Grazie al Miller-show i Nuggets rimontano 13 punti e hanno la possibilità del sorpasso col Gallo 1 minuto dalla fine, segue il canestro di 3 di Norris Cole con James decisivo nel ruolo di play per l’assenza di Wade.
La statistica dice che Miami vince sempre (2/0) quando si gioca nelle ore piccole e perde sempre nel prime-time (0/3) e la storia si ripete a Denver che forse troppo carica dopo una bella serie di successi non riesce a stare al passo dei campioni per i quali i presagi all’arrivo in Colorado dopo la pesante sconfitta sul campo dei Clippers non sono dei migliori. Dwayne Wade, il suo regista, sfoggia uno dei suoi costosi abiti taglio Armani e Mario Chalmers gioca solo 7 minuti per uno stiramento al muscolo del braccio senza segnare un punto .
Senza la sua trazione posteriore, LeBron deve giocare praticamente play-guardia fisso, e non avanti o sotto come gli piace, e coach Spoestra getta nella mischia la terza guardia, Norris Cole, secondo anno di NBA, studente a Cleveland State, il classico cambio del cambio che giocherà quasi 40 minuti con un’enorme tensione addosso (da qui il 3/12 nel tiro) segnando però la tripla cruciale della partita, servitagli da LeBron.
Porta infatti la sua firma il canestro del 95-91 a 54” dal termine nella manciata degli attimi fatali , grazie anche al contributo di Gallinari con un airshoot crudelissimo, di questa gara che ha preso vivacità nel quarto tempo, quando Iguodala in serata-no ha lasciato il campo, non bastasse l’handicap del suo play-incursore Ty Lawson a secco per tutta la gara (0/7, 0 punti , parziale riscatto con 8 assist) .
Con i Nuggets staccati di 13 punti (66-79) diventati 9 (70-79) quando è iniziata la frazione finale, il match è diventato un veroi Miller-show:canestri in acrobazia, funambolismi, invenzioni, dribbling strettissimi finiti con uno stacco perfetto in sospensione, tiri in controtempo e tutto l’abituale campionario di mago dei canestri per il 36enne di Utah capace di impadronirsi, da ben 3 lustri, del cosiddetto Miller-Time. Un po’ come la Zona Cesarini nel calcio italiano. Grazie a Miller (19 punti, miglior marcatore della squadra, 5/7 al tiro, 2/2 da 3, 3/3 liberi, 5 rimbalzi, 7 assist) e nella prima fase del recupero a McGee (18 punti, 9 su 12) e all’ennesima partita del giovane colosso Faried (20 rimbalzi) che lo promuove di diritto fra i volti nuovi dell’All Star Game, la partita vira di 180 gradi, punto dopo punto col pubblico stregato dalla possibile impresa, Denver arriva a 1 punto. Ma LeBron è una diga insormontabile, anche psicologica, puntualmente il grande campione dai piedi piatti, le impedisce con i suoi canestri, spalleggiato da Shane Battier, micidiale da 3 (6/7), di passare in testa.
Si arriva così a quei secondi fatali, perchè prima del canestro di Cole si perde nel vuoto e affonda nella delusione più cupa, il tentativo da 3 di Gallinari. Rimesso in campo da coach Karl col sacrificio di McGee, il Gallo va a cercare la sua mattonella preferita vicino all’arco dei 3 punti, tutto a sinistra, ma il suo missile non arriva nemmeno alla retina. Sarebbe stato il canestro del clamoroso sorpasso per il 94-92 a un minuto dalla fine,. LeBron organizza l’azione decisiva, manda la palla a Norris Cole che a 54” dall’angolo sinistro chiude la gara con l’unica tripla della sua sofferta partita. LeBron mette anche il sigillo finale della sua partita da Mr:Everything sceso dall’Olimpo con due liberi, e poi ai microfoni manda un messaggio chiaro alla squadra: “Amici cari, avete capito che la miglior opportunità per vincere è la difesa..”.
Detto da uno che ha segnato 27 punti sembra una battuta, per Gallinari è duro portare la croce di un airshoot , capita a tutti di sbagliare un gol a porta vuota e nella NBA dove si gioca tutte le notti queste cose si dimenticano in fretta. The show must goes on.
Nel micro-superturno di giovedì notte New York ha dimostrato a San Antonio, una delle pretendenti al titolo, di saper vincere anche in trasferta e anche senza un Anthony all’altezza della sua fama come attaccante (solo 9 punti, 3/12 ma 12 rimbalzi per il top-scorer della NBA con quasi 27 punti di media), grazie al caparbio Felton, il suo regista infaticabile e che da due partite è il top scorer (25 in Texas), ai punti di JR Smith, cambio di lusso, e al sorprendente Rasheed Wallace (10 punti) che con suoi 15 anni di esperienza sta dando un contributo decisivo nel rapporto minuti-punti. Ha completato la spedizione con un’insolita doppia-doppia anche Tyson Chandler, uno dei centri meno chiamati in causa per il tiro, un giocatore che porta legna e fa gruppo. “La mia squadra ha mostrato quanto vale contro un grande avversario”, questo il commento di coach Woodson che a 7’ dalla fine, sotto 77-89, ha preteso e ottenuto la reazione che adesso fa dei Knicks la star di questa prima parte di stagione.
Occasione persa per San Antonio, Parker per 3 tempi è stato incredibile, punti, assist, carisma, ma ha pagato lo sforzo nel 4° tempo (0/4), il recupero di Ginobili come starter è lento e gli né mancata la sicurezza nel tiro (1/5 da 3), Splitter si è meritato ancora la fiducia di coach Popovich che invece non ha mandato in campo (mistero) un Gary Neal in grande forma e spesso giocatore tattico fondamentale.
Boston senza Rondo, il re dell’assist, col brasiliano Leandro Barbosa promosso starter e micidiale nelle triple (6/7), è crollato nel finale (18-28 nel 4° tempo, dopo essere stato avanti 79-74) a Brooklyn che vive l’euforia della sua nuova dimensione di squadra da palcoscenico e non sfrutta questa opportunità grazie al suo asse portante, il centro Lopez e il boss Deron Williams (24 punti a testa) e la doppia-doppia di Humpries il giocatore meno amato dai fans di tutte le arene statunitensi per le sue storie da copertina.
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Risultati 16 novembre: San Antonio-New York 100-104 (19 Parker + 12 a, 16 Leonard,14 Duncan + 14 ri; 25 Felton, 17 JR Smith, 9 Anthony + 12 r); Denver-Miami 93-98 (19 Miller, 18 McGee, 16 Faried + 20 ri; 27 Lebron + 12 a, + 7 ri, 18 Battier); Brooklyn-Boston 102-97 (24 Lopez, 24 Der.Williams, 10 Humpries + 13 ri; 22 Pierce, 17 Barbosa)