di quanto poteva ricavare, e intende esplorare – e qui ci ha messo una prolina Gianni Petrucci, capito che alla rai non c’è trippa per gatti –  se esiste un vero appeal per la nazionale dei giganti che diventerà per la prima volta il suo cavallo di battaglia uscendo dal contratto con Sportitalia. Contratto che precisiamo, non comprendeva tuttavia gli europei.

Sky è dunque grata ai gestori della Lega più onerosa e inconcludente di ogni tempo, pensate che pagava  un segretario 350 mila euro (oggi lo stipendio è stato ridotto a 150 mila e dopo il danno anche la beffa) e  persino il capo delle designazioni arbitrali 50-60 mila per stagione,  con un contratto a progetto rinnovabile solo mascherando il vero scopo, ad esempio   – raccontano –“Pagava il vigile urbano Colucci  quale responsabile dell’idoneità dei campi. Fossimo la Fip e i club andremmo a vedere questo contratto, vuoi mai che il controllo dei campi non sia stato mai effettuato e ci sia qualche irregolarità…

Questi vertici delle Torri bolognesi, abbondantemente discussi e ridimensionati all’interno del consorzio, sappiamo tutti che sono ancora lì,  hanno fatto pagare al basket il loro peccato di superbia e consulenze per compiti che avrebbero dovuto svolgere loro in spending review.. Massimo errore l’aver appunto divorziato da Sky che oltre a raggiungere i 5,5 milioni di abbonati ha fornito al cliente basket il maggior plafond come qualità di immagini, regia, commenti . E tanto generosamente Sky era pronta a rinnovare il contratto per 2-3 anni a 2,5 milioni di euro per puntare sull’accoppiata La7-Rai.

La ragione di questa tragica decisione è stata la solita convinzione di essere dei fenomeni, considerare gli altri degli sfigati, e la furbizia  levantina di poter spremere un po’ di soldi dalle Tv territoriali che a volte non arrivano come segnale nemmeno nella loro provincia. In pratica si offriva a Sky la prospettiva di un costo maggiore togliendogli le fasce di teleutenti locali per svenderle alle emittenti corrispondenti. Davvero troppo non vi pare?

L’esperimento  ha tenuto vivo solo il localismo e abbassando il valore-marketing assoluto, a parte tutto il resto in quanto a carenze: promozione, informazione, programmi di approfondimento (a volte partigiani). Sempre a guardarsi l’ombelico,  nessuna vera campagna nazionale, palinsesto-cannibale. Cosa vuol dire questo? La squadra-faro sceglie la data e l’orario che le conviene, e gli altri si arrangino. Se andate a leggere i report degli ascolti Tv, contrariamente al calcio, e alla logica di mercato, i “fenomeni” del nostro sport hanno avuto meno ascolti di squadre del fondo-classifica, ad esempio nell’anno della retrocessione di Teramo, la gara con Milano è stata una delle più viste. Cose mai viste, appunto…

Sky – dicono –  punterà più sulla nazionale facendo un sacrificio per gli Europei ma senza Gallinari e Belinelli e Bargnani ancora in forse le prospettive non sopno delle migliori, improbabile che Rai con 300milioni di debiti acquisti infatti i diritti per gli europei se la FIBA  pretende di vendere i diritti a pacchetto, assieme agli europei femminili e giovanili, e non per singolo prodotto.

La ricerca di Legabasket che ci assicura che ci sono 9 milioni di appassionati uscita in questi giorni ha po’ il naso lungo, chiaramente è stata pagata (possiamo saperlo quanto ?) quale leva per convincere le Tv, peccato che queste a loro volta siano impegolate in problemi di budget per via del calo della pubblicità e della superausterity. In fondo questa ricerca demoscopica è un autogol se ci pensi bene la gente si chiede: dicono di contare su un potenziale cliente di 9 milioni e poi hanno ascolti sulla base di decine di milioni di spettatori. I conti non tornano…

 E’ lontano il ricordo di quanto De Michelis e Rovati portavano a casa dalla Rai miliardi e miliardi e una partita di basket in prime-time registrava  3,5 milioni di telespettatori o mezzo tempo al sabato pomeriggio col  Salotto di Franco Lauro (sostituito dal pistolotto del curato…)  stava sui 700-800 mila spettatori. Oggi siamo al “do ut des” se non al baratto, a numeri piccoli (numerini come li chiama il nostro esperto Giancarlo Fercioni) e contrattini.

Per la Rai e Sky si tratta di mettere assieme ogni stagione il maggior bouquet di sport possibile spendendo il meno, le esclusive si pagano, per questo il basket parcellizza e spacchetta arrivando anche al simulcast, ovvero la cheap Tv. Un buon bouquet in offerta ha un effetto in  ricavi in pubblicità e abbonati. Discorso a parte quello della visibilità, che non dipende solo dal mezzo ma anche dal lavoro di marketing. Questo un punto dolente: il  basket dovrebbe far fruttare questa occasione della miglior accoppiata Tv  se arriverà la conferma Rai-Sky) e invece anche stavolta ha impostato la sua azione nel modo sbagliato.

Ha riunito intanto  in uno stesso soggetto la consulenza per i contratti con la Tv e il marketing proprio quando era utile spacchettare le due realtà specifiche, contigue ma specifiche, come richiedere a un medico psicologo di fare anche l’oculista. Al basket manca un vero esperto di marketing sportivo, qualche club ci ha pensato e raccoglie i frutti. Ad esempio il Consorzio di Varese, unico vero progetto dell’ultimo decennio, si è  affidato a un consulente che conosce il mercato e il gioco (il milanese professor Piero Almiento) meglio di questi nuovi presidenti del canestro  paracadutati da altri pianeti che si muovono con logiche inadeguate,spesso velleitarie e un ego a volte ipertrofico .

Aspetto negativo: battono in ritirata in questo giro le maggiori Tv commerciali per le quali si ragione solo per rating altissimi che non si bevono la storia dei 9 milioni e con i loro esperti sanno leggere bene i tabulati degli ascolti sensibili, in continuo calo per lo spacchettamento di due anni fa e la  promozione inadeguata della A. Vogliamo parlare poi del passo indietro come tecnologia, mezzi, commenti, ideazione? La7 di Cairo  Tv rampante, aveva grandi ambizioni, poi visto che gli sponsor si limitavano a mettere tutto il budget sulle maglie della squadra e  non investiva in commercial,  non faceva opera di supporto ma solo chiedeva, ha declassato bruscamente  il basket trasferendolo sul suo digitale pur offrendo comunque un bel rotocalco (programmato però a orari in fascia “luci rosse”).

I vertici della Lega, al solito, hanno ritenuto  l’ interlocutore un fesso e solo loro i diritti della situazione. Per questo  la volpe è finita sul collo della pelliccia. Si è ragionato alla stregua di una sponsorizzazione, con la pretesa anche di spuntare ammennicoli vari, vedi l’obbligo del primo piano dei presidenti che nessuno conosce, e non voglio nemmeno credere alla favola metropolitana  che il numero  di inquadrature del presidente variasse  a seconda dell’importanza del soggetto, della squadra e delle buone relazioni. Roba da Ventennio.

Anche la berlusconiana Mediaset non ci ha nemmeno provato, visti i risultati e i maneuvers si tiene lontana. Per il Biscione non esiste altra logica che l’equazione rating-ricavi in pubblicità, e quindi alla fine ogni stagione è  il solito gioco quattro cantoni che potranno diventare cinque con l’arrivo a giugno degli arabi di Al Jazeera che acquistano Sportitalia che divenuto per qualche tempo il k-media del basket  batte in ritirata. Il bello è che come si è appreso nel Florence Screening di Rai Trade, il calcio-spettacolo ha aumentato o tenuto e il suo vero business viene da lì, dai diritti, mentre  il basket con i suoi cali di ascolti e la comunicazione sbagliata (come vantarsi di record relativi al segmento attuale, quello della sua crisi)   perso la sua gallina dalle uova d’oro dovrebbe riconoscere qualche volta i propri errori e correggersi, e capire , e sapere  questa politica assolutista sfrenata e dal culto della personalità è stato un grosso danno per il movimento.

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