22 punti di Bynum, 20 di Kobe, 17 rimbalzi di Pau Gasol, Gallinari serata-no al tiro, 1/9 (1/6 da 3), 6 punti soli. La sorpresa è Indiana, Miami macina Filadelfia fuori casa e attacca Chicago. L’aria fina del Colorado è perfida con la squadra del cuore, perché le Pepite di George Karl a un passo dal paradiso scivolano nuovamente sulla buccia di banana, anche se la più illustre, i Lakers. Matura così, con un tiro da 3 fallito di Andre Miller nell’ultima azione che potrebbe ribaltare le sorti, la seconda sconfitta casalinga, la terza nelle ultime quattro gare al Pepsi Center.
I Lakers ringraziano, Kobe il top scorer della Lega il quale dopo aver viaggiato a 40 di media è sceso e segna stavolta meno di Andrew Bynum (22 punti e 10 rimbalzi per il 2,13 sgrezzato da St.Joseph che ha migliorato questa stagione le sue cifre per punti e rimbalzi e concretezza). Ma oltre a 20 punti il supercannoniere sogno estivo a Bologna che l’avena annunciato in Tv, l’oscar per il bidone della stagione, dimostra umiltà, serve 9 assist e ringrazia alla fine i compagni, però senza fare nomi.
Chiaramente spicca la sorpresa della matricola Andrew Goudelock, 1,91, 4° marcatore NCAA (27,7 punti) già fattosi notare contro Milwaukee (12 punti) e Charlotte (12) il quale gioca 20minuti con energia e sicurezza con 6/10 al tiro e 13 punti, ma soprattutto spiccano i 17 rimbalzi di Pau Gasol al top in questo turno nella statistica, quasi una parata spagnola perché Josè Calderon risponde con 17 assist (chiedo venia, aveva ragione Scariolo a non metterlo sotto ai fratelli Gasol e Navarro!) e Rubio è il 1° con 6 stolen.
Tornando a Denver, a parte la conferma di come Gallinari sia l’ago della bilancia della squadra, perché con una gara perfetta aveva contribuito poche ore prima al successo di 21 punti contro i Clippers, mentre ha sentito troppo il match con i titolati gialloblu (1/9, 6 punti), l’originalità di questi Knicks (naturalmente vecchia maniera…) dell’Ovest non è solo il contropiede, quel gioco a folate che ne fa con 105,6 punti il miglior attacco della NBA.
Denver è infatti più vincente in trasferta che in casa, e non è cosa da poco, si tratta del segno distintivo delle grandi formazioni e questa, si sa, è invece una squadra nata dalla famosa operazione di mercato del 22 febbraio 2011 quando i Knicks mandarono sulle Montagne Rocciore un cargo speciale di giganti, fra i quali Gallinari e Mozgov, in cambio della pepita più preziosa, quel Carmelo Anthony che al Madison è stato surclassato dai “poveri ma belli” che hanno portato la franchigia alle spalle di Oklahoma, miglior squadra in assoluto, con 8 vittorie in trasferta (e 7 casalinghe).
Denver ha avuto un grande contributo da parte di Al Harrington, cambio di lusso (24 punti, 8 rimbalzi). Una volta guarito Ty Lawson (0/3 da 3) non ha onorato la chiamata per l’All Star Game e in regia ci ha messo una pezza, al solito, il 36enne Andre Miller, Afflalo vale meno di quello che è stato pagato (40 milioni di dollari), Rudy Fernandez (1/7, 0/5 dall’arco) ha mancato la festa spagnola. Insomma, i Lakers erano battibili ma hanno vinto col cuore, coi nervi, ha rischiato di perdere per un liscio di Bynum a 11” e Mike Brown gli ha dato una tirata d’orecchi prendendola alla larga sfogandosi invece sull’arbitraggio.
Denver adesso cerca di recuperare sabato notte a Portland, poi torna in casa lunedì e mercoledì con Houston e Dallas, due squadre vere anche se i Mavs non sono più da titolo.
Zitta zitta Indiana di coach Frank Vogel arrivata a 16/6 (2° posto dietro Chicago con lo stesso numero di sconfitte ma 3 vittorie in più) godendo di una ventata di rinascita che mancava ai Pacers da ben 8 stagioni ha vinto a Dallas. Ai campioni in carica non è bastata, dopo aver saltato 4 gare per curarsi di acciacchi vari, la serata grande grande di Dirk Nowitzky (30 punti, 7 rimbalzi) e un ambiente fra l’inferocito (multati di 75 mila dollari per offese agli arbitri il proprietario Mark Cuban e 35.000 coach Carlisle per aver calciato il pallone sugli spalti) e il depresso per il precedente ko casalingo contro Oklahoma, la rivale della finale dell’Ovest.
Indiana ha dominato il gioco (25 assist) e sotto i tabelloni (48 rimbalzi (contro 42), Dallas mancava dell’infortunato Jason Kidd (ma il problema sono stati Odom, Haywood, Beaubois e West al tiro) e ha puntato sul centro Roy Hibbert chiamato per l’All Star Game e Paul George è stato la vera sorpresa con 30 punti, 11/19, 7 bombe su 11, 9 rimbalzi, 5 assist in 41 minuti. Ed è la partita della sua consacrazione. Ha fatto meglio di George dall’arco, con 8 centri, Anthony Morrow, 42 punti e top scorer del turno questa guardia dei Nets in crescita “aritmetica” che aveva già segnato nelle ultime gare 22 e 28 punti.
Miami ha largamente ridimensionato Filadelfia battendola di 20 punti sul proprio campo, LeBron si è fermato a 19 ma ha lavorato per la squadra, per cui è rinviato di un soffio il sorpasso su Kobe fra i marcatori, ma oggi è il MVP della Lega per la regolarità. E adesso Miami vuole superare Chicago Rose-dipendente e senza un vero centro.
Nella notte fra venerdì e sabato Sky Sport 2 HD ha trasmesso Boston-Knicks (replica oggi, sabato, alle 12 e ore 21.15, alle 2.30 di domenica alle 2.30 di mattina (repliche alle 12 e 21) la trasferta di Oklahoma a San Antonio per la West Conference. I Thunder sono i primi della classe della Lega, San Antonio in casa non perde mai.