L’Italia a punteggio pieno chiude l’andata a Minsk con un americano che di chiama Dante e non segna un canestro, e da un confronto fra l’azzurro di Denver, Gortat, Casspi e Jerebko si capisce il significato di carisma.
“Mai sentito un allenatore italiano del post-moderno, famosi o meno famosi, dichiarare “scusatemi, colpa mia”?. Fatto i complimenti all’Italia, sottolineato il buon basket e l’ottimo spettacolo di Sassari, Tanjevic si è fatto carico della sconfitta “perché – si è accusato – dovevo cambiare i giocatori come nelle altre partite”. “Adesso – ha concluso con la sua concretezza e umanità, lasciando ad altri lo sfoggio retorico da Linus in biblioteca – è importante recuperare le energie. Quando giochi e viaggi ogni tre giorni è dura e sappiamo che il nostro cammino diventa più difficile”.
Per l’Italia dopo la notte bella di Sassari che sul 53-63 non prometteva i fuochi d’artificio finali con Datome e Hackett, un modo non solo per ringraziare il pubblico, ma per dare un segnale importante che il carattere c’è e anche la tenuta fisica, il tour de force prosegue a Minsk, poi un turno di riposo, segue dopo quasi una settimana un’altra trasferta a Coimbra.
Con Gallinari, tutor indispensabile più che prezioso, questa Italia figlia del suo campionato che continua nell’omaggio al naturalizzato poco corrisposta, perché il Chiotti visto a Sassari è rimasto a secco facendo ripensare alla bella storia di Tony Maestranzi, ha avuto bisogno di capire che si poteva perdere per respingere l’assalto di questa giovane Turchia. Che non ha pianto i cinque assenti NBA, possiede talento, credo che crescerà in modo esponenziale gara dopo gara come è storia di tutte le squadre di Tanjevic. E mi sembra un esempio lampante, portato avanti anche da Germania e Montenegro (dopo aver vinto a Belgrado col canestro finale da metà campo del diciottenne Jvanovic, si è ripetuto con Dubljevic, visto negli anni scorsi negli europei giovanili) più che dalla Serbia di come si deve interpretare un rinnovamento. E cioè a viso aperto, senza pianti greci, retorica, puntando sui vari talenti e facendoli giocare e non fargli respirare solo l’aria della nazionale, e accoppiandoli ai giocatori più motivati. Purtroppo nella nostra squadra vediamo troppi elementi che negli ultimi 3-4 anni hanno fatto dentro fuori nelle varie selezioni, e non si capisce ancora quanto possano dare. Allora è meglio puntare sui Tessitori, gli Imbrò, gli Abbas o al limite anche e i sedicenni come Mussini, i talenti puri.
Adesso l’Italia che dimostra di saper tirare la zampata vincente, anche se in casa riesce meglio, aiutata transfert con un pubblico che, come quello di sassari, fa sentire le sue squadre in eterna luna di miele, gioca fra 48 a Minsk. Molto lontano da casa, nella capitale (e città importante di 2 milioni di persone) della Bielorussia, 10 milioni di abitanti, una delle ex 13 repubbliche dell’ex Urss, incastonata fra la Russia e i paesi baltici e la Polonia, che si appassiona più al calcio ma nel basket comincia a far capolino e non va presa troppo sotto gamba perché ha perso le prime due partite, ma si è difesa, 63-75 contro i ceki, squadra futuribile ma tenace come poche, e 74-77 in Turchia. Il suo americano colpisce solo per il nome, un moro Usa dell’Ohio che di nome di battesimo fa Dante, Dante Stiggers, e ha 30 anni dovrebbe anche rendere onore a chi gli ha dato fiducia, mentre questo ex bassotto (1,80) di Southern Missisipi che ha girovagato all’est (oggi gioca a Cipro) salvo una puntata fugace in Germania, ha stabilito una sorta di record essendo riuscito a segnare nemmeno un punto in due apparizioni di 12 minuti l’una. Se però migliora, e dimostra che Dante è il cognome, potrà magari avere anche lui il passaporto per giocare in una delle nostre 4 divisioni…
Vedendo Gallinari riuscire a dare tanto rispetto a tutti i guai che ha avuto da gennaio ad oggi, l’ultima la lussazione alla spalla, è facile immaginare che forse la squadra non avrebbe oggi 3 vittorie, perché non è solo il pilastro dell’impianto tecnico, ma il suo carisma fa presa sui compagni e toglie sicurezza agli avversari che non hanno un uomo per marcarlo.
Ho provato a fare un confronto fra il Total-Gallo e gli altri 3 giocatori NBA di maggior peso tralasciando il georgiano Pachulia che sembra avere dei problemi fisici, e con un voto da 1 a 4 nelle varie voci del gioco (punti, rimbalzi, assist, recuperi, stoppate, tiri liberi, falli fatti e subiti e palle perse,doppie-doppie, pur essendo al 40-50% della condizione, è secondo dietro il polacco dei Suns Marcin Gortat, e davanti a Omar Casspi (Cleveland) e allo svedese Jonas Jerebko (Detroit). Nelle varie voci non ho dato il voto al carisma, ma basta vedere i problemi che hanno incontrato nelle prime tre gare delle qualificazioni Israele, giunta davanti a noi nell’europeo e sconfitta in casa dall’Estonia e la Polonia con due ko casalinghi (Belgio e Olanda) per capire che nel bagaglio del Gallo c’è anche il bastone del maresciallo. La personalità, in lui, è la molla che gli permette di superare ogni volta se stesso, e questo fa capire perché gli hanno fatto firmare un contratto da 44 milioni di dollari, e lui ha regalato la più brutte notte dell’anno ai suoi tifosi dei Knicks e tenuto in scacco i Lakers di Kobe, Pau e Bynum.
Rinvio a dopo il match di venerdì di Minsk una considerazione che avrei dovuto fare molto prima, a costo di togliere a queste qualificazioni la patina di “fiction sportiva”. Le partite e gli avversari sono veri, ma con due qualificazioni per gironi più altre quattro per le “seconde terze”, senza nessun rischio alla fine raccoglierò i frutti che ha programmato il rinnovamento, senza soluzioni a “mezza predica”.
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Nota: in altra parte del sito la panoramica delle qualificazioni nei vari gironi e risultati, classifiche, programmi e curiosità
1 commento su “Effetto NBA: in tutta Europa ci invidiano il Total-Gallo”