La settimana trionfale di Jeremy Lin, taiwanese sconosciuto che doveva giocare in Italia, ha registrato il 5° successo consecutivo dei Knicks. Gary Neal (ex Treviso) fa volare San Antonio. Se nella NBA la squadra del giorno è San Antonio, alla settima vittoria consecutiva (col ritorno dopo un mese di Manu Ginobili), l’uomo del giorno è più che mai Jeremy Lin, il figlio di emigranti taiwanesi laureato in lettere ad Harvard che solo una settimana non poteva permettersi un letto in un ostello di New York.
C’è gloria nel turno di sabato notte anche per Gary Neal, il fuggiasco di Treviso che saltava gli allenamenti per tuffarsi nelle notte brave della Milano da bere assieme ai compagni Usa dell’Armani. L’ex top scorer della Benetton, specialista del tiro da 3, ha segnato 18 punti (8/10, 4 rimbalzi, 3 assist in 23 minuti) dando fiato a Tony Perkins per il 7° successo consecutivo di San Antonio con Manu Ginobili pronto a rimettere subito in moto la sua micidiale mano mancina. Come un fenomeno da circo, sulla scena del caravanserraglio della NBA c’è però in questi giorni Jeremy Lin.
Al termine della settimana più incredibile della sua vita è passato dalle notti sul divano della casa del fratello a New York a un contratto garantito superando anche il triplo salto mortale. E cioè quello di essere incredibile a se stesso con 3 gare in quattro giorni da superstar. E dopo i 28 punti del 6 febbraio contro Utah, i 23 contro i Nets (8 febbraio), i 38 contro i Lakers (10 febbraio) a 24 ore di distanza ha segnato i tiri liberi decisivi alla fine, con 20 punti, 8/24 al tiro, 0/3, 6 rimbalzi, 8 assist. Mai nessun campione, nella storia della NBA, nemmeno Michael Jordan o Shaquille, annotano gli statistici aveva fatto tanto nelle prime 4 partite della loro carriuera. In realtà Lin è un secondo anno, nel precedente aveva fatto la gavetta con i Warriors, Houston e Dallas e, come raccontato ieri, aveva in tasca un contratto garantito con la squadra di Teramo quando all’improvviso dopo 6 mesi di lotta sindacale assurda la NBA è ripartita in un battibaleno venendo ingaggiato dai Knicks con un decadale.
Un contratto rinnovabile di 10 giorni in 10 giorni. Più che mai la NBA si conferma l’American Dream, e non solo per quell’80 per cento dei giocatori di colore, ma anche per i gialli. Per i tifosi del Madison che amano gli underdogs (i bravi sfortunati), adesso è infatti il “Mamba giallo” dopo aver vinto il duello con “Black Mamba”, il soprannome che la Nike ha dato a Kobe Bryant. Per la NBA si tratta di un colpo straordinario per sfondare sul mercato asiatico. Ha proprio ragione Giorgio Buzzavo, l’ad della Benetton-Verdesport nel ritenere il più grande fortunello al mondo Mike D’Antoni, il suo ex allenatore di uno degli scudetti più amati di Treviso. La storia di Lin dimostra che la mano del fato muove gli astri e non solo.
LIN, Legend In Newyork
stava scritto su un cartello che un tifoso dagli occhi a mandorla faceva dondolare contro i Lakers. Da quando è entrato in quintetto perché la squadra era a pezzi,i Knicks sono diventati imbattibili e luii una Leggenda….
E ha vinto senza Stoudemire e Anthony, i due bigs che costano quanto un grattacielo. La settimana si chiude col ritorno in vetta di Chicago (23/6, serie aperta di 5 vittorie), Miami (20/7) ha messo l’ancora al 2° posto, al 3° Filadelfia (19/9) che sull’orlo di una crisetta ha approfittato degli infortuni di Anderson Varejao (frattura del polso destro) e Kyle Irving (principio di commozione cerebrale: ha sbattuto il capo contro il ginocchio di Deron Williams, è fuori da 3 turni) per vincere a Cleveland. Anche New York (13/15) è alla quinta vittoria consecutiva e tenta di agganciare Boston (14/12) mentre Orlando (17/11) riprende slancio vincendo a Milwaukee che ha opposto al totem Dwight Howard un’ottima prestazione del gigante turco Ersan Yliasova (17 punti, 16 rimbalzi).
Mentre nella Eastern Conference sono solo 7 le formazioni vincenti, nella Western sono ben 11, da Oklahoma (21/6, 78,8%) a Memphis (14/13). Intrappolati i Lakers (8° posto, 15/12, 55,6%) che speravano dopo Boston di vincere al Madison come accadeva da 7 anni. Confermando i pronostici della vigilia, perduto per tutta la stagiuone Chauncey Billups, uno dei migliori specialisti da 3 punti, i Clippers si stanno confermando la seconda forza grazie a quella forza della natura di Blake Griffin che potrebbe recitare un remake su Tarzan, e naturalmente Chris Paul, il grande sogno estivo del Lakers (con Dwight Howard…) che andandosene da New Orleans ha reso orfani gli Hornets.
I Clippers hanno trovato nella guardia Randy Foye, 28 anni, 1,93, Villanova University un buon sostitudo di Billups come starter, e dopo la brutta serata di Orlando (0/5) viaggia in doppia cifra. Acquisto importante quello di Kenion Martin, il cobra tatuato, 35 anni, 2,06, 11 anni di NBA, n.1 del draft 2000, tornato dalla Cina per dare tono alla difesa. Sarà per questo che senza segnare molto, con una media di 19 minuti, i Clippers hanno vinto le ultime 3 partite e diventano un cliente difficile, anche se per ora solo in un match secco perché manca ancora un qualcosina. Ben 17 vittorie esterne fra venerdì e sabato notte, più della metà, conferma di un equilibrio che nasce anche dalla spietatezza del calendario.
Le infermerie ricordano quelle – si fa per dire – della guerra di Secessione, e il “caso Lin” a parte la magia da Harry Potter, dimostra che siamo in presenza di una specie di selezione naturale. Dopo 5 sconfitte, la peggior striscia negativa da 7 anni, proprio nella stagione più bella, senza Gallinari (un mese per guarire la distorsione della caviglia sinistra, molto seria per una vecchia microfrattura) e Mozgov, Denver è tornata al successo nell’arena di Indiana. Che sta perdendo slancio (0/5) dopo alcune imprese piratesche grazie al centro Roy Hibbert, neo-All Star, e Denny Granger il quale ha segnato 20 dei suoi 26 punti contro le Pepite nei primi 2 tempi.
Il JeremyLin show prosegue martedì con Toronto, mercoledì con Sacramento, venerdì con New Orleans: fra 7 giorni D’Antoni potrebbe passare in seconda fascia, quella dei playoff, e puntare al rinnovo del contratto.
Da buon giocatore d’azzardo, puntando sulla “fiche” gialla ha fatto la sua fortuna, e non solo. Ben 21 mila spettatori hanno acquistato il biglietto a Minneapolis, anche se ci sono rimasti male. Kevin Love è stato eccezionale (32 punti e 21 rimbalzi), Ricky Rubio si è fatto prendere troppo la mano nel tiro (nelle ultime 3 gare è sul 20% e ha perso anche troppe palle) mentre i Knicks oltre alla magia di Lin ha vinto grazie alle 29 palle perse. E pensare che coach Adelman a un certo punto ha tolto un Pekovic perfetto (9 su 10, 21 punti, 13 rimbalzi) per mettere i tre piccoli Rubio Ridnour e Barea e i Lupi. Una mossa sciagurata, New York ha recuperato e vinto con un òparziale di 18-11 nell’ultimo quarto. Denver conferma di saper vincere più in trasferta che al Pepsi Center. Fondamentale il rientro di Corey Brewer (8/16, 19 punti, 5 rimbalzi) dopo la perdita del padre. Si è svegliato Affalo (23 punti, 8/11, 5 rimbalzi) appisolatosi sulla firma di un contratto di 40 milioni di dollari, ha giocato da leader il neo-All Star Ty Lawson, top scorer con 27 punti e spina nel fianco nella difesa lassa dei Pacers.
Risultati sabato 11 febbraio: Charlotte-LA Clippers 86-111, Indiana-Denver 109-113, Cleveland-Filadelfia 84-99, New Jesery-San Antonio 89-103, Minnesota-Knicks 98-100, Dallas-Portland 97-94 ts, Milwaukee-Orlando 94-99, Sacramento-Phoenix 84-98.