NBA INSIDE – L’anti-LeBron ha portato Boston alle soglie della finalissima e a 36 anni è l’erede di Bill Russell è il miglior rimbalzista e nelle doppie-doppie. Anche gli informatissimi e rispettabili giornalisti americani a volte sbagliano, sostengo da sempre invece che il basket è un scienza esatta e non un’opinione e che tutto sia relativo, compresi certi giudizi icastici. Non condivido infatti il collega che inneggia testualmente alla partita di Kevin Garnett di martedì notte a Miami con queste parole:
“It was arguably Garnett’s best performance of this postseason”,
che tradotto dice così, e frena almeno lo slancio per quello che ha visto con un avverbio opportuno:
“Probabilmente Garnett ha giocato la miglior partita dei playoff”.
Diciamo che, a nostro modesto parere,le due partite fra le più belle (e tante altre bellissime, magari anche davanti a sé, considerando come sta giocando) sono state quelle 29 punti +11 rimbalzi e il 27 + 23 con Filadelfia (dove curiosamente ha toccato però anche il punto più basso, 3/12 nel tiro, 9 punti, 9 rimbalzi nella sconfitta per 83-92) e il 28 + 14 con Atlanta.
Comunque – questo è un dato di fatto – il 26 + 11 di Miami dimostra che con una doppia-doppia con oltre 24 punti di Garnett Boston vince sempre. Mentre Boston ha perso 4 partite anche con la sua doppia, con Atlanta (20+12), due con Filadelfia (15+12 e 20+11) e una anche con Miami (23+10).
Quando riportò i Celtics al titolo nel 2007-2008, al suo arrivo a Boston dopo 12 stagioni a Minnesota, battendo i Lakers “Keigì” stabilì il record di 17 doppie-doppie nei playoff. Dopo 18 partite (in 36 giorni!) di questo playoff, fisiologicamente e mentalmente uno stress micidiale, è in corsa per battere quel primato dei glory days (il suo primo e unico scudetto mondiale) essendo arrivato alla bellezza di 13 doppie-doppie quando, ragionando per teoria, mancano 9 gare totali per arrivare al titolo ipotizzando 7 partite per la semifinale (5 già giocate) e 7 per la finale.
Il fatto straordinario è invece che oggi Garnett, nato il 19 marzo 1976, ha 36 anni e non più 32, e in una stagione durissima che ha falcidiato le varie formazioni (a cominciare dai Bulls che senza gli infortuni di Derrick Rose e Noah sarebbe forse ancora in gioco) lui è ancora lì, col suo volto di bonzo, il cranio pelato simile a un maestro zen, a fare sfoggio della sua forza fisica e mentale come nell’incredibile saggio offerto nelle prime due gare a Miami.Scaraventato a terra da Haslem in un contatto, caduto bruscamente di schiena dopo un rimbalzo, rimasto immobile per 3-4 secondi mentre i compagni preoccupati gli facevano cerchio.
Garnett si è girato lentamente, in silenzio, sul petto ha stretto i pugni e in piena telecronaca, davanti a milioni di spettatori increduli ha fatto ben 8 piegamenti. Ma attenti bene, poggiando sui pugni, non sul palmo della mano! Rialzatosi, è andato in lunetta per segnare i tiri liberi come se dentro di lui si fosse materializzato un alter, un alieno.
Kevin dalle sette vite è l’icona dell’incredibile stagione di Boston cominciata malino (3/3 a dicembre, 4/6 fino ai primi 20 giorni di gennaio), proprio perché sembrava che il suo “maestro zen” fosse in procinto di annunciare il ritiro a fine stagione. L’inizio difficile è stata forse l’effetto del brusco stop dello sciopero, e i 12 giorni di preparazione.
A dicembre non c’è stata nessuna sua doppia-doppia, non è riuscito a toccare i 10 rimbalzi, solo in 2 gare ha segnato in doppia cifra, si è sbloccato coi 24 punti di Washington, ha propiziato le 3 vittorie consecutive della riscossa e solo dopo le prime 8 partite contro i Nets ha ottenuto la sua prima di una lunga serie di doppia-doppie stagionale. N ei playoff è arrivato al primato di 13 doppie-doppie
Questo lo scout riassuntivo delle sue gare nei playoff, con un bilancio di 13 doppie-doppie su 18 gare (in neretto le sconfitte):
Quarti (4/2 con Atlanta, d-d 4/6: 20+12, 15+12, 20+13, 13+5, 16+7, 28+14
Semifinale (4/3 con Philadelhia, d-d 5/7) : 29+11, 15-12, 27+13, 9+11, 20+6, 20+11, 18+13
Finale Est (3/2 con Miami, d-d 3/4: 23+10, 18+8, 24+11, 17+14, 26+11.
Per 3 volte su 7 sconfitte (contro 11 vittorie) non è riuscito a ottenere l’abituale doppia-doppia che ha caratterizzato ben 9 vittorie su 11.
Se prendiamo la sfida diretta fra Kevin e LeBron, Garnett è al 1° posto nelle doppie-doppie (13 a 7, il MVP e miglior difensore della stagione ne ha segnate 1 con New York, 2 con Indiana e 3 con Boston, e lo batte 4/3 nei confronti diretti vincendo ai rimbalzi (10,8 contro 9,4) e mentre, ovviamente, nei punteggi deve inchinarsi davanti al superbo 31,8 di media di “The Chosen” contro 21,6 in questa serie.
Incuriosito dal crescendo di Garnett quando tutti si aspettavano che lui e i Celtics-vintage si spegnessero, sono andato a vedere le sue cifre nei playoff del suo titolo con Boston di 4 anni fa per compararle con le prime 18 gare
Minuti 38-38,7, Tiro tot 49,5-50%, Tl 81,10-80,08, Rimbalzi 10,5-10,8 (dif. 8,8-9,2), Assist 3,3-1,6, Recuperi 1,8-1,3, Perse 2,12-2,49, stoppate 1,1-1,4, Punti 20,4-19,9.
Quattro anni dopo, quindi, il suo utilizzo è leggermente maggiore e proporzionale al rendimento con un miglioramento nel tiro totale e nelle stoppate, quindi difesa e intimidazione, mezzo punto in meno solo di media e metà degli assist solamente perché quello nei Boston è ormai il regno esclusivo di Rondo che in alcune gare arriva anche a un bottino personale del 50-60 per cento dell’intera squadra.
“Mister Basketball” in due stati al tempo dei liceo, nella nativa South Carolina (inizia alla Mauldin h.s) e in Illinois. Passerà direttamente a 19 anni e 5 mesi dalla Ferragut Academy, come n.5 del draft, ai Minnesota dove rimarrà fino alla stagione 2006-2007 firmando poi per Boston. Nelle 16 stagioni di NBA queste le sue cifre: 1255 gare, 45.779 minuti, 9.729 canestri su 19.515 tiri, 4641/5876 tiri liberi, 13.313 rimbalzi, 5.065 assist, 1.664 recuperi, 2.938 perse, 3.105 falli, 24.270 punti. E’ nato il 16 marzo, citato sia da Forbes che da Newsweek 10 anni fa come uno dei 100 americani più influenti.
Fra i giocatori meno premiati rispetto al suo valore, MVP 2003-2004, unico anello con Boston, 3-4 soprannomi, fra i quali “The Ticket” o “Revolution” per essere stato il primo giocatore di college a passare direttamente alla NBA, un caso che fece scalpore come il suo contratto da 126 milioni di dollari. Oggi potrebbe essere ribattezzato “Evolution” non essendo la sua carriera minimamente corrosa dal tempo.
In questi playoff è 1° nei rimbalzi totali (194), difensivi (165) e nelle doppie (13)., 2° nei minuti giocati (671), tiri tentati (147) e rimbalzi difesivi (9,2). E’ considerato la moderna proiezione di uno dei più grandi Celtics, Bill Russel, alto quanto lui, simile fisicamente, stessi 211 centimetri, più centro che ala-forte, l’unico che riuscisse a rivaleggiare con Wilt Chamberlain e senza segnare moltissimo capace di un impatto decisivo per la tecnica e il carisma.
La NBA di Durant, LeBron, Wade, Rondo, Paul, Iguodala, Anthony, Love, Griffin, Westbrook, Bynum, tende al futuro, ma il totem Garnett è ancora lì, la miglior espressione di una generazione che non vuole deporre le armi.
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