Nba, il mediatore anti-lockout

Un mediatore federale per cercare di archiviare il lockout. La Nba si affisa a George Cohen, direttore del servizio di mediazione e conciliazione, che entra a far parte della nebulosa trattativa in atto tra proprietari delle franchigie e giocatori del campionato Usa. Cohen dovrebbe già assistere e presenziare alla riunione in programma per il prossimo martedì a New York: l’intento è quello di tentare di ricomporre le divergenze che impediscono di raggiungere un’intesa.

Le parole del referente governativo sono quelle di un veterano:

“Ho già partecipato ad alcune discussioni separate, informali e private con i principali rappresentanti dell’Nba e dell’Nbapa. È evidente – ha affermato Cohen – che il conflitto in corso avrà un impatto forte non solo sulle partite, ma anche, ed è la cosa più inquietante, su quanti lavorano e forniscono servizi nell’ambito dei match di basket e più in generale sull’economia di ciascuna città dove si svolgono gli incontri”.

Allo stato attuale: lockout in corso, cento gare annullate di pre season, le prime due settimane della stagione depennate.

Caso Hardy, ora finiscono nei guai anche i medici dell’ospedale Giurgiu

Continuano le polemiche sul caso-Hardy. Anche perchè adesso, la vicenda della morte del 23enne giocatore americano del Giurgiu – che venne aggredito in un locale dopo la partita contro la Dinamo Bucarest – adesso chiama in causa anche i medici. Secondo quanto affermato dal Ministero della Sanità rumeno, infatti, ci sarebbero sull’accaduto gravi responsabilità dei dottori: secondo il funzionario del Ministero Raed Arafat, Chauncey Hardy – giunto in ospedale già in coma – “avrebbe dovuto essere trasportato subito a Bucarest, cosa invece avvenuta dopo oltre quattro ore. Oltretutto, l’ospedale di Giurgiu non aveva i mezzi per capire l’esatta entità dei danni subiti da Hardy“. L’inchiesta dunque, é tutt’altro che chiusa e proseguirà. Intanto il sospettato – arrestato nella giornata di lunedi – resterà in custodia per un mese in attesa di giudizio, mentre la salma del giocatore verrà riportata negli Stati Uniti nelle prossime ore.

Montegranaro, azionariato popolare al via

L’appello al pubblico è la maniera diretta per chiedere ai propri tifosi di sostenere la Fabi Shoes Montegranaro: la Sutor, società che gestisce il club marchigiano, da il via al’azionariato popolare con cui diventa possibile rilevare quote societarie per sostenere il club nella massima serie.

La A1 di basket è biglietto da visita a tal punto prestigioso da indurre la dirigenza a chiamare a raccolta la tifoseria: con Sutor Special Club – rende noto Montegranaro attraverso un comunicato ufficiale – si mette di fatto in circolo

“il primo esperimento di azionariato popolare nella storia del basket italiano, per ottenere una diffusione capillare delle quote societarie. Acquistando le quote, i tifosi godranno di tutti i diritti e i doveri che per legge spettano ai soci”.

In scia a quanto fatto dal Barcelona Football Club, squadra di calcio che vanta 174.000 soci, anche Montegranaro ha pensato di proporre tale soluzione: le modalità di adesione sono più di una, per diventare soci occorre un’adesione che oscilla tra i mille e i cinque mila euro.

Scusate eh: ‘NBAstano 102 giorni di indegno squallore?

Cioè. E’ la guerra tra ricchi. E mi sta bene. Se la facessero senza scassare l’anima. Lockout o non lockout, a ‘sto punto dimentico l’Nba e mi accontento della A1. Me la faccio bastare. Anzi: parecchi momenti della prima giornata li ho proprio gustati. Gallinari e Assago, Teramo che quasi ci riesce,mr. Dean from Avellino a far paura a un Montegranaro che io – a Montegranaro – gli farei sempre tanto di cappello a prescindere. Società lungimirante, gestione intelligente, pubblico encomiabile, squadra mai doma. E Bologna-Roma all’overtime: palpitazioni eccetera eccetera. Ok.

  • Però me lo chiedo. Senza che nulla di tutto ciò possa tangermi direttamente me lo chiedo: per dignità, per interessi reciproci, perchè poi gli sponsor mettono mano al portafogli pure loro, perchè da che mondo e mondo la verità sta nel mezzo. Me lo chiedo: ma non va bene fare 50 e 50 con la garanzia, magari messa nero su bianco, che in base a una impennata degli affari, le percentuali differiscano (in favore dei cestisti) più in là? Diamine.
  • Sarà perchè la necessità (LA NECESSITA’) di scioperare è qualcosa che davvero appartiene a milioni di lavoratori; sarà perchè gli scioperi sono sempre stati un momento breve; sarà perchè tutte le sante volte tornava il delegato sindacale a informare che l’accordo era stato raggiunto. Intendiamoci: raggiungere un accordo, da che mondo e mondo e per noialtri, significa che da lì a qualche mensilità in busta paga si sarebbe potuto disporre di qualche euro in più. QUALCHE EURO IN PIU’. Allora. Si facciano la guerra tra ricchi e chissenefrega.
  • Allo stato attuale: occorre una redistribuzione dello spicchio complessivo. Ai cestisti, cui il contratto è scaduto il 30 giugno scorso, spettavano entrate pari al 57% del totale. Il nodo è lì: a fronte di un passivo dichiarato di 300 milioni di dollari cumulativi per 22 delle 30 squadre che fanno parte dell’Nba (dati relativi aslla stagione appena conclusa), i proprietari intendono ridiscutere il nuovo vincolo con cifre al ribasso.
  • Gli atleti hanno detto: bene, non meno del 53%.

Lockout Nba, Dwyane Wade: “Stern fa del male a chi lavora”

Andrea Bargnani, Derek Fisher, LeBron James e ora anche il suo compagnio di squadra nelle file dei Miami Heat. Dwyane Wade: il lockout Nba sbarca su twitter e a intervenire per inoltrare al contempo un pensiero che i tifosi possano recepire e un attacco diretto – sembrano le sue penetrazioni sul campo – a David Stern, commissioner della league nord-americana. Dichiara Wade:

  • Le parole di Stern fanno male alle persone che lavorano nelle arene, al business locale e ai nostri tifosi. Questa è una serrata, non uno sciopero”.

Lo stesso Wade aveva alzato la voce nel corso di una delle ultime riunioni, fiume e inutile, tenute tra delegazione di giocatori, delegazione di proprietari e referenti istituzionali (tra cui lo stesso Stern).

Boh, non saprei. E’ come se due colpevoli si accusassero a vicenda per scagionarsi.

Il rischio è che si ritorni al 1998 anche sotto il profilo delle figure di emme. Nella circostanza, ricordo un’uscita di Patrick Ewing il quale affermò – a lockout in corso – che

“facciamo un sacco di soldi, ma spendiamo un sacco di soldi”.

Qualcuno osò andare oltre (chi, tra i giocatori dallora in attività francamente non lo ricordo) affermando che

“la manutenzione e l’assicurazione dei miei otto veicoli costa la bellezza di 75.000 dollari l’anno”.

Maledetto me: da sei mesi con i mezzi pubblici perchè la benzina non riesco neanche più a pagarmela…

Nba, il lockout del 1998

Ce lo si ripete da giorni, settimane. L’Nba rischia di essere messa in ginocchio a causa del lockout in corso che va a pregiudicare seriemente la stagione 2011/2012. I motivi della serrata – tra posizioni discordantio dei giocatori e dei proprietari di franchigia – li conosciamo ormai a menadito mentre non sembra altrettanto noto il parallelo che spesso viene fatto tra le circostanze attuali e quelo che accadde al basket americano nel lontano 1998, precedente storico per il movimento della pallacanestro americana.

Fu quella la stagione del primo lockout nella storia della Nba. Cosa era accaduto? In quella circostanza la serrata durò 204 giorni e la Lega statunitense fu nella circostanza costretta ad assemblare un mini campionato da 50 gare di regular season. Lo stop venne annunciato il 31 giugno 1998, dopo che i giocatori rifiutarono un tetto salariale rigido; fecero seguito 45 giorni di totale braccio di ferro.

Nessuno parlò con nessuno, le parti rimasero irremovibili. Il 6 agosto vi fu il primo incontro: un’ora e mezza senza cavarne nulla. Storico l’annullamento del 10 settembre: nello specifico, si trattava di un’amichevole tra i Miami Heat e il Maccabi Tel Aviv (prima cancellazione di un incontro per lockout). Si procedette, il 24 settembre, con la cancellazione di 24 gare pre-season per poi annulllare l’intera fase preliminare il 5 ottobre successivo. 13 ottobre: cancellate le prime 2 settimane di regular season infatti, il 3 novembre, gli impianti sportivio sono chiusi. Immagine penosa.

Lockout Nba, LeBron James: “Chiedo scusa ai tifosi”

Già questa pare una posizione più lineare e chiara rispetto a quella sostenuta dai vari Derek Fisher e Andrea Bargnani – perdono, Mago, ma è meglio la franchezza dell’ipocrisia. Mi stupisce quello che LeBron James ha impresso su twitter perchè il modo in cui la stella dei Miami Heat affronta il discorso della serrata Nba è quello che condivido maggiormente.

Non rilascia appelli nè diffonde al mondo la propria voglia di giocare. Semplicemente, il fenomeno degli Heat si rivolge agli appassionati di palacanestro e ai tifosi di Miami per dire loro quel che va detto:

Nba, Fisher su twitter: “Lasciateci giocare”

In processione su Twitter, diventato il canale comunicativo dei campioni dell’Nba in occasione delle trattative serrate con i proprietari di franchigie affinchè il lockout possa essere archiviato come una parentesi del passato. Seppur nulla si muova e la serrata pare destinata a proseguire a oltranza – già cancellata la prima parte della stagione – le stelle hanno deciso di prendere posizioni nette – per lo meno di fronte ai fans – affinché si intuisca il pensiero comune.

Quello di giocare fin da subito e tornare a far parlare di sè solo per i risultati e le gesta messe in mostra su parquet. Sarà una carrellata, proveremo a riportarvi l’appello di ciascuno. Dopo Andrea Bargani, è Derek Fisher, nella per lui consona veste di cestista in quota ai Los Angeles Lakers e di presidente del sindacato (Nbpa) giocatori, a divulgare quel che gli viene da dentro:

“Lasciateci giocare”.

verrebbe da chiedere chi sta impedendo loro di farlo, se non la necessità di monetizzare ulteriormente gli introiti. Per carità, ciascuno tuteli se stesso ma se è così, tanto trasporto nel sostenere la volontà di scendere in campo sinceramente non lo capisco.

Milano, Basile e Marconato a merenda con Lenny: al Sacco per capire il diabete

Il basket per beneficenza, la pallacanestro quale impegno sociale. Da campioni a campioncini, da gente come Gianluca Basile e Denis Marconato a giovani pazienti che nella vita si trovano ad affrontare battaglie e sfide assai più oimpegnative di quella che la Bennet Cantù – con il contributo encomiabile dei grandi vecchi della disciplina – dovrà sostenere per tentare di strappare a Siena lo scettro della leadership.

La Merenda con Lenny è un progetto formativo che l’ospedale Sacco di Milano ha individuato per garantire vicinanza e sostegno a quanti, fin da piccoli, devono convivere con il diabete di tioìpo 1. Attraverso la pianificazione del Servizio di Diabetologia e Malattie delMetabolismo della Clinica Pediatrica dell’Università di Milano  i bambini imparano a cercare piena autonomia nutrizionale e a gestire la terapia con insulina durante lo sport.

Regione Toscana e Basketball Generation Siena per rilanciare la pallacanestro tra i giovani

Basket e gioventù: prospettive e progetti in grado di incrociarsi in un punto di raccordo che, stavolta, è la regione Toscana. Pallacanestro quale disciplina sportiva di primaria importanza per i giovani e divulgazione dei principi e dei valori etici che più e meglio si accompagnano alla crescita dell’uomo ancor prima dello sportivo. Tra gli obiettivi di un protocollo d’intesa firmato  a Firenze, in Palazzo Strozzi Sacrati tra Enrico Rossi, presidente della Regione Toscana, e Ferdinando Minucci, vice presidente dell’Associazione sportiva dilettantistica Basketball Generation Siena (con adesione da parte del Comitato regionale della Federazione Italiana Pallacanestro).

Sono i referenti della stipula a rendicontare rispetto agli intenti, le parole di Rossi:

“La Regione – fornirà un supporto istituzionale per rilanciare il basket tra i giovani. La Toscana vantava anni fa numerose squadre al vertice, ora ha una eccellenza sul piano nazionale e internazionale: giusto puntare a un buon vivaio”.

L’accordo determina la definizione di più di un momento significativo nel quale affrontare i delicati temi della prevenzione, dell’etica e della salute in ambito cestistico.

 La definizione del programma annuale e il relativo bilancio degli ebenti sarà di competenza del Comitato regionale FIP e dell’Associazione Basketball Generation. Ciascuno dei tre soggetti garantisce l’impegno di pubblicizzare le iniziative nella maniera migliore.

Hardy, il basket nel cuore: morte infame in Romania

Morire di nulla quando la vita prorompe anche nei pori di ogni millimetro del corpo. Il basket c’entra nella misura in cui la vittima, Chauncey Hardy, era un cestista di professione, nazionalità americana, impegnato nel campionato romeno di pallacanestro. Già, la localizzazione: siamo in Romania.

  • La Romania di una sabato notte uguale a tanti altri. Per alcuni. Per altri, anticamera di una tragedia evitabile. Che di nulla, seppure la vita insegna che si muore con cadenza costante, bisognerebbe non morire. Siamo nella Romania dei canti e dei balli di una discoteca come altre migliaia. Questa, si trova a Giurgiu, sud Romania. E quei canti, quei balli, presto degenerano. Ne vien fuori una rissa a cui prendono parte diverse persone. Giovani, si vocifera. Come Hardy, forse anche più di Hardy che di anni ne ha (ne aveva) 23 e sognava di diventare grande (di far diventare grande) i locali del Giurgiu, che erano da poco riiusciti a battere gli avversari della Dinamo Bucarest.

 

Bologna, Pioli chiama Bryant: “Ti verrei a vedere”

Fresco di nomina quale nuovo allenatore del Bologna calcio in sostituzione dell’esonerato Pierpaolo Bisoli, Stefano Pioli – reduce da un’esperienza professionale da archiviare in fretta: il patron del Palermo, Maurizio Zamparini, non gli ha concesso neppure una gara ufficiale di campionato: ingaggiato a inizio estate, cacciato alla fine di agosto – ha esternato nel corso della presentazione ufficiale il proprio amore per il basket, uno sport che ama seguire e praticare.

Steve Jobs addio, deceduto il fondatore di Apple

Agenzia appena passata, per ora nessuna notizia approfondita (sono le due di notte del 6 ottobre, in America è ancora il 5: la sera inoltrata del 5 ottobre). Steve Jobs, co-fondatore, presidente, ed ex amministratore delegato di Apple Inc. è deceduto pochi minuti fa. Classe 1955, nativo di San Francisco, Jobs era malato da tempo (cancro al pancreas da stette anni) e le condizioni precarie di salute lo portarono, lo scorso 24 agosto, ad annunciare le proprie dimissioni dal ruolo di CEO di Apple.

Dall’azienda: “L’intelligenza vivace di Steve ha reso il mondo migliore”.

  • La vicinanza nei confronti di un personaggio a tal punto significativo per l’epoca in cui viviamo ci porta a riferirne la scomparsa e condividere la partecipazione e gli attestati di stima provenienti da ciascuna finestra che si spalanca sul mondo.

Suerte, Steven.

Pau e Marc Gasol si allenano con il Barcellona

Il lok out dell’NBA continua a tenere con il fiato sospeso gli appassionati di basket, mentre le stelle del campionato americano si danno da fare per cercare una sistemazione comoda in attesa dell’accordo con i proprietari.

Tra questi i fratelli Pau e Marc Gasol, freschi campioni europei con la nazionale spagnola e decisi a non perdere un anno di allenamenti per colpa della serrata. Ecco allora l’idea di tornare al Regal Barcelona, dove si alleneranno in attesa dello sblocco della situazione in terra americana.

Il giocatore dei Memphis Grizzlis ha già raggiunto la squadra per i primi allenamenti, mentre Pau Gasol, stella dei Los Angeles Lakers, sta recuperando da un infortunio e probabilmente di unirà ai compagni tra un paio di giorni.

I fratelli Gasol, in ogni caso, non giocheranno neanche un minuto nel campionato spagnolo e nelle coppe, ma si limiteranno alla preparazione tecnico-atletica, tifando poi per i compagni di allenamento negli appuntamenti ufficiali.