Terminato il suo mandato al CONI, se l’Italia non avrà le Olimpiadi del 2020, Gianni Petrucci riprenderà il suo ruolo guida ma a capo di Legabasket che a giugno dovrà rinnovare le cariche e soprattutto la sua politica distante dalla gente. Dopo lo scivolone casalingo con Pesaro, Siena torna a guidare il campionato ringraziando naturalmente Teramo che ha fermato Milano priva di Hairston, giocatore chiave.
Questo non giustifica l’Armani che vanta un grande coach per ben due volte campione d’Europa (ma con la Spagna, ovvero l’Invincibile Armata del basket europeo..) ma il cui gioco potrebbe essere il titolo di una puntata delle fortunata rubrica di Candidò Cannavò sulla Gazzetta dello Sport. S’intitolava per l’appunto “Fatemi capire..”. Il valore delle operazioni di mercato, fra i più costosi nella storia del basket, non si è ancora espresso in moneta sonante, si ragiona sul ciclo di 3 anni, ma anche a Teramo il punto fermo, gira e rigira, è stato un giocatore che Sergio Scariolo ha già trovato al suo arrivo, Stefano Mancinelli.
Milano ha acquistato prevalentemente giocatori di lungo corso, adesso vogliamo vedere il lavoro del coach con i vari Gentile, Melli, Radosevic, perché senza questa spinta non ci sarà competizione con i senior, mentre Gallinari sta imponendosi come la new star di Denver e terminate le 66 gare della regular season giocherà i playoff con i Nuggets e non bisognerà fare conto su di lui per un’eventuale Final Four (13 maggio) o i playoff italiani.
Non parliamo di regalo di Milano, toglierebbe valore all’ impresa di Teramo, perché non è facile che l’ultima classe batta la prima in classifica, specie quando la forbice del budget fra le due formazioni è massima e non si sbaglia a parlare infatti di un rapporto di 1 a 10 come stipendi, con tutto il rispetto possibile, ci mancherebbe altro. Tuttavia il discorso di una pianificazione su tempi medio-lunghi fatto da Milano a inizio stagione è un concetto non proponibile nello sport professionistico dove bisogna portare risultati immediati che, ovviamente si riverberano in ratings, visibilità, interesse, pubblico.
E creano euforia, certezze. A sua volta Siena è tornata a vincere a Sassari non grazie a Igor Rakocevic, giocatore atipico, play bisognoso di avere molto la palla in mano e più tiri che in Sardegna si sono trasformati in altrettanti errori con segno meno nella valutazione, mentre Stonerook segna ormai pochissimo, quasi la metà dell’anno scorso. Dal mio studio vedo che su 14 gare per 4 volte ha finito con Zero punti, e 5 volte sotto i 5 punti, una volta sola superato i 10.
Ha spostato l’equilibrio David Moss, il giocatore più controverso della squadra che non giocava da tempo una grande partita, 22 punti più 11 rimbalzi, quel tesoro dei 14 rimbalzi in più per la Montepaschi che sovente quest’anno soffre in questa voce e stavolta ha avuto anche una risposta da Andersen (anche per lui 11 rimbalzi). Credo che comunque alla fine le bigs arriveranno a sbranarsi per lo scudetto, in ogni caso questa edizione un po’ strana della Spaghetti League certifica quanto le stesse bigs siano state risucchiate dalla tendenza sempre più esterofila che fatalmente ha alzato l’equilibrio ma abbassando il livello.
Questa settimana – pensate – è stata Cantù a tirare il gruppo del maggior contributo italiano ma con solo 28 punti totali, e di cui 24 ma sono scese sotto i 10 ben tre squadre, Varese (5), Teramo (6), Sassari (7) e Bologna che recentemente aveva dato una prova di vitalità del gruppo ha perso il 3° posto a Pesaro perché lo stesso ha segnato 14 punti in tutti, e Daniel Hackett ha superato Beppe poeta nel duello diretto in chiave azzurra per il ruolo di regista della nazionale. Milano fa mezzo passo avanti e mezzo indietro, per ora comunque non ha fallito le partite che doveva vincere, quella con Siena all’andata (fortuna vuole ci fosse ancora Gallinari, promossa a Denver al ruolo di prima star..) per acquisire un credit, e quella di Belgrado per entrare fra le Prime 16, ma Drew Nicholas è un rebus rimasto ancora insoluto, e Gentile ha bisogno di acquisire la fiducia dei compagni e del suo CT per sbloccarsi. Il campionato si è compattato, meno distacco fra prima e ultime quattro (14 punti), soprattutto fra prima e fino alla quarta ( Milano è a 2 punti da Siena , 4 Cantù e Bologna), ma soprattutto il centro-classifica si è trasformato in alta classifica: fra la coppia Cantù-Bologna (9 vittorie, 5 sconfitte) e la zona Final Eight ben 9 squadre.
Questo equilibrio tendente al ribasso generale, insisto nella politica del passaportato, lo straniero in più di straforo, è dimostrato da tanti episodi, prendiamo in esame il caso paradigmastico di Teramo, fino a ieri ultima in classifica: aveva tenuto in scacco Siena, la squadra più furba ed esperta, alla prima giornata perdendo alla prima giornata nel finale, ha battuto nettamente Milano, e la vittoria viene dalla panchina, dal 6° uomo Brandon Brown, 28 punti, 31 di valutazione, MVP della giornata. Se una formazione di bassa classifica si può permettere un 6° uomo americano che ha giocato in mezzo mondo, Polonia, Grecia, Croazia, Corea e Venezuela, il risultato è più equilibrio, maggior interesse localistico ma minore all’esterno, tanto da suscitare ancora una volta un duro commento di Gianni Petrucci contro l’immobilismo della Federazione. Piano a vedere una sfiducia nei confronti di Meneghin, una sua precisa scelta 3 anni fa, a dare una risposta come numero uno del basket prendendo una posizione drastica contro l’ennesima invasione di campo della Lega che di fatto ha fatto passare il 7° straniero e si appresta a far partire un campionato a 24 squadre, che significa ancora una volta andare dalla parte opposta della logica.
Questo considerato lo stato di salute di molti club, la crisi dell’Italia, la poco entusiasmante risposta alla liberazzazione Tv, il contributo alla nazionale e i risultati determinati da questo quinquennio dai club che hanno avuto come capofila un club vinci tutto, salvo in Europa aspettare ancora di giocare la prima Finale di Coppa dei Campioni che peraltro è un traguardo che il nostro basket ha già vinto 15 volte, per cui le priorità della pallacanestro italiana sono ben altre, e ben più urgenti. Come portare certezze, spegnere i conflitti, smontare il problema di blocco di potere creato dalla Lega, che ha avuto una ricaduta anche sugli arbitraggi, il comparto designazioni, perché oggi non c’è un solo club contento di quello che è stato fatto, e con l’uscita della Benetton ci vorrà un bel ribaltone perché certi “Sistemi” tanto decantati non funzionano allo stesso modo da altre parti, e bisogna scegliere un livellamento in funzione di rinnovamento, non di crisi economica.
E quindi Petrucci potrebbe aver mandato un segnale di disponibilità al movimento, magari nel ruolo di Commissioner, ruolo che significano allo stipendio attuale 350 mila euro, più della Lega Calcio, se è vero che le speranze della candidatura olimpica per Roma 2020 sono ridotte al lumicini a causa della crisi economica. Alla Federazione andrebbe Gaetano Laguardia che confermerà Dino Meneghin per il marketing e come testimonial, il Veneto vorrebbe Crotti il quale dice però che si ritirerà del tutto. Che il Sistema attuale abbia pagato la scarsa rappresentatività ed esperienza come uomini di sport e diplomazia dei suoi vertici, venuti dal mondo bancario. Un tandem che ha stretto un giro stretto di alleanze più che di consensi, non ha saputo creare un dialogo con gli stessi imprenditori, dividere con loro le responsabilità, attrarre nuovi investitori, conquistare una popolarità con la gente, essere popolare e umile, vedere un interesse comune. E c’è stata anche un’occupazione di enormi spazi, occupazione anche mediatica a volte asfissiante o comunque ripetitiva che deve rifluire per una gestione più collettiva e a misura dei tempi. Petrucci è il perfetto super partes, questa svolta nella sua lunga carriera non è un’ipotesi astratta.
Si devono, per il buon futuro del basket, evitare sovrapposizioni, altre mosse di potere, c’è bisogno di tutti e non di guerricciole e divisioni e purghe considerando un nemico chi porta idee e magari può dare un contributo d’esperienza. Mai creare polemiche, che sono boomerang. Vedi le eccellenti prestazioni del trio italiano della NBA messo totalmente sotto accusa da chi poco ha capito il valore enorme di quella risorsa. A 3 mesi dal disastroso europeo, con Bargnani, Gallinari e Belinelli abbiamo avuto per la prima volta 3 starters (contro i soli 12 della Spaghetti League, con 17 squadre ). Bargnani è stato 7° fra i grandi marcatori e il giocatore franchigia di Toronto non più squadra materasso mentre Danilo Gallinari è la star di Denver che con 6 vittorie è fra le poche sorprese di questo inizio stagione. Non a caso, la giuria ha incluso Bargnani e Gallinari nel voting-ballot per scegliere le due squadre dell’Est e dell’Ovest che si affronteranno il 26 febbraio nell’All Star Game.
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