Nel corso delle dieci gare di regular season Nba del 23 gennaio, priva delle star Rondo e Allen e di altri 3 giocatori la difesa di Boston ipnotizza Orlando, peggior score per un mezzo tempo nella NBA (solo 20 punti, e 36 dal 3° tempo). Pazzo Southwest: Memphis e Houston al 6° successo, gli Hornets di Belinelli squadra materasso. Memphis e Houston al Settimo Cielo, ottava sconfitta consecutiva per gli Hornets di Marco Belinelli che …eguagliano Toronto di Bargnani (ancora in rimessaggio: stiramento del polpaccio). E guardando ai bassifondi della NBA con 0/6 è ormai nei pressi Mike D’Antoni con i suoi Knicks ko al Madison da 3 ex col dente avvelenato, Danilo Gallinari (37 punti), Timofey Mozgov (16) e il veterano Al Harrington (24).
Piccola rivoluzione nella pazza Southwest Division grazie agli exploit delle franchigie delle città di Elvis Presley e dei grandi chirurghi del cuore con 4 squadre divise da 1 sola vittoria. Conducono da 2 turni i Grizzlies (10/6), davanti a San Antonio e Dallas (11/7) che hanno vinto a loro volta (gli Spurs sempre senza Ginobili a New Orleans con 17 assist di Tony Parker) e i campioni in carica senza Nowitzky (in casa con Phoenix che ha avuto 17 rimbalzi dal polacco Marcin Gortat) mentre Houston (10/7) ha voluto fare un bel un regalo a coach Kevin McHale col successo nel suo Minnesota nonostante i 39 punti di Kevin Love e l’ennesima conferma di Ricky Rubio (16 assist, ma 2/10 al tiro) che contende al n.1 dell’ultimo draft Kyrie Erving (Cleveland) il titolo di rookie dell’anno.
Gran bagarre per il 1° posto. San Antonio era andata al comando vincendo sempre in casa e perdendo sempre fuori e approfittando della brutta partenza di Dallas che aveva anch’essa problemi in trasferta, ecco nelle ultime due settimane l’esplosione di Haouston e di Memphis a mettere il pepe nella coda della divisione sudista che vede gli Hornets di Marco Belinelli in versione squadra-materasso, con 0/6 contro le dirette rivali, un totale di 3/14 (in assoluto la peggiore è Washington con 2 vittorie e 15 sconfitte) e 1/9 in casa dopo l’ultimo ko casalingo contro gli Spurs complice l’assenza prolungata di Eric Gordon, il giocatore-franchigia, uno dei 20 del Dream Team, rimpiazzato fra alti e bassi dall’azzurro Belinelli uno specialista e non ancora una vera point-guard (contro Parker e c. ha segnato 12 punti, con 5/6, 2/2 da 3).
Gli Hornet pagano il pessimo affare di mercato di DeJuan Summers, e dopo una breve apparizione come starter il “fuggiasco” di Siena è finito nelle retrovie (9 minuti, 1/3, 2 punti contro San Antonio). I Grizzlies di coach Lionel Hollins che avevano cominciato a gennaio con 3 sconfitte hanno poi marciato col passo da bigs vincendo di 1 punto a Oakland con gli starters (dalla panchina solo 11 punti di Mayo e 2 di Haddadi) confermandosi al 1° posto (con 10/6). Grande impresa recuperare 20 punti, soprattutto ben 16 nell’ultimo quarto doppiando quasi i rivali (parziale di 39-22) grazie al solito spettacolare Rudy Gay (23 punti), uno dei 20 dreamers, la crescita del bassotto (1,85, 24 anni) Mike Conley (20 punti e 9 assist) che quando tocca i 20 punti diventa l’ago della bilancia del successo.
E da ultimo Marc Gasol, un investimento da 50 milioni (in dollari) per 5 anni che ha onorato in California il premio di giocatore della settimana dell’Ovest con l’ennesima doppia-doppia, 15 punti e 11 rimbalzi, superando come ipatto il grande fratellone Pau, il pilastro dei Lakers del nuovo corso di Mike Brown che invece non riescono a vincere in trasferta e in casa non sono più imbattibili.
Houston è invece la squadra multietnica nella quale è fra gli starter il miglior giocatore argentino (Luis Scola, il protagonista dell’oro olimpico del suo paese, 15 punti a Minnesota) e la miglior guardia slovena, Goren Dragic (14 punti e 3 assist come cambio), mentre non gioca quasi più Jeff Adrien che ha iniziato la stagione con la Benetton, poco talento e personalità, sempre sull’orlo della D-League o di un ritorno nella Spaghetti League che non ha perso molto quest’anno (vedi qualche lampo di Scalabrine e Von Wafer) rappresentata al meglio dai 3 tenori azzurri, un capitale sciupato dalla nazionale agli europei, specie in questo momento da Gallinari in odore di un rinnovo di contratto con molti zeri.
La gara del record del punteggio più basso è stato il crollo di Orlando a Boston privo di Rajon Rondo e Ray Allen, le due stars, e una panchina decimata per altri 3 infortuni. Ebbene i Magic, dati in crescita, sono stati paralizzati dalle magie difensive stile “leggenda Boston” (quella di Archibald e Russell, Havlicek e Bird-McHale) riuscendo a segnare solo 56 punti. Unico in doppia cifra fra i rivali Dwight Howard, 18 punti, 4/15 con 11 tiri sbagliati negli ultimi 12 tentati, meglio nei liberi che sono il suo maggior problema con 10/18, oltre a 14 rimbalzi.
Si tratta uno degli score più bassi nella storia più recente della NBA. Gli attacchi di Orlando si sono spuntati (16/65 e 4/16 da 3 per un totale del 24%!) contro lo “scudo stellare “di coach Doc Rivers. Dopo il 22-20 iniziale, Miami ha segnato solo 36 punti negli altri 3 tempi, record negativo per il peggior post-intervallo, 20 punti totali, 10 nel terzo e quarto tempo. Stan Van Gundy ha riassunto così l’inopinato crollo che forse potrebbe determinare la cessione di Dwight Howard a una delle molte pretendenti (Los Angeles, Chicago, Filadelfia, New York):
“Possiamo avere tutte le colpe del mondo per questa sconfitta, ci hanno bloccato su ogni cosa, però bisogna dare merito all’intensità difensiva dei Celtics, una cosa veramente eccezionale”.
I Vangeli andranno aggiornate raccontando della resurrezione di Derrick Rose. Alcune sue dichiarazioni alla vigilia del match coi Nets parlavano di un possibile stop fino al termine della stagione per la microfrattura di un alluce (oltre ai guai al gomito sinistro), ma alla fine ha guidato Chicago al 16° successo (4° consecutivo) con 22 punti e 8 assist della sua star, anche se si conferma un acquisto prezioso, dopo 9 stagioni coi Pistons e 12 nella NBA, il pari ruolo Richard Hamilton il quale ha avuto cifre migliori della sua star, con una doppia-doppia, 22 punti e 10 assist. Intanto Dallas ha richiamato dalla D-League la guardia Dominique Jones (Texas Legend) che avrebbe fatto comodo all’Armani e Cleveland ha firmato con Christian Eyenga (Canton).
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