IL CONTROSCUDETTO Contro il McCalebb-show di Siena, le prove deludenti dell’asse del rilancio Bourousis e Cook confermano problemi di gioco mascherati con l’arrivo di Gentile e Bremer.
Tanto rumore per nulla. Gara1 da ragione ai bookmakers che hanno pagato la vittoria di Siena solo 22 centesimi contro i 3,60 euro dell’Armani, e puntella il credito del “grande sortilegio” secondo il quale chi perde la prima non ha mai vinto lo scudetto in 30 anni su 36.
A 16 anni dall’ultimo scudetto, con una delle squadre meno amate e più controverse ma con un cuore grande come il suo famoso Duomo, Milano continua ad aspettare Godot. Arriverà in questa serie tanto attesa, o il prossimo mercato sarà necessario ingaggiare Kobe Bryant o LeBron?
Oltre all’immaginario Godot, simbolo di un’attesa tradita, troppo fatalista, fatta di chiacchiere che si portano vcia il tempo, fra gli spettatori e le spettatrici fra i quali il regista-Rai ha individuato almeno 5-6 possibili Playmate (complimenti, meno invece per l’uso del replay più lento delle Poste italiane…) è risultato purtroppo introvabile anche il volto più atteso e significativo per questo spot per il rilancio del basket. Ha pensato infatti non fosse opportuno scendere in campo fra i folkloristici Commandos Tigre il Regale Giorgio, ovvero l’ultimo grande stilista italiano, mentre da dietro la tenda del sottopassaggio ha fatto capolino l’accigliato presidente Proli. Il quale deve aver preso atto che la sua squadra è ancora al reparto… imbastitura. Anche lei, la squadra, ha fatto però solo un fugacissimo capolino, fortuna ha voluto che Siena decidesse di mostrare il suo buon cuore proverbiale (Cor Magis Saena tibi pandit..)
A parte a McCalebb, una sorta di Mercurio alato mentre ci continuano a urlare sadicamente nelle orecchie che tiene passaporto macedone, quasi fosse un vanto per un ambasciatore autentico del basket americano senza eguali, degno di giocare nella NBA, non è certa questa la partita che lascia immaginare un passaggio epocale del campionato. Fortunatamente non realizzabile solo col marketing, la comunicazione e il mercato ma frutto della sovrana e inappellabile prova del campo, e sommatoria di tanti valori non solo atletici e assegni a più zeri..
Se questa Armani è il futuro, è l’icona del rilancio della Spaghetti League, che il Signore dei Canestri ci lasci ancora la Mens Sana per altri 20 anni, almeno si andrà ancora qualche volta alle Final Four e si vedrà qualche giocatore spettacolare, di talento e di personalità. Quelli che nello sport si definiscono le grandi individualità.
Hai voglia a suonare l’organino che i tempi sono cambiati rispetto ai cappotti delle ultime finali, o che Milano merita di vincere, come si è letto, perché ha ottenuto più successi dei rivali negli ultimi due mesi e mezzo. Invece, senza andare troppo indietro col tempo, la terza finale negli ultimi 4 anni comincia con un’altra sconfitta netta. E in totale la striscia sale a 9, 4 + 4 +1. Il titolo è già pronto: l’Armani ricomincia dalla Prova del 9…
Da 6 anni Siena domina il campionato, e ci dicono che tutto cambierà. Sì, ma mi sembra che per ora nulla cambi, come nelle migliori rivoluzioni stile Gattopardo. Anzi per la verità lo scarto stava anzi diventando un’altra volta pesante, cioè imbarazzante, con 18 punti di differenza. La spallata , d’accordo, non c’è stata per merito del più giovane della brigata milanese, e il provvidenziale rammendo di Alessandro Gentile e un 25-4 nel confronto fra gli italici blocchi (per Siena zero punti del fante Carraretto, 2 ciascuno di Ress e Aradori, – 7 di valutazione). Ma non si vincono gli scudetti evitando le sconfitte coi ventelli, anche se se la comunicazione ufficiale insistita dai troppi pifferi assoldati e un’assenza totale della critica, fa circolare questa tesi “giustificazionista” (pardon…autogiustificazionista) che alla fine potrebbe cloroformizzare l’attenzione. Meno male che c’è già l’esaurito per le prossime due gare al Forum, perché la prima non è stato un bel biglietto da visita promozionale, anzi è stato per Milano una sorta di Pianto Greco sia per l’uscita dal campo di Fotsis, descritto come il giocatore più in forma (ci crediamo, non ci crediamo?), e la prestazione di Bourousis , legnoso, a volte anche goffo, tanto che il suo allenatore gliel’ha detto in faccia, Vorrei sottolineare che l’asse play-centro, Cook e Bourousis, è stato l’architrave della sconfitta, e segnalare che i due giocatori più reattivi e motivati, Gentile e Bremer, sono arrivati a metà stagione. Questo significa che l’Armani sconta scelte di mercato alle quali ha via via messo pezze illustri, prima Gallinari e poi col talento di Gentile e la voglia di fare di questo Bremer che però può giocare solo guardia e non play, perciò mi sono sforzato di comprendere – fra le tante cose – come mai Giachetti sia andato in campo per 4 minuti soli. Ma forse il suo allenatore voleva tenerlo nascosto per la prossima gara.