Belinelli ha fatto poco, 4 punti, 1 canestro e 2 liberi nel successo preziosissimo contro Indiana dei Bulls senza il guerriero franco-americano Noah che approfittano delle sconfitte di Boston consolida il 6° posto. Forse davvero qualcosa non va nel rapporto fra la guardia azzurra che forse si prepara a cambiare squadra dopo la bella stagione, a meno che voglia cambiare squadra Derrick Rose protagonista di un caso latente, i medici lo considerano pronto e lui non se la sente di rischiare
“fino a quando – spiega – non mi sentirò sicuro nella schiacciata perché ho 24 anni e un futuro davanti a me e certe cose devo deciderle io, solo Dio sa quando tornerò in campo, anche se potrebbe essere domani”.
Vittoria firmata dal collettivo, col duo Deng-Boozer all’altezza della propria fama (20 per l’anglosudanese e doppia di sostanza per Mister Muscolo), un apporto importante di Mohammad come centro titolare, buon rientro di Tai Gibson, espulsione di Nate Robinson e quarto tempo decisivo con un calo brusco di Paul George nel tiro e il peso dell’assenza di David West, pagato soprattutto ai rimbalzi, mentre non fa più notizia quella di Granger.
Così si spiega lo stop dopo 3 sconfitte, ringrazia New York che si fa sotto per il 2° posto che la squadra di Vogel vuole difendere con le unghie e coi denti per arrivare alla finale della conference con Miami per rinfocolare la polemica dell’anno passato, quando il coach venne multato per aver definito i rivali dei furbi cascatori.
In assenta di Ty Lawson che ha problemi al tallone e di Winston Chandler per una lussazione alla spalla e con la buca di Corey Brewer (2 punti) dopo i 29 punti con i 3 tiri libera della rocambolesca vittoria con Sacramento, Gallinari è tornato a recitare il ruolo di trascinatore di una squadra sempre reattiva, bilanciata, graffiante in difesa con 19 punti dell’ala tuttofosforo.
L’imprevidibilità dei giocatori di Sacramento è pari alla partita da 500 milioni di dollari che stanno giocando il gruppo di imprenditori che si contendono i Kings, un giorno già trasferiti a Seattle e il giorno dopo inamovibili (questa l’ultima ipotesi che nasce dall’arrivo di un magnate di Silicon Valley). La difesa vitaminica dei Nuggets è stata sufficiente, solo DeMarcus Cousins ha avuto qualcosa in più ma merito dal suo talento (anche questo imprevedibile).
Vittoria n.15 utilissima per confermare il 3° posto (49-22, 69%) con 11 partite davanti, 6 gare casalinghe e 5 on the road, un cammino (in nero le squadre da playoff) che prevede un doppio match con la capolista dell’Ovest San Antonio che ha recuperato Paker: 25 marzo NEW ORLEANS; 27 marzo SAN ANTONIO; 29 marzo Brooklyn, 3 aprile UTAH; 4 aprile Dallas, 6 aprile Houston, 10 aprile San Antonio ; 12 aprile DALLAS; 14 Portland; 15 MILWAUKEE; 17 aprile Phoenix.
Chris Paul si è impegnato a fondo (partita al suo livello contro la qualificata Brooklyn, 29 punti, 13 liberi, 11 assist) per dare tono ai Clippers (48-22, 68,6%) e riuscire, se possibile nelle prossime 10 gare , sfilare di tasca il 3° posto a Denver. Washington, una delle migliori squadre dell’Est nell’ultimo mese, ha fatto bella figura nonostante le assenze e il migliore è stato Cartier Martin (23 punti) che giocò 3 stagioni fa a Treviso, uno dei tanti campioni di passaggio sfuggiti ai più e subito dimenticati.
E’ tornata al successo Memphis (47-22, 68,1%) contro Boston in un match senza i due centri Marc Gasol e Kevin Garnett, la firma ce l’hanno messa l’incredibile Bayless con 30 punti, high stagionale, miglior 7° uomo della stagione e Mike Conley, le due guardie, ma Boston non ha mai mollato e fatto con Jordan Crawford, preso da Washington, un giocatore prezioso per la futura ricostruzione della squadra che naturalmente non pensa minimamente di fare a meno del suo gran capitano Pierce.
Per il titolo di coach dell’anno sicuro Spoelstra se fa il record assoluto (Miami è arrivata a 25, mancano 8 successi per battere i Lakers inizio anni settanta), Gregg Popovic (San Antonio), calanti Lionel Hollis (Grizzlies) e Del Negro (Clippers), nell’aria si fa il nome di George Karl (Nuggets) che sorpresa dopo sorpresa potrebbe fare la sorpresona all’Ovest.
C’è l’altra faccia della NBA, meno dorata dei contratti milionari, nella storia, perché dai fasti del Madison alla vita da barbone, costretto a dormire in auto, fino alla morte per un misterioso cancro al colon. Il protagonista della triste storia è Ray Williams, deceduto in un ospedale di New York dove ha potuto essere operato e assistito, primo caso, grazie al programma di aiuto creato dall’Associazione Giocatori.
Prima scelta 1977 Ray Williams giocò all’Università di Minnesota e pèer i primi 10 anni nei Knicks, in seguito coi Nets, Kansas City, Boston Celtics, Atlanta e gli Spurs per chiudere la carriera nell’87-87 cpon 655 gare, 125,5 punti e 5,8 punti. “Mi prese sotto la sua ala quando arrivai come matricola a Minnesota, non avevamo altro che il basket nei nostri pensieri, era il mio migliore amico”, così l’ha ricordato Kevin McHale col quale giocherà nei Celtics anni più tardi. Una prece per un giocatore oltre che bravo anche simpatico, lasciato il campo si è sentito perso. E si è lasciato andare.
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Risultati turno sabato 23 marzo: Charlotte-Detroit 91-92 (25 K.Walker; 18 Villanueva, 6 G.Monroe. 9 r, 8 a; assist 14-31); New York-Toronto 110-84 (28 C.Anthony, 0/3, 10/10 tl, 8 r, 25 JR Smith, 0/3, tl 7/8, assenti T.Chandler, Stoudemire; 17 DeRozan, 14 Anderson 5/14, T3 1/5, T3 4/23 (3/5 Ross, assente Gay); Chicago-Indiana 87-84 (20 Deng, tl 6/10, 18 Boozer + 10 r, 11 Mohamed, 7 r, 11 T.Gibson, 4 Belinelli, 1/3, tl 2/2, 2 r, 1 a, minuti 26,44, ng Noah; 23 George + 11 r, 18 Hibbert + 10, ng West, Granger); Denver-Sacramento 101-85 (19 Gallinari, 5/12, T3 2/5, 8 r, 3 rec, 17 Faried, 2 C.Brewer, 1/8, ng Lawson; W.Chandler; 24 Cousins + 15 r, 18 Salmons, rimbalzi 46-36); LA Clippers-Brooklyn 101-95 (29 Paul+ 11 a, tl 12/13, 13 D.Jordan + 12 re; 18 Der. Williams, 18 B.Lopez, 7 R.Evans + 16 r, 0 Humpries; assist 19-27); Golden State-Washington 101-92 (35 S.Curry, 13/18, T3 6/10, 8 a, 18 K.Thompson, 11 D.Lee + 15 r; 23 Cart.Martin, T3 6/9)