Grande sorpresa, dicono Tv e radio, la vittoria di Giovanni Malagò che nel contest con Raffaele Pagnozzi, era dato sfavorito anche dopo le due cene in maschera della vigilia nei rispettivi fortini, ma ha vinto con 40-35, un voto più del quorum.
“Considero questa carica la più importante nel nostro Paese, farò di tutto per onorarla. Nello sport è difficile vincere, ma anche a perdere. Un abbraccio a Pagnozzi”,
questa la dichiarazione con lacrime di gioia dell’imprenditore romano baciando le figlie accanto. Si era presentato senza proclami o vendette, ma con un programma ardito, facendo innanzitutto pollice verso al calcio e avendo contro per partito preso anche le altre due maggiori federazioni, il ciclismo e il volley. Un blocco ritenuto quasi insuperabile al quale si è aggiunto il no di Pancalli all’invito di Malagò per ricoprire la carica di segretario generale.
Malagò è il giovane presidente dell’Aniene, uno dei maggiori circoli sportivi italiani, ma soprattutto uno sportman vero. Conoscenza, stile, educazione fino ad arrossire. Il suo primo incarico sportivo è stato quello di direttore degli Internazionali di tennis al Foro Italico.
Ed è lì che l’ho conosciuto, un maestro di cerimonie perfetto che cominciava il suo felice tirocinio per correre in proprio. Ha contribuito anche ai successi della Pellegrini, tesserata per il suo circolo, e ai mondiali di nuoto nella capitale, conosce tutti, ha tanti amici e tanto rispetto per tutti, ha avuto anche incarichi ufficiali nella Virtus Roma sempre molto vicino alla squadra e al suo presidente Claudio Toti. E non potrà adesso non spendere una buona parola per completare il rilancio della capitale, magari sensibilizzare anche Bargnani per questa buona causa.
Al vincitore le felicitazioni di Pallarancione.com e dei nostri lettori. Perché il neo-presidente è uno dei nostri nel senso sportivo del termine…Finita la gara, tutti assieme. Come dimostrò quattro anni fa il professor Chimenti, che sarà il suo vicepresidente vicario e ha creduto in questo candidato di rinnovamento, di largo gradimento popolare( e anche nelle stanze del potere avendo avuto il placet di Gianni Letta, come scrisse La Gazzetta dello Sport molti mesi fa) affidandogli il suo patrimonio di tenacia e l’esperienza e i consensi della precedente elezione.
E’ chiaro che visto il numero dei voti confluiti anche su Chimenti, il prof. della Sapienza che ha sempre detto “se un mio allievo vince il Nobel, per me è un onore”si è impegnato a puntare sulla passione e la qualità di Malagò quale nuovo purosangue, quale dirigente e personaggio positivo in tutte le sfaccettature nella difficile corsa per la conquista di Palazzo H.
Chimenti, artefice del modello virtuoso del golf, una disciplina proposta in maniera popolare e non elitaria con concretezza di lavoro e risultati, aveva nel 2009 un congruo numero di voti. All’ultimo momento una ventata gli fece mancare il quorum per la presidenza, ma fu votato ugualmente da un terzo dei delegati, uno zoccolo duro che è rimasto ed è lievitato, per il bel gesto seguito alla sconfitta contro Petrucci lasciando campo libero al rivale con parole di apprezzamento per il vincitore. Cosa che certamente Pagnozzi oggi farà altrettanto lasciando il CONI come segretario generale. E proprio per lo stile della persona, e del suo gruppo, Malagò tenderà una mano agli sconfitti e non si assisterà al triste rito di quello che gli americani chiamano “la cerimonia delle spoglie”. Come diceva il grande poeta inglese la cui epigrafe è scolpita all’ingresso di Wimbledon: “Vittoria e sconfitta sono due grandi imbroglione,meglio diffidarne”.
Questo risultato è una boccata d’aria fresca, un avviso ai politici a considerare lo sport non più una riserva indiana e un’una tantum nelle pieghe della Finanziaria. Si crea un cauto e positivo ottimismo per una svolta nella programmazione e organizzazione dello sport e la revisione di centri di potere e privilegi del tutto anacronistici rispetto i risultati raggiunti e i cento proclami ascoltati per un decennio e durati quando la vita di un giornale, 24 ore. Ci vogliono i fatti, e solo quelli cominciando dalle cose semplici.
Il basket non ha votato un suo uomo, una decisione che merita rispetto ma che forse andava ponderata con una sana neutralità. Vedremo quali saranno le prossime mosse, e quali saranno quelle dell’organo di vigilanza nella valutazioni di fatti che ad ora sono stati sottovalutati, la storiacca di Baskettopoli, come un attraversamento in zona franca con candelotti d’esplosivo sotto la giacca.
Petrucci, ovviamente, ha battuto tutti in contropiede e si è attribuito il ruolo di protagonista della sconfitta ancor prima di essere accusato della stessa, un errore imperdonabile. Ha ammesso di aver lavorato in questi giorni di presidente del basket su questa causa, senza chiedere un orientamento ai delegati che l’hanno eletto. Ci sono rimasto male, perché lui è sempre stato in garante delle autonomie, ma stavolta lo zampino ce l’ha messo. Comunque non pensa di lasciare CONI Servizi, un possibile intralcio con le vedute del prossimo Governo che uscirà dalle politiche. Comunque dentro il CONI del nuovo corso non apre un fronte, ma una saggia alleanza. Bisognerà vedere però cosa diranno anche gli esponenti della coalizione pro-Pagnozzi di questa linea. In pratica Se Pagnozzi e Pancalli sono fuori, Petrucci deve tirare i fili dell’opposizione. Il basket prega si essere tenuto fuori da tensioni politiche, ci mancherebbe solo questo.
«Quando perdi con questo distacco c’è poco da dire – queste le sue dichiarazioni . È stato bravo Malagò e ha gestito bene la situazione. Non è che noi lo abbiamo sottovalutato ma c’era stato chi aveva detto che votava per Pagnozzi.”
“Nella vita – ha aggiunto Petrucci – c’è anche una sconfitta, questa per me lo è stata, bisogna essere onesti: c’è sempre una prima volta, oggi esco sconfitto anche se non ero il candidato».
L’ex presidente del Coni, si legge sulla rassegna stampa, esclude le ipotesi di dimissioni dalla presidenza della Coni Servizi (il mandato con ricco cachet scade fra un anno e mezzo) e si dice pronto a collaborare con il suo successore. Si riporta però una frase sibillina. «Non sono un pazzo, è evidente che sarò collaborativo. Ho fatto un pronostico ed ho sbagliato. Io mi schiero. A me per 14 anni mi hanno sempre votato. Pagnozzi rimane il più grande di tutti, anche oggi. Lascerà il calcio fuori dalla Giunta? Questo è tutto da vedere».
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Questa elezione rapresenta un cambiamento radicale al mondo dello sport oramai incancrenito da cariatidi intoccabili e dedite solo a propri interessi. Una menzione merita anche la nomina a segretario Generale di Roberto Fabbricini, amico, collega, preparato, competente, che saprà essere un valido aiuto ai programmi di Giovanni Malagè: