La 36enne guardia Andre Miller sfiora la clamorosa tripla-doppia firmando da ex la vittoria di Filaldelfia che rilancia Denver mentre a Orlando prima vittoria in trasferta di San Antonio e la cenerentola Washington chiude la serie di Oklahoma prima della classe. La striscia di 7 vittorie della prima della classe (Oklahoma, 12/2) finisce contro l’ultima (Washington 11/1), pazienza se Russell Westbrook è il top scorer (38 punti) del turno di mercoledì notte e Kevin Durant ne segna 33.
Il miracolo è frutto della “banda bassotti” della capitale, 67 punti fra John Wall (25 punti oltre a rimbalzi e assist, sicuramente poteva ambire ai 20 del Dream Team), Nick Young (24) e Crawford (18) anche se con percentuali di tiro proporzionali alla statura (12 su 44), ma l’importante è muovere l’aria, alla fine qualcosa resta, mentre i Wizard che stanno inserendo il gigante ceko Jan Vesely restano ancora il fanalino di coda, anche se molto vispo, con 2 sole vittorie su 12 gare. Trascinata da Tony Parker e senza Manu Ginobili San Antonio vince a Orlando ai supplementari la sua prima gara esterna (dopo 5 sconfitte).
Ai Magic non basta un immenso Howard (25 rimbalzi) per allungare la striscia di 5 vittorie, e l’assenza di Hedo Turkoglu, detto “superbone”, fa capire l’importanza del primo turco ad aver messo piede nella NBA. Melo Anthony (5/22) e Amare Soudemire (7/22) sembrano voler sfiduciare Mike D’Antoni, e dopo la quarta sconfitta consecutiva, l’ennesima serata amara alla Scala del basket, il Madison, i nodi vengono al pettine, perché se Sparta piange Atene non ride.. Parlo del contributo della panchina, meno di 10 punti (7 punti in 4!) roba da non crederci, il segno forse di una sfiducia generale che forse porterà a una svolta.
Priva di Eric Gordon, New Orleans è ferma da tempo ai box (5 sconfitte di seguito), e Memphis passa con una doppia-doppia di Marc Gasol (22 punti, 12 rimbalzi). Si batte Marco Belinelli senza fortuna al tiro (1/5 da 3) il quale chiude in doppia cifra (10 con 5/5 ai liberi, 3 rimbalzi, 6 falli), mentre DeJuan Summers dopo 3 partite fallite come starter rientra nei ranghi con un solo tiro a vuoto e nulla più in 5 minuti: forse adesso rimpiangerà di aver lasciato Siena.
I campioni di Dallas perdono coi Clippers in trasferta con una tripla all’ultimo secondo di Billups che rimedia all’assenza prolungata di Chris Paul e rovescia una gara che sembrava compromessa, mentre Andrea Bargnani continua a viaggiare con la squadra ma ha saltato la quarta partita consecutiva per lo stiramento al polpaccio e ai Raptors mancano molto i suoi 22,3 punti per gara che hanno permesso all’azzurro di stare all’8° posto fra i marcatori, unico europeo fra i giganti del Dream Team fra i quali s’è inserito al 7° posto (22,6) l’outsider Monta Ellis di Golden State.
Questa giornata pazza non poteva che esaltare la “pazzoide” Gallinari-band che fa saltare nell’overtime l’imbattibilità del Wells Fargo Center di Filaldelfia, la miglior formazione dell’Atlantic Division, grazie all’ex Andre Miller, 36 anni a giorni, 12 di NBA, 1,88 metri, e alle mosse di George Karl. L’antico coach, ex Real Madrid, rilancia il greco-americano Koufos nel 5° per il mal di schiena del russo Mozgov (ne guadagna il brasiliano Nenè, tanti punti, tanti rimbalzi) e soprattutto decide di far giocare assieme le sue point-guard Ty Lawson e Andre Miller che nel pick and roll vanno a nozze, come sottolinea il coach degli sconfitti Scott Skyles.
Partita perfetta per incorniciare la carriera importante di Andre Miller, il primo giocatore di Denver a segnare più di 25 punti partendo dalla panchina (come fece Earl Boykins, poi approdato a Bologna, nel 2005) sfiorando la tripla doppia, con 10 assist e 8 rimbalzi. Sono dell’antico cavaliere nero, universitario a Utah, tutti i momenti importanti: la tripla che in una serata non eccezionale di Gallinari (3 punti, minimo della stagione, ma in campo per 33 minuti portando anche rimbalzi, recuperi, difesa, presenza) scuote Denver che rimonta 10 punti e col parziale di 20-4 va 51-46 all’intervallo facendo barcollare i Phila76ers.
E questo sotto gli occhi del commissioner David Stern venuto a sviolinare la squadra della cittadina di Beniamino Franklin. Lo show, con 9/14 nel 2° tempo, 3 triple su 4, una tripla doppia sfiorata per 2 rimbalzi in meno, si conclude negli ultimi secondi del supplementare quando King-M segna in sospensione il canestro del sorpasso 106-104 e dopo il tiro da 3 mancato di Williams intercetta un passaggio di Jrue Holiday permettendo a Denver di passare, dopo Milwaukee, sul campo di una squadra consideratissima.
Reazione forte dopo lo scivolone con Utah, il 2-0 incoraggiante per gli ultimi 2 test nel viaggio all’Est (venerdì a Washington, sabato notte al Madison) per tornare davanti al suo pubblico dopo una puntata a Sacramento con la quinta trasferta in 10 giorni mercoledì prossimo. Per quanto riguarda i giocatori provenienti dal campionato italiano, da segnalare che con l’assenza di Turkoglu Von Wafer (ex Cremona) ha giocato 22 minuti, con 6/11 a 15 punti che però non sono bastati a Orlando per evitare il ko nell’overtime con gli Spurs di Greg Popovich, il coach che con Karl gode di maggior reputazione. Minnesota fa faville con la regia di Ricky Rubio, è lui la matricola della settimana con 7 rimbalzi, 8 assist, 6 recuperi, 7/8 ai liberi con Detroit, come si fa a essere il MVP in una serata perssima nel tiro (1/8).
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