Il basket e i campionati giovanili estranei alla realtà

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Diventa un caso che coinvolge i genitori e l’impegno scolastico  dei ragazzi  i calendari infrasettimanali delle Final Four nelle varie regioni italiane

Punto delicato della gestione del basket italiano sono i campionati giovanili, e l’aspettativa riguardante ciascun incontro sul territorio, il coinvolgimento della gente, dei genitori, degli amici. Prendiamo quanto succede in Umbria. Un caso emblematico.  Su 13 FINAL FOUR tra maschili e femminili del calendario ben 11 sono infrasettimanali e solo 2 di sabato e domenica.

Fin da quando studiavo all’ISEF ho sempre pensato all’organizzazione dei vari campionati, al rapporto genitori/figli/società e alla loro necessaria sinergia per poter consolidare e sviluppare il fenomeno pallacanestro che altrimenti – visto come ora è ridotto – vive solo per se stesso. Voglio dire quasi al di fuori della scuola e probabilmente al di fuori di tutto ciò che lo circonda, come se fosse piantato in un’isola felice e spensierata, una nuvola gaudiosa ma che sta lentamente e inesorabilmente  sta staccando le sue radici dalla realtà quotidiana.

Una realtà fatta di ragazzi che vanno a scuola, di campionati che cominciano troppo tardi rispetto all’inizio dell’anno scolastico (mediamente novembre), di partite spesso infrasettimanali prive di spettatori (non c’é niente di più irreale che giocare in un palazzetto semi-vuoto..) perché i genitori devono lavorare e non possono sempre prendere permessi dal lavoro.

Una siffatta organizzazione, considerando che in Umbria vengono “garantiti” arbitri federali solo dal campionato Under 15 in sù (Under 13 e Under 14 vengono arbitrati da genitori o ragazzini o comunque da persone che non sono arbitri e non hanno lo stesso metro arbitrale..) porta poi a giocare le finali nei mesi di aprile e sopratutto maggio, dove è massimo lo sforzo dei ragazzi e delle ragazze per poter concludere decentemente l’anno scolastico (tra compiti, verifiche e interrogazioni è un campo minato).

La pallacanestro fa veramente di tutto per scoraggiare nuovi adepti: è un’incentivazione al contrario, come se fosse più bello recitare sempre tra gli stessi attori.
Siamo destinati all’estinzione se non cambiamo marcia immediatamente. Per rendermi conto, ho partecipato a  una piccola riunione in una cittadina che con la Under 15 potrebbe arrivare alle Final Four previste per Mercoledì 23 Maggio e Giovedì 24 Maggio a Spoleto…

Immaginiamo solo il pensiero dei genitori riguardo ad una tale possibilità:  i loro ragazzi dovrebbero tornare a casa dopo la scuola, mangiare in fretta e furia, salire in auto, sobbarcarsi 1 ora e 15 minuti d’auto (.. quando va bene, perché molti  vengono da altri borghi e cittadine  e ci mettono di più..), giocare contro i padroni di casa, fare la doccia, tornare a casa per le 21 (…se va bene e  si gioca la prima partita di semifinale..), cenare, andare a dormire e poi alzarsi di nuovo la mattina dopo per andare a scuola, tornare di nuovo a casa e mangiare nuovamente in fretta e furia per poi di nuovo partire per  il secondo viaggio, giocare, sorbettarsi la premiazione (che di solito non vede MAI la presenza di qualche dirigente della FIP…..) e poi tornare a casa, stanchi morti ma SERENAMENTE SODDISFATTI (sic…) per raccontare ai propri genitori rimasti a casa per problemi di lavoro, e in ansia,  quanto è stato bello giocare alla presenza di 30 persone..Se va bene….

Tralascio il fatto che è stato aggiunto, in Umbria, l’ostacolo dei quarti di finale. Scelta opinabile perché  secondo le DOA ufficiali FIP non sarebbero stati necessari visto che se si giocano almeno 18 partite in stagione regolare (tipo un girone di 10 squadre, 9  gare di andata e 9 di ritorno) si deve andare direttamente alle Final Four…

Ha una logica tutto questo?

CUI PRODEST?

Matteo Cardinali – Esperto di tematiche  dello Sport, Università di Perugia

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