Nota di Cielo d’Alcamo
E’passato pressoché inosservato il commissariamento del Settore Giovanile deliberato dal primo consiglio federale del Petrucci bis; decisione che non deve intendersi come una bocciatura del precedente presidente, il veneto Eugenio Crotti (peraltro nominato commissario dello stesso settore) anche perché altrimenti non si spiegherebbe come lo stesso dirigente federale –nato come “quota Veneto” – venga invece confermato a capo del settore scolastico e del settore giovanile. Organismi federali cruciali stategicamente per la diffusione e lo sviluppo del basket giovanile.
Forse, anche se indirettamente, è da intendersi bocciato il progetto 519, dallo stesso Crotti fortemente voluto, anche se mai compiutamente realizzato e rimasto solo nella forma embrionale. Progetto che, sulla base di una brillante idea, voleva accompagnare lo sviluppo del bambino del minibasket di 5 anni fino ai 19 con un programma tecnico-fisico adottato da tutti gli allenatori del settore, unendo quindi l’attività di minibasket e quella giovanile con una progressione didattica funzionale alla formazione completa del giocatore.
Progetto per la quale – inoltre – la Fip, negli anni precedenti, ha certamente impiegato delle risorse (fosse anche solo per riunioni, viaggi, diarie e migliaia di diari scolastici e gadget, etc.) che, a questo punto, risulteranno inutili. Ma, d’altronde, quella di abortire progetti già avviati non è, per la casa madre, una novità.
Si deve allora pensare che in Via Vitorchiano retour Petrucci si stia pensando ad un’operazione diversa per quanto riguarda il Settore Giovanile. Vale a dire: dargli una connotazione più tecnica inserendolo nell’orbita operativa del Settore Squadre Nazionali. Il che non sarebbe una cattiva idea, anzi; negli ultimi anni difatti la connotazione prettamente politica dell’organismo decisionale del settore, la Commissione Giovanile, ha lasciato poco spazio alla “componente tecnica” rappresentata da diversi allenatori.
Di fatto, la maggior parte delle decisioni, sulla formula dei campionati, sugli accoppiamenti delle varie fasi (argomento al quale i dirigenti federali territoriali sono molto sensibili cercando ognuno di “proteggere” la propria regione e i propri clientes), addirittura anche sulle regole da adottare (obbligo di difesa, tempi di gioco, etc.) erano molto influenzate dalla politica.
Un esempio per tutte, il divieto di trasferimento per i giovani fino ad una certa età (16 anni) da una regione all’altra, regola peraltro facilmente aggirabile ed aggirata, provvedimento adottato qualche anno fa per poi essere abrogato l’anno successivo e quasi passato inosservato.
D’altronde basta guardare sul sito federale (settore giovanile) i coordinatori delle commissioni TECNICHE regionali per rendersi conto come in diversi casi occupano questo ruolo non allenatori ma ex arbitri, oppure allenatori di tessera ma mai di fatto, dirigenti territoriali e addirittura un presidente di comitato regionale!
Ben venga quindi la longa manus del SSN, anche se qualche perplessità è lecita. Innanzitutto non si capisce come mai un consiglio federale nuovo non sia evidentemente in grado di elaborare un progetto ed abbia bisogno di alcuni mesi per dare concretezza alle idee.
Come dire, non siamo contenti di quanto realizzato fino adesso, vogliamo cambiare ma non sappiamo ancora come. Il che, fino a pochi fiorni, lascia supporre che il responsabile della questione era ancora troppo occupato dai suoi impegni nazionali ed internazionali in terra ottomana. Ora che non lo è più, magari lo farà, e la gente si chiede se il part-time verrà trasformato in un tempo pieno o un “contratto a progetto”.
Sui tempi lunghi, si potrebbe fare questo paragone: come se la Ferrari, scontenta della propria macchina, decidesse di cambiare ma aspettasse che i propri ingegneri si liberassero dai personali impegni professionali per poi dedicarsi allo sviluppo del nuovo bolide!
Non solo, è alquanto originale il fatto che un nuovo ciclo federale inizi con il commissariamento di un settore, soluzione che di solito viene adottata durante una gestione federale (come nel caso del commissario Meneghin post Maifredi o del settore arbitrale) e non all’inizio.
Il commissario interviene quando un organismo non funziona e bisogna sostituire chi lo ha gestito fino a quel momento in attesa di nuove nomine (o elezioni) per consentire lo svolgimento dell’ordinario, adottando una soluzione temporanea.
Iniziare con un commissario vuol dire non avere idee chiare e ritardare lo sviluppo del movimento che quel settore gestisce.
Non solo, non ci convince nemmeno l’idea che ad occuparsi di un settore tanto importante sia un altro organismo che certamente non garantisce continuità, essendo legato alla posizione di un allenatore che non ci pare abbia esteso il proprio rapporto contrattuale. In poche parole, se fra pochi mesi o anche uno o due anni dovesse cambiare il capo allenatore a cui sarebbe legato anche il settore giovanile, chi potrebbe garantire che il nuovo arrivato non cambi ulteriormente, nel suddetto settore, l’indirizzo tecnico creando confusione e precludendo quella continuità progettuale che è elemento fondamentale in ambito giovanile?
Ecco perché se da un lato si è convinti della necessità di modificare la gestione del Settore Giovanile Fip, dall’altro lascia molto perplessi quella si può ipotizzare essere una soluzione che potrebbe essere adottata, sarebbe come passare dalla padella alla brace.
Nel frattempo non ci resta che augurare un buon lavoro al commissario Eugenio Crotti, il quale per fortuna gioca in casa, in attesa che alle decisioni assunte seguano fatti concreti e progetti efficaci.
Adesso Pianigiani controllerà anche il Settore Giovanile?
Nota di Cielo d’Alcamo
E’passato pressoché inosservato il commissariamento del Settore Giovanile deliberato dal primo consiglio federale del Petrucci bis; decisione che non deve intendersi come una bocciatura del precedente presidente, il veneto Eugenio Crotti (peraltro nominato commissario dello stesso settore) anche perché altrimenti non si spiegherebbe come lo stesso dirigente federale –nato come “quota Veneto” - venga invece confermato a capo del settore scolastico e del settore giovanile. Organismi federali cruciali stategicamente per la diffusione e lo sviluppo del basket giovanile.
Forse, anche se indirettamente, è da intendersi bocciato il progetto 519, dallo stesso Crotti fortemente voluto, anche se mai compiutamente realizzato e rimasto solo nella forma embrionale. Progetto che, sulla base di una brillante idea, voleva accompagnare lo sviluppo del bambino del minibasket di 5 anni fino ai 19 con un programma tecnico-fisico adottato da tutti gli allenatori del settore, unendo quindi l'attività di minibasket e quella giovanile con una progressione didattica funzionale alla formazione completa del giocatore.
Progetto per la quale – inoltre - la Fip, negli anni precedenti, ha certamente impiegato delle risorse (fosse anche solo per riunioni, viaggi, diarie e migliaia di diari scolastici e gadget, etc.) che, a questo punto, risulteranno inutili. Ma, d'altronde, quella di abortire progetti già avviati non è, per la casa madre, una novità.
Si deve allora pensare che in Via Vitorchiano retour Petrucci si stia pensando ad un'operazione diversa per quanto riguarda il Settore Giovanile. Vale a dire: dargli una connotazione più tecnica inserendolo nell'orbita operativa del Settore Squadre Nazionali. Il che non sarebbe una cattiva idea, anzi; negli ultimi anni difatti la connotazione prettamente politica dell'organismo decisionale del settore, la Commissione Giovanile, ha lasciato poco spazio alla “componente tecnica” rappresentata da diversi allenatori.
Di fatto, la maggior parte delle decisioni, sulla formula dei campionati, sugli accoppiamenti delle varie fasi (argomento al quale i dirigenti federali territoriali sono molto sensibili cercando ognuno di "proteggere" la propria regione e i propri clientes), addirittura anche sulle regole da adottare (obbligo di difesa, tempi di gioco, etc.) erano molto influenzate dalla politica.
Un esempio per tutte, il divieto di trasferimento per i giovani fino ad una certa età (16 anni) da una regione all'altra, regola peraltro facilmente aggirabile ed aggirata, provvedimento adottato qualche anno fa per poi essere abrogato l'anno successivo e quasi passato inosservato.
D'altronde basta guardare sul sito federale (settore giovanile) i coordinatori delle commissioni TECNICHE regionali per rendersi conto come in diversi casi occupano questo ruolo non allenatori ma ex arbitri, oppure allenatori di tessera ma mai di fatto, dirigenti territoriali e addirittura un presidente di comitato regionale!
Ben venga quindi la longa manus del SSN, anche se qualche perplessità è lecita. Innanzitutto non si capisce come mai un consiglio federale nuovo non sia evidentemente in grado di elaborare un progetto ed abbia bisogno di alcuni mesi per dare concretezza alle idee.
Come dire, non siamo contenti di quanto realizzato fino adesso, vogliamo cambiare ma non sappiamo ancora come. Il che, fino a pochi fiorni, lascia supporre che il responsabile della questione era ancora troppo occupato dai suoi impegni nazionali ed internazionali in terra ottomana. Ora che non lo è più, magari lo farà, e la gente si chiede se il part-time verrà trasformato in un tempo pieno o un “contratto a progetto”.
Sui tempi lunghi, si potrebbe fare questo paragone: come se la Ferrari, scontenta della propria macchina, decidesse di cambiare ma aspettasse che i propri ingegneri si liberassero dai personali impegni professionali per poi dedicarsi allo sviluppo del nuovo bolide!
Non solo, è alquanto originale il fatto che un nuovo ciclo federale inizi con il commissariamento di un settore, soluzione che di solito viene adottata durante una gestione federale (come nel caso del commissario Meneghin post Maifredi o del settore arbitrale) e non all'inizio.
Il commissario interviene quando un organismo non funziona e bisogna sostituire chi lo ha gestito fino a quel momento in attesa di nuove nomine (o elezioni) per consentire lo svolgimento dell'ordinario, adottando una soluzione temporanea.
Iniziare con un commissario vuol dire non avere idee chiare e ritardare lo sviluppo del movimento che quel settore gestisce.
Non solo, non ci convince nemmeno l'idea che ad occuparsi di un settore tanto importante sia un altro organismo che certamente non garantisce continuità, essendo legato alla posizione di un allenatore che non ci pare abbia esteso il proprio rapporto contrattuale. In poche parole, se fra pochi mesi o anche uno o due anni dovesse cambiare il capo allenatore a cui sarebbe legato anche il settore giovanile, chi potrebbe garantire che il nuovo arrivato non cambi ulteriormente, nel suddetto settore, l'indirizzo tecnico creando confusione e precludendo quella continuità progettuale che è elemento fondamentale in ambito giovanile?
Ecco perché se da un lato si è convinti della necessità di modificare la gestione del Settore Giovanile Fip, dall'altro lascia molto perplessi quella si può ipotizzare essere una soluzione che potrebbe essere adottata, sarebbe come passare dalla padella alla brace.
Nel frattempo non ci resta che augurare un buon lavoro al commissario Eugenio Crotti, il quale per fortuna gioca in casa, in attesa che alle decisioni assunte seguano fatti concreti e progetti efficaci.