Victoria Liberas Pesaro, Almond: “La cosa più importante sono i tifosi”

Morris Almond che ha partecipato a Grandara all’incontro con l’Associazione Ristoratori ha così spiegato la sua carriera nel mondo del basket:

Anche se la timidezza rimane una componente fondamentale del suo carattere, Morris ha voglia di spiegarsi.

“Quella con Varese era un’occasione particolare: molti di noi stavano male per via dell’influenza, altri erano infortunati. Eravamo consapevoli che chi era in buone condizioni avrebbe dovuto prendersi delle responsabilità, non c’erano alternative. Io prediligo questo tipo di situazioni — afferma convinto —, dove serve fare qualcosa di importante e non essere uno dei tanti”.

Ma questa crisi come è nata?

“Nessuna stagione è perfetta, ci possono essere alti e bassi, poi la squadra è cambiata tante volte e non è facile adattarsi specie per chi, come me, deve essenzialmente tirare”.

Avvertiva la pressione?

“Non così forte. So che ci sono delle aspettative su di me, ma la mia mentalità è di vivere partita per partita, archiviando subito quella appena giocata. Voglio dire che ogni gara è nuova per me”.

Ha sofferto altre difficoltà, magari di tipo ambientale?

“Nostalgia di casa uno ce l’ha sempre ma non influisce sulle prestazioni, almeno non sulle mie. Non è nemmeno la mia prima volta fuori dagli Stati Uniti”.

Ha trovato molte differenze con il campionato spagnolo?

“Diciamo che ho trovato soprattutto differenze fra i campionati europei e l’Nba. In America si gioca di continuo: fra pre-season, stagione regolare e playoff si arrivano a giocare quasi cento partite e non tutte possono essere così importanti, quindi una sconfitta non provoca tutto ciò che avviene da voi. Qui ogni partita è un playoff, intensità e pressione sono diverse”.

Nonostante tutto, il pubblico ha cercato di incitarla e sostenerla: l’ha sentito?

“Eccome. Anzi, dopo lo scorso match la cosa più speciale sono stati i tifosi che volevano festeggiarmi ed io ero contento soprattutto per loro, era da tempo che non segnavo tanti punti. Devo anche dire che in queste settimane in cui le cose non andavano, ho ricevuto molti più incoraggiamenti dalla gente più di quanti ne abbia avuti quando giocavo bene. Questo l’ho apprezzato”.

Cosa si aspetta ora?

“Mi aspetto un girone di ritorno di livello superiore, mio e della squadra. Perché adesso conosco gli avversari che dobbiamo affrontare e noi siamo finalmente la squadra definitiva. Credo che possiamo alzare il livello delle nostre prestazioni”.


Di sicuro a Roma vorrà cercare di farsi un bel regalo di compleanno visto che il 2 febbraio compirà 26 anni. Non ci sarebbe niente di meglio che un’altra partita convincente per cancellare il giocatore triste e insicuro che sembrava diventato. E per rivedere il sorriso che gli abbiamo visto l’altra sera al Vuelle party.

Virtus Bologna, Rivers: “Ho scelto la Virtus per essere felice”

Il nuovo acquisto della Virtus Bologna, il cestista statunitense classe ’87 Kelvin Creswell “K.C.” Rivers proveniente dalla squadra francese del Roanne, ha così parlato nella conferenza stampa di presentazione: “La squadra in cui giocavo era ottima e io non avevo nessun problema con loro — prosegue l’esterno statunitense presentato nei locali di radio Futurshow Station — ma un giocatore deve anche essere felice e io penso di aver scelto per il meglio. Conosco il campionato italiano, è una realtà competitiva dove si può crescere. Siena e Milano sono le squadre più forti ma ogni partita è una gara a sé e può succedere di tutto”.

Dal punto di vista del Roanne, però, le cose non sono andate così lisce, fino all’ultimo il club francese ha cercato di sfruttare l’operazione per ottenere lo svincolo di Kemp e per ripicca non gli ha concesso il nullaosta in tempo utile per giocare la gara contro Cantù.

“Sono cose che possono succedere, certo mi sarei aspettato che come io sono andato in contro alle loro esigenze, loro venissero incontro alle mie”.

DISPONIBILITA’. Più volte questa parola utilizzata per rispondere alle domande.

“Non sono venuto qui per togliere spazio ad altri: Winston è un ottimo giocatore e uno dei leader di questa squadra. A me è stato chiesto di dare un contributo soprattutto offensivo ma cercherò di rendermi utile in tutte le circostanze, senza dover avere in mano per forza il tiro della vittoria”.

Una sintesi perfetta di quella che è stata la sua carriera in Italia, a Latina realizzatore e capocannoniere della LegaDue, a Treviso, invece, più coinvolto nel gioco di squadra e con meno responsabilità offensive.

“Faccio quello che il coach mi chiede e se Lardo mi domanderà di dare una mano nella costruzione del gioco non mi tirerò indietro. A Treviso il mio gioco è cambiato quando Repesa ha sostituito Vitucci“.

Anche fuori campo lo stesso Rivers si definisce una persona disponibile, il tutto a confermare la sua nomea di bravo ragazzo.

“Sono una persona socievole e non rifiuto mai un saluto, ho 24 anni e mi piace stare con la gente e divertirmi. Sul lavoro, però, sono una persona molto seria e penso che i tifosi apprezzeranno di me forse il mio entusiasmo che è la cosa che più mi caratterizza”.

CORSA E DIFESA.

“Per correre bisogna difendere. La pallacanestro parte dalla difesa anche se poi bisogna fare canestro. Noi siamo una squadra giovane e che può correre. Credo che potremo vincere molte partite”.

Una delle questioni irrisolte quando ancora Kemp rientrava nei piani tecnici della Virtus era la sua difficile convivenza con Kemp.

L’innesto di Rivers potrebbe ripresentare lo stesso problema. «

“Questo è un gioco di squadra e io non sono qui per competere con nessuno: alla fine di una gara non bisogna guardare quanti punti hai fatto tu, ma quanti ne ha fatti la squadra”.

Punti che possono moltiplicarsi con la corsa, colmando il difetto di una Virtus poco prolifica in attacco.

“Non voglio giudicare la squadra, non potrei perché ho visto una sola partita. Posso dire che abbiamo le gambe per poter correre. Giocando così l’anno scorso a Treviso abbiamo battuto Siena”.

Montepaschi Siena, Pianigiani: “Non potevo chiedere di più”

Simone Pianigiani, coach della Montepaschi Siena e della nazionale ha così commentato la sconfitta casalinga in Euro Lega contro Real Madrid, gara terminata 68-78:

Lo ha detto Messina, senza piaggeria:

“La Montepaschi è una grandissima squadra, ha giocato su un campo dove il pubblico fa tutt’uno con i giocatori. E poi ha giocato senza Mc Calebb, una perla, un gran giocatore”.

Poi arriva Pianigiani. Che riceve i complimenti da tutti ma per questo non può essere ovviamente contento.

“Credo che la partita sia molto semplice da spiegare rispetto ad altre volte. Abbiamo fatto un extrasforzo, una gran partita per tre quarti, in ogni zona del campo, attingendo risorse da ognuno, facendo qualcosa in più, in attacco e in difesa. Non potevo chiedere di più ai miei giocatori per il gap di palle perse, cosa che dopo l’infortunio di Mc Calebb non è andata molto bene.

Poi è chiaro che in momenti chiave devi mettere qualche canestro in più, soprattutto di quelli aperti. Loro invece hanno messo tiri allo scadere, con Lull, con Reyes. E quando potevamo fare un passo in più, ricordo sul quel +17, abbiamo sbagliato subendo la tripla sull’altra parte del campo. Quando poi vedi che ti recuperano, l’inerzia è normale che possa passare dall’altra parte.

Ma non posso dire niente ai miei giocatori, credo che abbiamo dato ancora una volta un’immagine importante, di un gruppo nuovo in fase di riassestamento, di riassetto. C’è stato l’esordio di Akindele, abbiamo provato a giocare con Lavrinovic da 4. Bastava poco, bastavano un paio di triple che ci avrebbero dato ossigeno”.

Euroleague chiusa?

«Non possiamo guardare alla classifica in questo momento. Se faccio una considerazione di classifica dico che siamo al 99% fuori. Ma noi abbiamo un modo di approcciare questa competizione che non ci permette di farci troppi problemi sulla classifica.

Questo è un periodo della stagione in cui le cose non sono andate come volevamo e non certo per causa nostra. Ma queste sono situazioni che devono lasciare un allenatore consapevole di certi valori che la squadra ha dimostrato di avere”.

Lo ha detto Messina, senza piaggeria:

“La Montepaschi è una grandissima squadra, ha giocato su un campo dove il pubblico fa tutt’uno con i giocatori. E poi ha giocato senza Mc Calebb, una perla, un gran giocatore”.

Poi arriva Pianigiani. Che riceve i complimenti da tutti ma per questo non può essere ovviamente contento.

“Credo che la partita sia molto semplice da spiegare rispetto ad altre volte. Abbiamo fatto un extrasforzo, una gran partita per tre quarti, in ogni zona del campo, attingendo risorse da ognuno, facendo qualcosa in più, in attacco e in difesa. Non potevo chiedere di più ai miei giocatori per il gap di palle perse, cosa che dopo l’infortunio di Mc Calebb non è andata molto bene.

Poi è chiaro che in momenti chiave devi mettere qualche canestro in più, soprattutto di quelli aperti. Loro invece hanno messo tiri allo scadere, con Lull, con Reyes. E quando potevamo fare un passo in più, ricordo sul quel +17, abbiamo sbagliato subendo la tripla sull’altra parte del campo. Quando poi vedi che ti recuperano, l’inerzia è normale che possa passare dall’altra parte.

Ma non posso dire niente ai miei giocatori, credo che abbiamo dato ancora una volta un’immagine importante, di un gruppo nuovo in fase di riassestamento, di riassetto. C’è stato l’esordio di Akindele, abbiamo provato a giocare con Lavrinovic da 4. Bastava poco, bastavano un paio di triple che ci avrebbero dato ossigeno”.

Euroleague chiusa?

«Non possiamo guardare alla classifica in questo momento. Se faccio una considerazione di classifica dico che siamo al 99% fuori. Ma noi abbiamo un modo di approcciare questa competizione che non ci permette di farci troppi problemi sulla classifica.

Questo è un periodo della stagione in cui le cose non sono andate come volevamo e non certo per causa nostra. Ma queste sono situazioni che devono lasciare un allenatore consapevole di certi valori che la squadra ha dimostrato di avere”.

Armani Jeans Milano, Eze: “Il nostro obiettivo è battere Siena”

E’ stato presentato oggi il neo acquisto dell’Armani Jeans Milano, Benjamin Eze. Il cestista, che in passato ha giocato e vinto con Siena ha così risposto insieme al coach Dan Peterson alle domande dei giornalisti: “Il nostro obiettivo è battere Siena. Milano è una squadra in cui volevo giocare da molto tempo, avrei potuto lasciare qualsiasi team per giocare qui».»

Dan Peterson: “Sarà il perno in attacco della squadra, un faro che saprà far valere la sua presenza difensiva in area». Insieme all’assenza di un playmaker, cui la società meneghina ha risposto con l’acquisto di Greer, la mancanza di un pivot, complice l’infortunio di Petravicius, era il motivo con cui la critica spiegava le difficoltà incontrate da Milano all’inizio della stagione. Ora con l’arrivo di Eze, Peterson, tornato sulla panchina di Milano dopo 24 anni per dare una scossa all’ambiente, non accetta più alibi: «se la squadra non va bene, dovrete prendervela con me. Non bisogna avere paura – ha aggiunto il tecnico americano – spero che succeda come con Meneghin: arrivato lui, è arrivato lo scudetto».

Caso Brumatti, Orlando: “La Commissione vuole acquisire ogni dato”

Il presidente della Commissione parlamentare d’inchiesta sugli errori in campo sanitario Laoluca Orlando ha inoltrato una nota all’assessore Kosic sui presunti ritardi nei soccorsi all’ex cestista Pino Brumatti. Eccol il testo della nota:

«La Commissione d’inchiesta che presiedo, senza pregiudizio per le indagini in corso – si legge sulla lettera inviata da Orlando all’Assessore Kosic – intende acquisire ogni dato utile a conoscere lo svolgimento dei fatti verificatisi, sia in merito a eventuali criticità organizzative riscontrate, che in ordine a iniziative amministrative, sanzionatorie e/o cautelari assunte a fronte di eventuali responsabilità individuali. La documentazione acquisita sarà valutata per eventuali ulteriori adempimenti di competenza».

Euro Cup, Cajasol Siviglia-Benetton Treviso 65-55

Nel secondo turno della Last 16 di Euro Cup Benetton Treviso viene sconfitta in trasferta da Cajasol Siviglia per 65-55. Se, nei primi due quarti, Treviso era riuscita a tener testa alla formazione spagnola al contrario, nel secondo tempo, la squadra carpigiana è stata travolta nel secondo tempo. Arriva così la prima sconfitta per i veneti dopo un serie di nove vittorie consecutive in Europa.  Queste le statistiche individuali della gara: 8 punti di Smith e Peric, 7 punti e 7 assist di Markovic, 7 punti anche per il rientrante Toolson. Paul Davis è il protagonista della serata tra gli spagnoli: 22 punti, Bullock e Katelynas 11 punti.

Nel giorne adesso Siviglia è primo in classifica a punteggio pieno con Treviso a seguire con due punti di distacco. Domani si giocherà l’altra partita del girone, Alba-Panellinios.

Scavolini Siviglia Pesaro, Scavolini: “Bisogna meritare gli applausi”

Valter Scavolini, presidente onorario di Pesaro settimo in classifica con sedici punti, in vista della prossima partita di serie A1 contro la Lottomatica Roma si è così espresso: La sparata di Barbalich ha fatto furore: qual ’è la vostra posizione in merito?


“L’intervento di Alessandro è stato un pò forte, ma non si può negare che gli insulti arrivino, li sento anche io. Purtroppo è sempre successo nel corso degli anni — ammette Valter —. Dà fastidio, ma chi fa questo lavoro dev’essere preparato anche a questo, sarebbe bello ricevere sempre applausi ma bisogna anche meritarli”.

Prorogata la fiducia ad Almond, la squadra rimane così com’è: Cinciarini compreso, viste le voci ricorrenti?

“Mi spiacerebbe se Cinciarini andasse via, è un ragazzo dei nostri, ma dev’essere contento di rimanere, non teniamo nessuno a tutti i costi. Poi, a fine stagione, ragioneremo sulle riconferme o meno”.

Scavolini Siviglia Pesaro, Dal Moro: “Almond? Contento di averlo aspettato”

Il presidente della Scavolini Siviglia Pesaro Dal Moro, ha così parlato del cestista americano Morris Almond dopo le ultime ottime prestazioni: “Non mi interessa dire: avevamo ragione, serve a poco. Sono contento perché, quando è stato scelto, il motivo era che si trattava di un elemento giovane e interessante. Sono contento per noi — dice Scavolini —, ma anche per lui, perché non rendeva come poteva. E forse dipendeva anche dalla squadra tutta: quando scendi in campo senza la giusta determinazione non vinci con nessuno”.

Il presidente Del Moro si accoda al patròn:

“Sarebbe troppo facile dire adesso: l’avevamo detto. Però nelle riunioni che abbiamo fatto in precedenza, in cuor nostro eravamo certi che Morris non era quello sottotono visto per molte partite: quindi è stato bello avere avuto la pazienza di aspettarlo. Non è vero che era boicottato dai compagni: se ci fossimo accorti che era così, saremmo intervenuti. Anzi, se si è sbloccato il merito è proprio dei compagni che non l’hanno mai isolato. Ora mi auguro che non sia la classica rondine che fa primavera..”

Virtus Bologna, Sabatini: “Il futuro è nostro”

Claudio Sabatini, presidente della Virtus Bologna ha voluto ripercorrere con le sue parole la sua storia personale alla guida della società emiliana. Dal 2003, quando Sabatini salvò la Virtus Bologna fino al presente: “Nel 2003, quando ho salvato la Virtus, dicevano che ero una meteora: sono ancora qui”. E aggiunge: “Leggo che il momento del mio club è difficile, ma non sono mai stato tranquillo come adesso”. E giù un’altra risata. Sabatini, otto vinte e otto perse con la Virtus: si aspettava di più? “No: è l’esatta fotografia del nostro campionato. Squadra rivoluzionata, giovane e spesso monca, per infortuni o fughe di americani: va bene così”. Nell’emergenza non è corso ai ripari: significa che la Virtus sarà questa fino alla fine? “Tutto si può modificare. Lavoriamo con un gruppo eccellente, ma l’attenzione al mercato c’è sempre: se capita l’occasione buona, la coglieremo. Come abbiamo fatto con Rivers: ottimo giocatore, persona super”. Sabatini sta cambiando: oltre che coerente sta diventando paziente… “L’esperienza aiuta: oggi non mi saltano più i nervi se perdo male una partita come a Cantù. Ripeto: qui c’è gente giusta, se possiamo andremo avanti con loro”. E’ sempre dell’idea di allungare il contratto a Lardo? “Assolutamente sì: se vorrà rimanere, sa che con lui mi trovo bene”. La qualità migliore del suo allenatore? “E’ un aziendalista, oltre che un grande tecnico: prima dei suoi interessi di carriera mette quelli della società”.

Soddisfatto dei risultati, lo è anche dei giovani?

“Devono crescere tutti: lo stesso Rivers lo scorso anno era un rookie”.

Moraschini, però, potrebbe partire…

“Solo se avrà più spazio che qui. Anche lui sta migliorando: gli manca soltanto la sfacciataggine per giocare spensierato”.

Sabatini che manda via l’unico bolognese: non è uno spot alla rovescia?

“No, se la destinazione è un club che lo tiene in campo 25 minuti: è la condizione per lasciarlo andare. Bisogna guardare avanti”.

Di quanto?

“Almeno 4-5 anni. Per questo domenica, lasciando il garage di Cantù, non ero abbattuto: loro hanno vinto una partita, ma il futuro è nostro”.

Nel conto della stagione anche una FuturStation da ottomila fissi sugli spalti: come si fa?

“Lavorando tutti i giorni, ringraziando giocatori e dirigenti che vanno nelle scuole e nei supermercati. Abbiamo la fiducia di un grande pubblico, per metà formato di under 18: il nostro è un progetto globale”.

Altro progetto, il Gira: risultati a parte, è in linea con le attese?

“Date le premesse, sì: i nostri giovani devono fare esperienza, lì giocano 25 minuti ogni weekend. Stiamo già pensando al loro futuro”.

In che modo?

“Questi ragazzi sono un patrimonio, vogliamo che crescano ancora. L’accordo che abbiamo fatto a Ozzano con tre persone fantastiche come Di Giansante, Vacchi e Buriani vogliamo ripeterlo con una società di LegaDue, in modo da migliorare ancora i nostri giocatori”.

Non è così disperato Sabatini, allora?

“Per una partita persa? Guardi, ci aspettano la gara con Brindisi e la trasferta di Avellino, che hanno i loro problemi (gli irpini hanno perso il centro Troutman per il resto della stagione, ndr). Se non sorridiamo noi, chi può farlo?”.

Lei non parla mai di classifica…

“Perché non è un patema: più vinciamo meglio è, ma prima di tutto mi interessa sviluppare il progetto giovani”.

Cosa le dicono i suoi colleghi?

“Li sento poco. Ma vedo che cambiano molto: Milano un allenatore e due giocatori, Treviso l’americano, anche Roma il tecnico. Parliamo di club che a budget stanno di gran lunga meglio di noi: qualcuno ottiene anche meno”.

Per questo se la ride?

“Ho altri motivi, più diretti. Stiamo organizzando le finali nazionali Under 17, rifaremo Basket for life, anche se non nei giorni della Coppa Italia”.

A proposito: alla Final Eight di Torino con che spirito andrete?

“Rilassati: quel che viene, viene. Speriamo ci sia gente, a noi è toccata una buona squadra come Montegranaro”.

Non sente la pressione?

“Quale pressione? L’insoddisfazione la leggo solo su qualche giornale: evidentemente, c’è chi vuole creare tensione dove non c’è. Questo è un buon gruppo, se c’è qualcosa che non va si sistema”.

La ricetta?

“Domani (stasera, ndr) porto tutta la squadra a mangiare la pizza. L’ho fatto spesso in anni passati, quest’anno è la prima volta: dopo una brutta sconfitta, stiamo assieme, come una buona famiglia”.

Sabatini, lei ha cambiato rotta. E il basket?

“Fermissimo: stesse facce, stessi modi, stessi discorsi. BasketCity è l’eccezione: qui vengono in 8 mila alle partite, altrove chi ne fa di più si ferma a metà”.

Le manca la Fortitudo?

“Se si intende quella vera, un pò sì. E anche il derby. Ma era scritto”.

Cosa?

“Nello sport serve anche passione e io in questi anni ho visto passare fior di miliardari: Gazzoni, Seragnoli, Cazzola, Bandiera, Martinelli, Sacrati, Menarini, Porcedda e adesso il re del caffè Zanetti. Alcuni sono finiti male, io sono ancora qui. Oggi la Virtus è un palazzo, un museo, due squadre, il miglior settore giovanile d’Italia, una gestione invidiabile. Sono fatti, e non chiacchiere: quelle le lascio agli altri”.

Ride: “Nel 2003, quando ho salvato la Virtus, dicevano che ero una meteora: sono ancora qui”.

E aggiunge: “Leggo che il momento del mio club è difficile, ma non sono mai stato tranquillo come adesso”.

E giù un’altra risata.

E’ un Claudio Sabatini un pò giù di voce, ma decisamente su di tono quello che ha da poco superato la boa di metà campionato con le sue due squadre, la Canadian Solar e il Gira. Con un bilancio in linea con le previsioni della vigilia: le sue, perlomeno. Perché il “Sabba”, prima della stagione, aveva messo in cima alla lista degli obiettivi quello di far crescere i giovani. Da lì in poi, la sua rotta l’ha mantenuta.

Sabatini, otto vinte e otto perse con la Virtus: si aspettava di più?

“No: è l’esatta fotografia del nostro campionato. Squadra rivoluzionata, giovane e spesso monca, per infortuni o fughe di americani: va bene così”.

Nell’emergenza non è corso ai ripari: significa che la Virtus sarà questa fino alla fine?

“Tutto si può modificare. Lavoriamo con un gruppo eccellente, ma l’attenzione al mercato c’è sempre: se capita l’occasione buona, la coglieremo. Come abbiamo fatto con Rivers: ottimo giocatore, persona super”.

Sabatini sta cambiando: oltre che coerente sta diventando paziente…

“L’esperienza aiuta: oggi non mi saltano più i nervi se perdo male una partita come a Cantù. Ripeto: qui c’è gente giusta, se possiamo andremo avanti con loro”.

E’ sempre dell’idea di allungare il contratto a Lardo?

“Assolutamente sì: se vorrà rimanere, sa che con lui mi trovo bene”.

La qualità migliore del suo allenatore?

“E’ un aziendalista, oltre che un grande tecnico: prima dei suoi interessi di carriera mette quelli della società”.

Soddisfatto dei risultati, lo è anche dei giovani?

“Devono crescere tutti: lo stesso Rivers lo scorso anno era un rookie”.

Moraschini, però, potrebbe partire…

“Solo se avrà più spazio che qui. Anche lui sta migliorando: gli manca soltanto la sfacciataggine per giocare spensierato”.

Sabatini che manda via l’unico bolognese: non è uno spot alla rovescia?

“No, se la destinazione è un club che lo tiene in campo 25 minuti: è la condizione per lasciarlo andare. Bisogna guardare avanti”.

Di quanto?

“Almeno 4-5 anni. Per questo domenica, lasciando il garage di Cantù, non ero abbattuto: loro hanno vinto una partita, ma il futuro è nostro”.

Nel conto della stagione anche una FuturStation da ottomila fissi sugli spalti: come si fa?

“Lavorando tutti i giorni, ringraziando giocatori e dirigenti che vanno nelle scuole e nei supermercati. Abbiamo la fiducia di un grande pubblico, per metà formato di under 18: il nostro è un progetto globale”.

Altro progetto, il Gira: risultati a parte, è in linea con le attese?

“Date le premesse, sì: i nostri giovani devono fare esperienza, lì giocano 25 minuti ogni weekend. Stiamo già pensando al loro futuro”.

In che modo?

“Questi ragazzi sono un patrimonio, vogliamo che crescano ancora. L’accordo che abbiamo fatto a Ozzano con tre persone fantastiche come Di Giansante, Vacchi e Buriani vogliamo ripeterlo con una società di LegaDue, in modo da migliorare ancora i nostri giocatori”.

Non è così disperato Sabatini, allora?

“Per una partita persa? Guardi, ci aspettano la gara con Brindisi e la trasferta di Avellino, che hanno i loro problemi (gli irpini hanno perso il centro Troutman per il resto della stagione, ndr). Se non sorridiamo noi, chi può farlo?”.

Lei non parla mai di classifica…

“Perché non è un patema: più vinciamo meglio è, ma prima di tutto mi interessa sviluppare il progetto giovani”.

Cosa le dicono i suoi colleghi?

“Li sento poco. Ma vedo che cambiano molto: Milano un allenatore e due giocatori, Treviso l’americano, anche Roma il tecnico. Parliamo di club che a budget stanno di gran lunga meglio di noi: qualcuno ottiene anche meno”.

Per questo se la ride?

“Ho altri motivi, più diretti. Stiamo organizzando le finali nazionali Under 17, rifaremo Basket for life, anche se non nei giorni della Coppa Italia”.

A proposito: alla Final Eight di Torino con che spirito andrete?

“Rilassati: quel che viene, viene. Speriamo ci sia gente, a noi è toccata una buona squadra come Montegranaro”.

Non sente la pressione?

“Quale pressione? L’insoddisfazione la leggo solo su qualche giornale: evidentemente, c’è chi vuole creare tensione dove non c’è. Questo è un buon gruppo, se c’è qualcosa che non va si sistema”.

La ricetta?

“Domani (stasera, ndr) porto tutta la squadra a mangiare la pizza. L’ho fatto spesso in anni passati, quest’anno è la prima volta: dopo una brutta sconfitta, stiamo assieme, come una buona famiglia”.

Sabatini, lei ha cambiato rotta. E il basket?

“Fermissimo: stesse facce, stessi modi, stessi discorsi. BasketCity è l’eccezione: qui vengono in 8 mila alle partite, altrove chi ne fa di più si ferma a metà”.

Le manca la Fortitudo?

“Se si intende quella vera, un pò sì. E anche il derby. Ma era scritto”.

Cosa?

“Nello sport serve anche passione e io in questi anni ho visto passare fior di miliardari: Gazzoni, Seragnoli, Cazzola, Bandiera, Martinelli, Sacrati, Menarini, Porcedda e adesso il re del caffè Zanetti. Alcuni sono finiti male, io sono ancora qui. Oggi la Virtus è un palazzo, un museo, due squadre, il miglior settore giovanile d’Italia, una gestione invidiabile. Sono fatti, e non chiacchiere: quelle le lascio agli altri”.

NBA, perde ancora Cleveland

5 sono le partite che si sono giocate nella giornata di ieri. I Laker hanno vinto facilmente contro Utah in trasferta per 120-91. Grandi prestazioni per Gasol con 20 punti e Bryant 21 E’ arrivata nella notte l’ennesima sconfitta per i Cavaliers che sono stati sconfitti da Boston 95-112. Per Cleveland è la diciottesima sconfitta consecutiva in NBA dopo l’addio di LeBron James. Per Boston ottime prestazioni di Pierce, che ha realizzato 24 punti e Allen (18 punti). I Los Angeles Clippers sconfitti a Dallas 112-95 perdono anche Gordon per infortunio. Il cestista dovrà stare fermo tra le 3 e le 4 settimane. Elenco di tutti i risultati del campionato Nba di basket: Washington-Denver 109-120 Boston-Cleveland 112-95 Dallas-LA Clippers 112-105 Sacramento-Charlotte 89-94 LA Lakers-Utah 120-91.

Barcellona, Basile: “Il compleanno peggiore”

Gianluca Basile, playmaker italiano del Barcellona, operato al piede dovrà seguire nei prossimi mesi un lungo percorso riabilitativo. Il cestista originario di Ruvo di Puglia che proprio ieri ha festeggiato il suo trentaseiesimo compleanno, ha comunque sempre detto di non voler mollare nonostante il periodo difficile:

Gianluca Basile, è dura augurarle buon compleanno, in un periodo come questo.
«È il peggiore di tutti. Già l’operazione al piede, nel novembre scorso, mi aveva spiazzato. Non ero mai finito sotto i ferri prima. Ora è successo di nuovo, mentre mi allenavo con i giovani. Uno dei primi allenamenti dopo la ripresa, nemmeno durissimo. Tutto da capo. Non pensavo che avrei dovuto subire un nuovo intervento. Quando me l’hanno detto, è stata una mazzata».

Nuova frattura, nello stesso punto. Sfortuna massima.
«Mi dicono che ci sono pochi casi del genere. Ho parlato con Recalcati, mi ha spiegato che è successo qualcosa di simile anche a Ranniko. Ma è una consolazione da poco: resta una mazzata che fai fatica ad accettare. Dopo tutti i sacrifici che ho fatto per tornare quello di prima, ci sono dentro esattamente come due mesi fa».

Con il rischio di aver chiuso la stagione.
«I tempi sono gli stessi. Tre mesi per rivedere il campo. Potrei farcela per la Final Four d’Eurolega, se riuscissimo a conquistarla. Ma parliamoci chiaro: in squadra siamo quattordici, è difficile pensare che il coach si affidi proprio in quell’occasione a uno che è fuori da mesi per infortunio».

Che cosa sta pensando, in questi giorni?
«Che il tempo passa, che gli anni sono trentasei, e che devo stare a guardare. È tutto molto triste».

Un leone ferito, ma abituato a combattere.
«E infatti ora penso a guarire bene. Ma certi pensieri cupi arrivano: non ero mai stato operato in carriera, non ero mai rimasto fuori così a lungo. Col Barcellona rinnovo il contratto di anno in anno, ci sta che la prossima e-state mi dicano che non hanno più bisogno di me. E c ‘è di peggio…»

Parliamone, cosi la parte più brutta della storia la lasciamo alle spalle…
«C’è che se una cosa dei genere dovesse capitare un’altra volta, significherebbe carriera finita».

Insistiamo: non immaginiamo un Basile arrendevole.
«Il lato positivo è che a trentasei anni sono qui. Un giocatore del Barca. Sto bene, ho il ricordo di una Supercoppa giocata bene, appena quattro mesi fa. So di poter valere ancora questo basket, se sto bene. Non mi sento a fine corsa. Ma mantenere questi livelli è dura, e questo stop non mi aiuta a guardare avanti con serenità».

Pensi a Bologna, allora. Un posto dove in molti non la dimenticano.
«Ed è un pensiero che mi aiuta. Se non dovesse andar bene potrei pensare di rientrare in Italia. Negli anni scorsi mi hanno anche cercato, ma il Barcellona continuava a rinnovarmi il contratto. Se u-na società come questa ti dà fiducia, lasciarsela alle spalle è difficile».

Basketcity vive di ricordi. Ci butta un occhio, di tanto in tanto?
«Seguo il campionato, ma ammetto che l’interesse da quando la Fortitudo non è più ad alta quota è meno intenso. È un’assenza che si sente. Sono contento che lo spirito e l’idea non siano andate perdute, ma il cammino per tornare lassù mi sembra lungo».

E il campionato in generale? Che pensa del ritorno in panchina di Peterson?
«Quando me l’hanno detto ne sono stato felice. Io il suo periodo da coach non l’ho vissuto, ma attraverso le sue telecronache mi sono innamorato del basket Nba, ai tempi delle sfide tra Magic e Jordan. È stato una guida, per me. E oggi è un esempio per tanti: vive ancora la panchina come se avesse vent’anni».

Mille voci dicono di Messina a Milano dalla prossima stagione. Sarà l’anno dei ritorni, il prossimo?
«Ettore è un grande tecnico. Ma chiunque tornasse, si chiami Messina, Basile o che altro, non cambierebbe il livello del campionato italiano. Sarebbe una cosa nuova all’inizio, questo sì».

E quel livello com’è?
«Le piccole si avvicinano alle grandi, ma Siena resta lassù. E cresce. Ha chances di entrare nella Final Four, e vedendola giocare un paio di mesi fa non avrei detto la stessa cosa. Per il resto, aspetto di vedere se Peterson saprà dare la scossa giusta a Milano»

Lega Basket, Renzi presenta uno studio sull’eleggibilità dei giocatori

Valentino Renzi, presidente della Lega Basket  nell’ultimo Consiglio Federale ha presentato uno studio sulla eleggibilità dei giocatori del campionato. Ecco il testo introduttivo della nota: “Ho ritenuto di realizzare questo studio perche’, da troppo tempo, la problematica relativa alla eleggibilità dei giocatori nel campionato italiano di Serie A vive soltanto di impressioni di addetti ai lavori che affrontano tale problematica senza il supporto di dati oggettivi.
Il mio studio parte dalla stagione sportiva 2001/2002 e si completa con la fine del girone di andata del campionato di Serie A in corso.
Per semplicita’ di lettura ho predisposto un Allegato che evidenzia, anno per anno, le norme sull’eleggibilita’, la percentuale di utilizzo dei giocatori italiani, il numero degli atleti utilizzati con almeno 10 minuti di media per gara e con un minimo di 10 presenze a referto.
Lo studio ha tenuto conto, a partire dalla stagione sportiva 2001/2002, del concetto di formazione italiana: pertanto i giocatori Chiagic, Fucka, Calabria, Gay, Radulovic, Rocca sono stati considerati di formazione italiana soltanto a partire dalla stagione sportiva 2008/2009 come stabilito da apposita delibera federale, mentre Labella a partire dalla stagione sportiva 2007/2008.

Montepaschi Siena, Pianigiani: “Sarà una partita difficilissima”

Simone Pianigiani, coach della Montepaschi Mens Sana Basket Siena, a poche ore dalla sfida contro il Real Madrid in Eurolega, ha parlato oggi in conferenza stampa: “C’è poco da dire su questa partita – commenta coach Pianigiani -. Certo non è il momento migliore per noi per giocare una gara di questo tipo, perché siamo senza Mc Calebb e con Lavrinovic in forse. Siamo in cerca di una nuova identità e quindi sarà una partita difficilissima. Vogliamo però cercare di resistere il più possibile e per fare questo dobbiamo chiedere ancora una volta un extrasforzo ai nostri giocatori. Giocheremo in casa e nelle partite casalinghe fino a questo momento abbiamo sempre tirato fuori qualcosa di speciale. Proveremo a fare lo stesso anche domani, pur sapendo che il Real Madrid è una squadra molto forte e che sta attraversando un ottimo momento di forma.”

Serie A1, provvedimenti disciplinari

In vista della prossima giornata di campionato che si giocherà domenica possima 30 gennaio alle 18.15, seconda giornata di ritorno ecco i provvedimenti disciplinari:

ANGELICO BIELLA ammenda di Euro 500,00 per offese collettive sporadiche del pubblico agli arbitri.
BENNET CANTU’ ammenda di Euro 2.000,00 per offese collettive e frequenti nei confronti di un tesserato ben individuato nonché collettive e sporadiche nei confronti degli arbitri.
DINAMO SASSARI ammenda di Euro 1.000,00 per offese collettive frequenti del pubblico agli arbitri.
DINAMO SASSARI ammenda di Euro 1.200,00 per assenza di misure di sicurezza poste tra il tavolo degli ufficiali di campo e la tribuna.
DINAMO SASSARI ammenda di Euro 3.000,00 perchè, a fine gara, fuori dall’impianto di gioco, 5/6 tifosi tenevano un comportamento gravemente offensivo nei confronti degli arbitri.
A.I.R. AVELLINO ammenda di Euro 3.000,00 per esposizione di striscioni offensivi per offese collettive frequenti del pubblico agli arbitri, per lancio di oggetti non contundenti (palle di carta) collettivo sporadico senza colpire, per lancio di sputi collettivo e frequente, colpendo.