Dino Meneghin e il suo direttivo discuteranno per passare poi alla votazione venerdì 3 (dalle 16.30) e sabato 4 febbraio (dalle 9.30) presso il Centro di Preparazione Olimpica “Giulio Onesti” la riforma dei campionati principale argomento all’ordine del giorno e da tempo del rilancio del movimento. L’agenda delle due giornate prevede: 3 febbraio, 1.
Approvazione verbale riunione 16 e 17 dicembre 2011, 2. Comunicazioni del Presidente, 3. Regolamenti federali , 4. Settori, Comitati, Commissioni e Uffici, 5. Leghe di società professionistiche; 4 febbraio, 6. Pratiche legali, 7. Delibere amministrative, 8. Società sportive, 9. Varie ed eventuali. Il fatto che il comunicato stampa avverte che sabato alle 14.45 Dino Meneghin terrà una conferenza stampa per i media significa che il progetto è blindato, anche se si è messo di traverso la Lega Nazionale soprattutto perchè incalzata dalle 144 società di C preoccupate di finire nel tritatutto (“e in pasto ai giochi politici dei Comitati regionali”, ha tuonato il presidente Fabio Bruttini) ma non sfavorevole a una A semiprofessionistica, anche se con qualche correttivo obbligato.
Questo campionato avrà 2 stranieri, italiani con limite d’età per favorire il reclutamento e lancio di giocatori utili alla Sperimentale Azzurra, e assorbirà i club di Legadue cancellata perché è nata ed è sempre stata un ibrido, costa economicamente ma non offre visibilità anche se mi sembra che tutto sommato arrivino in A squadre preparate, come dimostrano quest’anno Venezia e Casale.
Il progetto articolato, anticipato dai giornali per sommi capi, partirà dal 2013 con una SuperA a 16 squadre e una A semiprofessionistica modello spagnolo con 2 stranieri, e le conferences per avere una base più vasta e non fare “macelleria” pesante di club e giocatori. La C diventerà regionale, e qui la perdita di valore del diritto sportivo è pesante, specie se moltiplicato per 144, sicuro che non ci saranno colpi di scene, ricorsi al Tar e all’Alta Corte di Giustizia del CONI? Lo scopo è concentrare la qualità e non vivere più al di sopra della propria condizione “perché – si coglie da un lamento dentro il vertice della Fip – qui non ci sono più soldi”. Le Leghe maggiori non sembrano sul piede di guerra, Legabasket ha tentato una sortita con le 24 squadre ma l’abbraccio mortale con Legadue non è riuscito.
Il presidente della Lega satellite Marco Bonamico, raccontano, si asterrà dal voto per non perdere la faccia (e un posto futuro), ha capito benissimo che aria tira all’interno del suo “comparto”.Per qualcuno sarà anzi una liberazione, lo sport non ha pensato purtroppo a una rivoluzione centrale dettata dal CONI il quale ossequiosa delle autonomie (questo si chiama anche divide et impera, strumento di certi imperatorucoli romani..) ha lasciato fare e spesso le soluzioni sono state pura alchimia e non studi articolati, elaborati coi dovuti tempi, a larga partecipazione me non arrivati dall’alto.
La Fip ha deciso di affrettare i tempi nonostante teoricamente dopo l’Olimpiade dovrebbero cominciare le varie assemblee elettive e ci potrà essere un turn-over, ma si andrà al voto entro il 15 marzo e quindi il quadriennio olimpico sarà di 3 anni e non di quattro, e quindi questa compagine pensa di essere riconfermata, anche se Meneghin ha detto che non si ripresenterà. Ma io ci andrei cauto su questa uscita, perché stavolta non è questione di voti e di potere regionale, forse che le regioni hanno moltiplicato i tesserati e gli arbitri?
Non si può scherzare più con la gestione del basket, guai se dopo Benetton e Toti comincia la fuga degli investitori che oggi rimangono dentro più che altro perché le sponsorizzazioni posso essere scaricate dai redditi d’impresa, e questo è un vantaggio che i privati cittadini non hanno. Attenti bene. Il vicepresidente Laguardia mette i puntini sulle i. Non si tratta di un diktat di Petrucci il quale aveva già fra le mani la bozza di questo snodo delicatissimo.
“Non è vero – dice allargando le braccia – che c’è improvvisazione e si ci siamo mossi sulla spinta delle dichiarazioni di Gianni Petrucci”.
Il quale , ricordiamo, aveva invitato Meneghin a dare un segno di risveglio, Meneghin si è sentito offeso e a stretto giro di posta ha mandato a dire che avrebbe tolto il disturbo anche subito nel caso fosse questo il messaggio “perché ho 62 anni, devo lavorare, non è possibile stare sempre a Roma”. Meneghin cura alcune sue attività a Milano, è rimasto per un lavoro di ricucitura diplomatico nonostante si pensi a lui come presidente dell’Armani perché questo management è sotto e anche perché il Milleproroghe gli consente di non fare il presidente con una diaria giornaliera di 30 euro.
Il bello è che tutti gli organismi in commedia fra un anno scadranno, e quindi la gente si chiede perché tutta questa urgenza, se siano chi è in semestre bianco sia legittimato a fare un passo del genere, specie in questo momento di confusione del paese senza che il governo Monti abbia chiarito come intende lo sport. Sarà liberalizzato, lo sport, come altre attività che non avranno più regole?. L’Olimpiade e la votazione per Roma 2020 a settembre dell’anno prossimo consigliano prudenza al Governo, lo sport è al di sopra di tutto.
“Abbiamo tutto pronto, adesso si vorranno degli aggiustamenti, ci possono stare ma non può essere snaturata. In ogni caso la faccia ce la devono mettere tutti”,
ammonisce Laguardia arciconvinto di questo passo preoccupato per i ritardi del pagamento della seconda rata annuale di diverse società che denota uno stato di crisi e un taglio netto piuttosto che altre illusioni. Questo è uno dei cardine della riforma per ottenere una SuperA di grandi contenuti, con solide garanzie, una A giovanilista. Importanti però anche gli accessori, ad esempio gli arbitri, e qui si chiude l’autogestione, il designatore sarà unico e non scelto fra i due attuali il cui lavoro è sotto gli occhi.
Chi ha cariche come adesso nel CIA e i designatori non potrà fare anche l’osservatore, “mentre è chiaro che le Leghe da giugno cammineranno con le loro gambe”. Laguardia ha tessuto un’intesa molto larga, la Lega Nazionale si allinerà, non si è saputa la posizione dell’Associazione Giocatori che perderà tanti posti di lavoro “perché – voce dall’interno – in C giocano dilettanti da 25 mila euro al mese”. Ribadisco la mia opinione: non si fanno riforme strutturali con le bocce in volo, il cappio dei sacrifici e con una compagine a fine mandato, e senza un largo sondaggio a tutti i livelli. Come si fa a dire di no a un’idea che si vuole migliorativa? Il problema poi sono le persone, appunto.