Jeremy Lin, il giocatore di origine taiwanese che aveva firmato un pre-contratto con la squadra abruzzese, è stato ripescato dai Knicks e a gettone ha mandato in visibilio il suo pubblico segnando 38 puunti e vincendo il duello con Kobe Bryant. Fosse negli Stati Uniti, Lorenzo Marruganti sarebbe candidato a manager dell’anno. Pochi sanno, infatti, che Jeremy Lin il nuovo eroe del Madison che ha battuto 38-34 Kobe Bryant nel duello diretto di venerdì notte, aveva già firmato un pre-contratto con la Tercas Teramo per un centinaio di migliaia di euro quando adesso guadagnerà milioni di dollari perché a New York è arrivato con un contratto a gettone che scadeva proprio il giorno della gara coi Lakers di Bryant contro i quali i Knicks non vincevano da ben 7 anni.
Saltato all’ultimo momento per la revoca del lock-out, Lin è stato pescato dalla D-League da New York e in un mese si è trovato dalla Tercas Teramo a essere l’uomo che ha mandato in visibilio l’arena più esigente del mondo facendo dimenticare l’assenza delle big-star Anthony (problemi inguinali) e Stoudemire (gli hanno ucciso il fratello, non il padre, lunedì riprende gli allenamenti).
Dopo la strepitosa partita che ha mandato in visibilio gli spettatori dei Knicks, la sorpresa sarà infatti la cifra sul nuovo contratto. La sua storia è una favola, preso e scaricato per ben due volte, la prima dai Warrios (il ds di Teramo lo stava inseguendo fin dalla Summer League), il club di San Francisco, la città dove è nato e frequentato il liceo nella vicina Palo Alto prima di andare a studiare nella prestigiosa Università di Harvard dove ha dimostrato di essere un giocatore vero (1° con 115 gare giocate, 5° per punti, assist, 2° per palle recuperate, e 1° anche con queste credenziali nella Ivy League) oltre che uno studente modello in letteratura. E pieno di interessi, direttore del giornalino della scuola, volontario per un membro del Sanato, con una profonda fede religiosa.
L’Harry Potter del basket che gioca con i gambali blu che lo fanno assomigliare a un guerriero dell’imperatore, sfata il sortilegio del 17, il suo numero di maglia, gioca col sorriso sulle labbra, come faceva Jordan, e manda un messaggio di speranza a tutti i colleghi: nel basket si può fare. Sapete quale è stata la sua laconica dichiarazione dopo che ha superato in una settimana per ben 3 volte il record personale portandolo a 38 punti ( i precedenti: 25 coi Nets, 28 con Utah) e superando anche quello stagionale di Anthony (37 punti)?. “La cosa più importante né che stasera abbiamo vinto la quarta gara consecutiva e che siamo pronti per la quinta”.
I Knicks hanno preso slancio dai suoi canestri, 12 punti e 2 assist nel 16/6 iniziale, e non hanno avuto bisogno di voltarsi indietro per tutta la partita nonostante i 34 punti e 10 rimbalzi di Kobe Bryant e le ottime prestazioni di Pau Gasol (16 punti e 10 rimbalzi) e Andrew Bynum e la superiorità dei giganti californiani. Il bello è che i Knicks, oltre alle assenze di Anthony e Stoudemire e ai soli 41 rimbalzi contro 48 hanno avuto un mediocre 8/24 nel tiro dai panchinari (12 della matricola Shumpert con 5/13, 9 di Novak con 3/9 e niente da Bbibby 0/2 nel tiro). E tirato anche male da 3, 5/21, il 23,8.
“Mai visto nulla di simile in vita mia. Segnare 38 punti in un contesto di una squadra di basket è una cosa difficile da spiegare, bisogna essere onesti…Spero che Lin passi inosservato a lungo”,
ha confessato un D’Antoni ancora incredulo. Da parte sua Mike Brown, il coach dei Laker, ha detto:
“E’ stato terrificante, ha fatto la differenza”.
Jeremy ha segnato un punto al minuto: 38 punti in 38’34”, 13/23, 2/4 da 3,10/13 dalla lunetta, 4 rimbalzi, 7 assist ma anche 6 perse. Una partita che ha fatto storia nella NBA.
Otto vittorie in trasferta su 12, per il fuso la prima è stata dei Clippers a Filadelfia con un canestro di Chris Paul a 3” dalla fine e l’ultima di Oklahoma a Utah grazie a 28 di Westbrrok, 19 di Kevin Durant che sale al 2° posto nel MVP-ranking e della crescita del congolese spagnolizzato Seri Ibaka con una sorprendente doppia, 16 punti e 11 rimbalzi e al domimio aereo (14 rimbalzi in più, 46-32).
Col ritorno di Jason Kidd dopo 5 gare Dallas è tornata a vincere in trasferta e ringrazia un gigantesco Nowitzky che festeggia a Utah con 33 punti la chiamata da parte degli allenatori per il suo 11° All Star Game di Orlando (26 febbraio). Gli altri europei saranno Marc Gasol e Tony Parker. Chiamata in extremis anche per Paul Pierce, il capitano di Boston: si tratta della decima volta.
Senza Derrick Rose per un indolenzimento alla schiena i Bulls hanno piantato la bandiera n.23 a Charlotte completamente in rotta, 64 punti, -31 stavolta, 13 sconfitte consecutive, la squadra di Michael Jordan in veste di proprietario… Chicago sfiora l’80% di vittorie (79,3) con un centro leggero come il francese Noah, difficile crederci. Atlanta di coach Larry Drew (18/9, 66,7%) ha vinto a Orlando (16/11, 59,3%) e la supera nel ranking, non sono stati sufficienti i 18 punti e 18 rimbalzi di Dwight Jones: il problema resta la panchina, e Turkoglu, il primo turco arrivato alla NBA e inamovibile, è forse al tramonto.
Dopo due turni di sospensione per aver calpestato Luis Scola a terra Kevin Love ha giocato una grande gara (32 punti, 12 rimbalzi) contro Nowitzky e c. ma non è bastato (Rubio incanta con i suoi assist, ma non è un tiratore come le grandi guardie NBA, i Rose, Paul, Westbrook o Jamal Crawford che con 31 punti partendo dalla panchina ha firmato la vittoria di Portland a New Orleans che mancava di mezza squadra: oltre a Eric Gordon, anche Jack, Landry, Smith, Summers.
E’ stato fermato anche Kaman che cerca sempre un acquirente, ne ha approfittato Marco Belinelli per collezionare un’altra gara da starter con 11 punti (5/11, 2/6 da 3, 3 assist in 32’). Senza giocare, Bargnani è al 5° posto (23,5 punti di media in 13 gare) e davanti a Anthony (8° con 22,3) fra i Top scorer, ma Toronto con un assist-show di Josè Calderon è riuscita a battere con Boston che ha sentito la brutta botta del ko casalingo con i Lakers della notte precedente. I Raptors (9/19) lasciano l’ultimo posto di Atlantic Division ai Nets , intanto dal fondo cresce Detroit alla quarta vittoria consecutiva. Frena Indiana, Miami vince in scioltezza a Washington ed è la sfidante dei Bulls e i Knicks Lin-dipendenti (12/15) vedono ormai Boston (14/12) ma vedremo la prossima settimana se la favola del’Harry Potter del basket continua.
Risultati 11 febbraio: New York-LA Lakers 89-93, Toronto-Boston 86-74, Filadelfia-Clippers 77-78, Washington-Miami 89-106, Charlotte-Chicago 64-95, Orlando-Atlanta 87-89, Detroit-New Jersey 109-92, Cleveland-Milwaukee 112-113, Memphis-Indiana 98-92, New Orleans-Portland 86-94,Minnesota-Dallas 97-104, Utah-Oklahoma 87-101