Meritavo forse pernacchie quando scrivevo che il Gallo era un degno aspirante per l’All Star Game di Houston? E che, fermo Kevin Love, è oggi fra le prime 3 ali bianche della NBA, una corta incollatura dietro David Lee, il mancino che con 28 doppie-doppie è parte della sorpresa dei Warriors?
Non voglio dire eresie, ma oggi, sotto i 25 anni, è arrivato a essere l’uomo-chiave della sua squadra e è un pò, con le dovute proporzioni, il LeBron bianco, lo vedi dappertutto, il tiro più importante è suo, interviene per mettere una pezza e per quando c’è bisogno di un gesto di coraggio. Senza un grandissimo Gallinari, miglior marcatore (27 punti) del turno di lunedì notte, Denver non avrebbe potuto battere Indiana, salire al 6° posto nelle vittorie (28). E da parte sua Iguodala non avrebbe festeggiato il suo 29esimo compleanno col tiro libero della vittoria nel rocambolesco finale di una partita da rivivere in flash back.
Indiana rimonta dopo essere andata sotto all’inizio del 4° tempo 80-90, e poi con uno sbrego ancora maggiore (- 14 , 82-96) e ancora di 13 per la tripla del Gallo a 5’35” dalla fine. Per 4 minuti e mezzo Denver non segna e più, sembra bloccata, Lawson non fa regia e scompare, Iguodala sbaglia ben 4 tiri liberi e con 11/0 la tosta formazione di Frank Vogel pareggia con una giocata da 3, canestro più libero di bonus, dell’emergente Paul George fresco di convocazione per l’All Star Game. Gallo prova da 3 la tripla taglia gambe davanti all’arco, Indiana perdona e poi l’azzurro capisce di dover andare a colpire nel cuore del’area, occorre un gesto forte, e si procura 2 tiri liberi evitando il crollo psicologico.
Il punteggio a 57” è di 101-99, Hills ci riprova, sbaglia rimbalzo d’attacco e canestro di David West che mette in campo la sua stazza, ormai la gara è un duello fra il Gallo e George. La mossa successiva è del Gallo, riprova l’entrata, Paul lo chiude bene, c’è un contatto, il tiro non è facile, il match ball passa all’avversario quando mancano 17”. Paul vuole il canestro finale, non cerca i compagni, cerca il momento buono per il balzo ma perdel’attimo, Iguodala è un buon difensore, gli si para contro, Paul gli palleggia davanti e lui gli ruba la palla a 0,5 secondi dalla fine.
Uno dice, adesso ci sono i supplementari, niente lotteria perché fra le sue risorse Denver che manca di McGee e rispolvera il russo Mozgov in una serata difficile per Faried, ha un certo Andre Miller. Se volesse potrebbe essere il re degli Harlem, sulla rimessa all’americana, dove si dimostra che anche un cammello può passare nella cruna di un ago non ha eguali, riesce in un centesimo di secondo a inventare l’assist che vale una partita. Andre, il genio venuto dalla terra dei mormoni, uno degli acquisti più azzeccati di George Karl negli ultimi anni quando partito Anthony per New York i Nuggets avevano bisogno di un leader esperto, fa una rimessa ritardata quando mancano, ripeto,0,4 secondi, un battito di ciglia.
I compagni si incrociano, non c’è tempo per tirare coi piedi a terra, figuriamoci un palleggio, bisogna arrivare in volo, vede Iguodala, giocatore elasticizzato, che punta a canestro a gli serve un passaggio alley hoop obliquo di 14-15 metri per invitarlo alla schiacciata, il difensore è ritardo, Iguo va in lunetta e dopo 4 liberi segna il più importante e poi sbaglia il secondo per mantenere la palla in gioco e bruciare gli ultimi centesimi. Un finale da cineteca, però prima c’è stata l’intensità di Gallinari per tutta la gara che ormai è vicino ai 17 punti di media, il che significa essere fra i primi 30-40 tiratori della NBA pur avendo minori occasioni di molti colleghi.
Il Gallo era arrivato con la sua valigetta “First Aid” già sul finale del primo tempo quando Indiana, che per l’occasione ha rifirmato Sam Young e messo in luce un giovane interessantissimo come Lance Stephenson (20 punti), aveva messo la testa avanti: 47-43. Denver ha segnato un parziale di 11/2 all’intervallo con 7 punti di Gallinari, due contropiedi finiti in sottomano e una tripla. Indiana ha perso le ultime 7 partite su 8 a Denver, i Pacer consegnato quindi il primato della Central Division a Chicago di Belinelli che non ha approfittato della serata-no di Hamilton per mettere un altro tassello importante nella sua bella stagione con una squadra da playoff.
Nei Bulls è tornato Luog Deng ma il baby Jimmy Butler à stato il top-scorer partendo dalla panchina, e ormai è una realtà. Nate Robinson, indiavolato piccoletto, ha segnato molto e preso rimbalzi, Charlotte però non si è piegata facilmente, e contro il leonino Noah al rimbalzo, ha scoperto in Jeff Adrian un giocatore importante come ala-alta. 35 minuti e una doppia-doppia (14 punti, 10 rimbalzi) per l’ex Benetton nato in Florida e studente di Connecticut che nel 2011 rilanciato a Treviso è riuscito a entrare nel giro della NBA che non gli aveva dato un posto nel draft.
Pronto riscatto di Memphis che senza la sua guida, Mike Conley, recupera 17 punti a Filadelfia e vince con i primati stagionali di Marco Gasol (27 punti) e Bayless (21 e 9 rimbalzi), Brooklyn vince l’ottava casalinga approfittando dell’assenza di Afflalo, il cecchino di Orlando , anche se il sostituto, la matricola Maurice Harkess, un ragazzino di 19 anni si esalta (16 punti, 7/10, 33 minuti) respirando l’aria di casa, come ex studente di St.John Un.
Importante ritorno a Toronto di Andrew Bogut, il centro australiano ex n.1 del draft, assente dal 7 novembre per un problema alla caviglia operata,. Ha contribuito al dominio in area (64 punti contro 32) e ai rimbalzi (49-37), con 12 punti e 8 rimbalzi contro Toronto che lancia un sorprendente Gray in centro i Warriors ripartono. “Bogut è stato grande, si è capito quanto sia differente il gioco dsella nostra squadra col suo apporto”, ha dichiarato il suo allenatore Mark Jackson sognando i playoff.
[email protected]
Riproduzione Riservata
Risultati lunedì 28 gennaio: Denver-Indiana 102-101 (27 Gallinari, 6/7 tl, 18 Lawson 15 C.Brewer, 3/5 da 3, 3 rec, 13 Iguodala 5/10 tl, 10 ri, 9 Koufos + 11 r; 23 P.George + 10 r, 20 L.Stephenson, 8 r, 17 D.West); Toronto-Golden State 102-114 (22 A.Gray + 10 r, 21 DeRozan, 7/8 tl, 9 a, 11 Calderosn, 4/13, assente Lowry; 21 D.LKee + 12 r, 19 K.Thompson, 17 S.Curry, 12 Bogut, 8 r); Filadelfia-Memphis 100-103 (27 E.Turner, 23 T.Young, 18 Holiday + 10 as; 27 M.Gasol, 7 r, 7 a, 26 Gay, 21 Bayless, 9 r, 4 Z.Randolph + 12 r); Washington-Sacramento 94-96 (23 Okafor + 15 r, 19 wall; 22 I.Thomas, 3/7 tl, ¼ da 3); Brooklyn-Orlando 97-77 (20 D.Williams, 4/3 da 3, 9 a, 16 Br.Lopez, 0 R.Evans + 10 r; 18 Vucevic, 9 r, 5 Redick + 10 a); Chicago-Charlotte 93-85 (19 J.Butler, 5/7 tl, 6 r, 15 N.Robinson, 3/5 da 3, 7 r, 4 as, 3 rec, 13 Noah + 18 r;, 12 Deng, 4 Belinelli, 2/5, 0/3 da 3, 15”; 18 K.Walker, 18 B..Gordon, 14 J.Adrien + 10 r); Utah-Houston 80-125 (12 Foye, 10 Jefferson, 8 r, assente Hayward; 25 J.Harden, 8/8 tl, 1/5 da 3, 16 M.Morris 4/6 da 3, 14 Delfino, 4/6 da 3, 4 Asik + 19 r, 26/2 contropiede)