NBA, ancora un stop alla trattativa: ora la stagione é a serio rischio

Dopo oltre dodici ore di discussione, fino a notte inoltrata, non si é arrivati a nessun un accordo tra proprietari dei club e il sindacato dei giocatori della NBA, ma le parti si ritroveranno ancora una volta nella giornata di domani, per cercare di arrivare ad un accordo e far ripartire finalmente il campionato gia’ rinviato a fine novembre. Il commissioner della Nba, David Stern, aveva dato un ultimatum ai giocatori che scadeva ieri per accettare l’ultima offerta delle societa’, ma alla fine di un’altra giornata di trattative ha concesso un ulteriore rinvio.

Lockout Nba, ultimatum respinto: i giocatori dicono no. E i proprietari gongolano

Si era arrivati all’ultimo atto del braccio di ferro che tiene in scacco il campionato di basket Nba: dai proprietari ai giocatori, una proposta – l’ultima – da prendere o lasciare. E il sindacato dei cestisti ha fatto conoscere ala risposta: secco no, il lockout va avanti.

La Players Association, quindi, ha respinto l’offerta avanzata a nome delle franchigie dal commissioner David Stern che metteva sul piatto un ammontare tra il 49% e il 51% delle risorse totali (il precedente contratto, scaduto, fissava il valore sul 57%). La replica è giunta per bocca di Derek Fisher, massima figura sindacale:

“Non possiamo accettare l’attuale offerta della Nba sul tavolo”.

La decisione ha fatto seguito alla riunione svolta a New York alla presenza di 43 membri in rappresentanza di 29 squadre. A questo punto, sembra paradossale ma chi gongola sono i proprietari perché, sebbene i vertici del sindacato (notizie freschissime riportate da Espn) abbiano ricevuto mandato di concludere un accordo che preveda una ripartizione 50-50 e si concentri sulll’apporto di benefici maggiori rispetto al salary cap e alla durata dei contratti, i referenti delle franchigie sono (almeno una buona parte di essi) contrari non solo alla ripartizione del 50-50 (per cui si intenderebbe da ora in avanti presentare solo offerte al ribasso).

A rendere ancora più debole la posizione sindacale, anche il tentativo di spaccare la rappresentanza messo in atto da alcuni degli agenti più potenti.

Dwight Howard nel trailer di Modern Warfare 3

Dwight Howard

Dwight Howard, stella degli Orlando Magic, ha fatto una piccola apparizione nell’ultimo trailer di Modern Warfare 3. Nel trailer del nuovo gioco Activision Howard interpreta un soldato che esulta alla fine di una estenuante battaglia.

Il cameo di Howard dura solamente pochi secondi, in ogni caso per gli appassionati di basket è veramente un must. Lo scorso anno Kobe Bryant era in prima linea per sponsorizzare Call Of Duty Black Ops, segno che anche le stelle NBA sono appassionate di videogiochi.

Ultimatum della NBA, giocatori spaccati!

La decisione mercoledì: una cinquantina di giocatori sostenuta dai superagenti pronta a sciogliere il sindacato mentre i bigs sono sulla linea dura di Derek Fisher

  • E’ scattato l’ultimatum della NBA e i giocatori hanno tempo fino a mercoledì per rispondere  e sembra che per l’ennesima volta diranno no. Il presidente del sindacato giocatori Derek Fisher ha detto che non  voterà l’offerta dei proprietari, anche se molti media statunitensi sostengono che si prevede un ribaltone con la riunione dei 30 leader sindacali dei club prevista per oggi. Anche se i giocatori hanno ancora 24 ore di tempo,, hanno già cominciato a muoversi per il grande golpe.
  • Secondo ESPN  gli ‘indignati’ hanno cominciato la raccolta di firme per raggiungere quel 30% tenuto a presentare la proposta di scioglimento  al  Comitato Nazionale di Lavoro degli Stati Uniti. In totale 130 giocatori necessari per formalizzare questo atto  per iscritto, cosa che Paul Pierce pensa di poter ottenere in due giorni  anche se per ora i dissidenti sarebbero  una cinquantina.

NBA, arriva l’ultimatum di Stern al sindacato dei giocatori

David Stern, commisioner della NBA, ha negato che si tratti di un vero e proprio ultimatum, ma in realtà poco ci manca. Del resto come definire altrimenti quella che a tutti gli effetti suona come un’ultima proposta presentata ai giocatori? Entro e non oltre mercoledì o il sindacato giocatori accetterà la proposta del 51% del BRI (gli introiti della Nba) oppure la nuova offerta che sarà loro presentato sarà ancora più bassa: ovvero non più del 47%. Una presa di posizione netta, che non lascia spazio a fraintendimenti di sorta, come mai era avvenuto in precedenza in questa lunghissima ed estenuante trattativa, che vuole mettere a nudo tutte le certezze del sindacato che, per la verità, ha già mostrato qualche crepa negli ultimi giorni: se il sindacato dovesse rifiutare anche questa proposta, si potrebbe anche arrivare a ciò che tutti temono ma che non vogliono vedere realizzato: ovvero alla cancellazione totale della stagione 2011-2012. Il nuovo no è arrivato al termine di un’altra inifinita giornata di trattative durata ben otto ore e che ha portato come risultato zero passi in avanti.  “Speriamo che il rinvio porti il sindacato a definire la propria posizione e ad accettare l’accordo – ha detto Stern all’uscita dall’incontro – Non farò percentuali o previsioni, niente del genere. Vogliamo che i nostri giocatori scendano in campo perché vogliamo avere un campionato“. Ma a giudicare dalle parole del legale dei giocatori Jeffrey Kessler però è difficile ipotizzare un ammorbidimento delle posizioni dei giocatori. “Non si lasceranno intimidire. Vogliono giocare, vogliono un campionato, ma non sacrificheranno il futuro di tutti i giocatori Nba davanti a questo tipo di minacce. Derek Fisher non la vede così, Billy Hunter non la vede così, il comitato esecutivo non la vede così”. “È un’altra giornata triste – ha chiosato Fisher – per i nostri tifosi e per tutti i lavoratori del settore. Noi abbiamo fatto uno sforzo per provare a concludere l’accordo”.

Milano rischia, Nba verso l’accordo

Tengono banco questa settimana l’ Euroleague con l’Armani in Belgio e Barcellona-Siena e la trattativa fra Giocatori e Proprietari

  • Per il 4° turno di Euroleague, si ridurranno le squadre imbattute (attualmente sono 5, Caja Laboral, Cska, Panathinaikos, Barcellona e Siena) con  due big-match di questa settimana che prevede giovedì gli scontri diretti di Atene e Barcellona.
  • Per quanto riguarda le italiane, gara delicatissima per l’Armani  con la necessità di recuperare a Charleroi i 2 punti persi in casa contro l’Efes nel girone di ferro dove non c’è una sola squadra a punteggio pieno ma anche senza vittorie. I belgi, allenati da Giovanni Bozzi, arrivano dalle qualificazioni ma hanno vinto l’unica gara proprio con l’Efes, e questo complica le cose per la squadra di Sergio Scariolo che nel ranking delle 24 formazioni  è solo al 17° posto (e al 18° come percentuale), buona ultima per quanto riguarda le palle recuperate (2 di media!) e penultima negli assist (11). Come dire: il problema è negli esterni, per ora l’asse Cook-Nicholas è stato insufficiente, la squadra si è salvata coi rimbalzi nei quali è al 1° posto (29 di media in difesa).

Scarpe basket: Adidas adiPower Howard

Adidas adiPower HowardAdidas ha messo in vendita la nuova versione delle adiPower Howard, le scarpe ufficiali di Dwight Howard, stella degli Orlando Magic. Le scarpe si distinguono per il colore del team della florida.

Studiate appositamente per il piede di Howard, le nuove Adidas adiPower Howard sono in vendita per ora solamente su Shop Adidas al prezzo di 100 dollari, circa 82 euro al cambio attuale.

 

NBA, esce l’autobiografia choc di Shaq O’Neal. Fulmini e saette contro Kobe Bryant e LeBron James

E’ proprio vero: negli States non ci si annoia mai. Nonostante la prima notte Nba della stagione sia passata senza partite, non sono di certo mancate le polemiche. Questa volta però, non si tratta delle solite schermaglie sul perdurante: Shaquille O’Neal (nella foto ai tempi del Los Angeles Lakers nella stagione 2003-04 con Kobe Bryant, n.d.r.) ha infatti reso nota la sua autobiografia in cui ovviamente non risparmia accuse a due delle superstar più amate della Nba, Kobe Bryant e LeBron James. In “Shaq Uncut: My Story“, questo il titolo del volume molto atteso nelle librerie statunitense a partire dal prossimo 15 novembre, ma di cui sono già stati pubblicati alcuni estratti, il 39enne attacca il suo nemico numero 1, Kobe, ma anche uno degli ultimissimi compagni di squadra, LeBron, con cui ha condiviso la stagione 2009-10 a Cleveland.

“Kobe, io ti uccido” — Shaq riporta i lettori nella squadra del Los Angeles Lakers nella stagione 2003-04, l’ultima vissuta a Los Angeles del centro che ha chiuso la sua avventura Nba con 28.596 punti.

NBA, Fischer smentisce rotture nell’assogiocatori

Tira brutta aria negli States: e non solo per la tempesta di neve che afflitto tutto l’Est negli scorsi giorni. Il nuovo stop inflitto alla trattativa tra franchigie e sindacato dei giocatori quando sembrava che le parti potessero riuscire a trovare finalmente un accordo per salvare le 82 partite della stagione, ha portato alla diffusione di nuove voci su una presunta rottura: questa volta però all’interno del fronte dell’assogiocatori. Per evitare un nuovo cataclisma dunque, Derek Fisher, il presidente dell’associazione, è tornato a rendere pubbliche dichiarazioni per sottolineare il proprio impegno nel lavoro che mira alla sottoscrizione del nuovo contratto collettivo. “Di solito non do mai retta a queste voci assurde – ha commentato il playmaker dei Los Angeles Lakers -, ma per evitare che le cose peggiorino voglio ricordare che la mia lealtà è sempre stata riposta nell’associazione dei giocatori. Il tentativo di rompere il fronte è fallito: continueremo a lavorare tutti i giorni per i nostri tifosi“. Anche Billy Hunter, direttore esecutivo dell’associazione, si è espresso sulla stessa linea: “Il mio rapporto con Fisher è molto buono. Non c’è mai stato nessun dissidio”.

Nell’ultima riunione, i giocatori hanno rivisto al ribasso le loro pretese, ritoccando la suddivisione degli introiti al 52.5%: lo 0.5% concesso ai proprietari è traducibile in 20 milioni di dollari all’anno, ma la controparte non è disposta a trattare se non su una ripartizione equa sulla base del 50-50. In settimana vi darò qualche dettaglio in più sullo sviluppo della trattativa – ha proseguito Fisher -. La situazione ora si fa complessa: abbiamo perso tante partite, i nostri posti di lavoro sono in gioco, così come quelli di tante persone che lavorano nell’orbita della NBA. Il mio obiettivo e quello del Comitato esecutivo è quello di riuscire a trovare l’accordo più giusto possibile, un accordo che sia coerente sia sulla strutturazione del salary-cap che sulla suddivisione degli introiti. Entrambi i punti sono estremamente importanti per i nostri affari, lo sport e la nostra vita quotidiana nella NBA“.

Una NBA con 82 partite non serve a nessuno!

Lo dice il Commissioner David Stern dopo una nuova rottura nella trattativa accusando il legale del Sindacato dei Giocatori.

Non è ormai più possibile offrire una stagione completa. Non ci può essere ormai una stagione degna di una vera NBA, mancano i presupposti. Ci scusiamo con i lavoratori, i tifosi e gli imprenditori colpiti “.

Il giorno di Halloween, la tradizionale vigilia dell’inizio del campionato professionistico che cade il 1° novembre, David Stern non poteva essere più esplicito  dopo il fallimento dell’ultimo incontro tra i proprietari e il sindacato giocatori per cercare di chiudere la vertenza per il rinnovo del contratto che va avanti dal 1° luglio. Quattro mesi di lotta sindacale aspra e che nemmeno l’intervento di  Barack Obama, grande appassionato di questo sport, è riuscito a sbloccare anche se la cima sarebbe vicina perché l’accordo balla su un 2% cento che sembra più, a questo punto, una questione di principio più che di sostanza.
Preoccupatissimo, il Commissioner della NBA  ha accusato  Billy Hunter, il legale del sindacato giocatori, per la nuova rottura:

Billy è uscito dalla stanza e se n’è andato dicendo  che non scenderà di un centesimo sotto il  52%. Abbiamo provato a fare un’ultima offerta ma ci ha risposto  che ormai era finita“.

Lockout Nba, non si gioca fino al 30 novembre

Nba ancora in alto mare: il lockout non si ferma e la Lega americana cancella iulteriori due settimane di regular season, visto che – è ufficiale – non si giocherà almeno fino al 30 novembre. Il che equivale a dire addio ad almeno un altro dato: le 82 partite che normalmente danno vita alla fase regolare nonle si potrà giocare tutte.

Altro niet dopo tre giorni consecutivi di trattative: lo scoglio insormontabile, tra giocatori e proprietari, è sempre quello, la ripartizione delle risorse, altrimenti noto come Basketball Related Income (BRI). I primi non scendono oltre il 52% (dal 57% precedente) degli introiti, i secondi puntano al 50-50.

Il passaggio eventuale dal 57% al 52% comporterebbe per i cestisti oltre 1,5 miliardi di dollari di perdite in 6 anni; dall’altro lato, i proprietari affermano che la divisione a metà porterebbe alle franchigie di recuperare una parte consistente (280 dei 300 milioni) delle perdite accumulate nell’annata passata. David Stern, commissioner Nba, ha affermato:

Scarpe Basket: Nike Kobe 6 Lakers Gradient

Lakers GradientNike ha rilasciato l’ennesima colorazione delle Kobe 6, questa volta la scarpa è dedicata interamente alla squadra del campionissimo. I colori sono quelli dei Lakers, giallo e viola, un modello imperdibile per i fan sfegatati del team di Los Angeles.

Le Nike Kobe 6 Lakers Gradient arriveranno nei negozi durante le prossime settimane, sicuramente entro la fine dell’anno. Tenete d’occhio il vostro sneaker store di fiducia.

 

NBA, la stagione da 82 partite può ancora essere salvata. Ma anche a novembre non si giocherà

Piccoli, lenti progressi, in incontri fiume che durano ore ed ore. Ma oggi, forse, tutti possono guardare al futuro con un pò più di fiducia. L‘Nba é arrivata 119 giorni di lockout, ma proprietari e giocatori sono tornati a incontrarsi a poche ore dal duro monito del Presidente Barack Obama, che aveva invitato tutti a “pensare di più ai tifosi“. L’ultima riunione é avvenuta in un hotel di Manhattan per oltre 15 ore (da mezzogiorno a dopo le tre di notte), prima di interrompere la sessione per la notte e riaggiornarsi alle 20 ora italiana. “Ci sono stati dei progressi – ammette Derek Fisher, presidente del sindacato giocatori, con gli occhi arrossati dopo la maratona di trattative -, anche se non possiamo dire che siano stati grandissimi. Ma sono stati abbastanza per tornare ad incontrarsi“. “E’ stata una giornata faticosa ma molto produttiva – gli fa eco poco dopo il commissioner Stern -, speriamo che domani lo sia altrettanto. Non vediamo l’ora di risederci al tavolo“.

Proprietari e giocatori hanno dunque accantonato, almeno per il momento, la divisione del Basketball Related Income (i guadagnati generati dalla lega, di cui ai giocatori spettava il 57% fino alla passata stagione), il tema centrale su cui si erano interrotte le trattative la settimana scorsa, per parlare più in generale del sistema. E i progressi fatti inq quest’ultimo incontro sono stati tali che Billy Hunter, direttore esecutio del sindacato, è tornato a parlare dell’ipotesi di disputare una regular season con tutte le 82 partite in programma. “Se riuscissimo ad arrivare a un accordo entro la settimana sarebbe ancora possibile, ma per farlo serve l’impegno di tutti. Ci siamo tutti resi conto che due settimane di regular season sono già state cancellate e che l’Nba era pronta ad annunciare ulteriori tagli, così abbiamo deciso di rivederci“. Il commissioner Stern è un po’ più cauto: “Non abbiamo scadenze specifiche, e poi ci sono molti fattori che influiscono sulla possibilità di una regular season da 82 partite, a cominciare dall’impegno che possiamo chiedere ai giocatori, a problemi di calendario con le arene, a quello che possiamo chiedere ai fans. Sappiamo però che dobbiamo accordarci al più presto. E, d’accordo coi giocatori, vogliamo disputare quante più partite possibile“.

Di una cosa però il commissioner è certo: anche se venisse siglato un accordo la stagione non inizierà prima di dicembre (con almeno un mese di ritardo rispetto a quanto programmato, visto che la prima palla a due era in calendario il primo novembre): “Non voglio annunciare la cancellazione di altre parite, ma è ovvio che una volta concluso l’accordo avremo bisogno di tempo per far disputare i training camps, giocare qualche match di esibizione e dare il via alla stagione (quantificabile in un mese circa, n.d.r.). Comunque non c’è accordo finché non ci si accorda su tutti i punti sul tavolo“. Quanto basta per tornare ad essere ottimisti. E i tifosi, con il Presidente Obama in testa, tornano ad incrociare le dita.