Tutto quello bisognava scrivere sull’assemblea-ma forse è meglio chiamarla Convention – di sabato 12 gennaio a Roma – è già stato scritto. Inutile cercare di indovinare il programma di Gianni Petrucci: lo illustrerà direttamente in assemblea per una questione di stile.
Fino a lunedì sarà infatti ancora il presidente CONI in carica, mica poteva illustrare il suo programma di basket, usare il suo ruolo di n.1 dell’italico sport. Suvvia, lui è impeccabile, come nel rispetto delle autonomie che – detto rispettosamente anche da noi che sappiamo – a volte finiscono per sintetizzarsi nel divide et impera (sul cui giudizio storico di veri imperitorucci ho legittime riserve), e nel comodo“armiamoci e partite”.
Il divo-Gianni ha naturalmente surrogato al “papello” o all’enciclica con numerose interviste. Formidabile e illuminante ad esempio quella del Corriere dello Sport (giornale per il basket ben fatto con la direzione di un ottimo collega che era con me alla rosea), perché la comunicazione è la sua arma di potere. Abbiamo saputo che “basta coppe e coppette, esiste solo la nazionale”, che fin dall’infanzia il suddetto aveva il Corriere dello Sport nel cuore, che il padre arrivato nell’Urbe dalla campagna aprì un negozietto di abiti da lavoro e che infine “ il miglior dirigente del basket italiano è Minucci” (ex presidente senese nell’occhio della Finanza per pagamenti su estero).
Per stare a un giornalismo dei fatti, noi abbiamo invece dedicato spazio ai due verdetti teoricamente ancora aperti nella definizione della sua squadra ideale. In realtà già chiusi da tempo dal suo brillante Cancelliere che da 4 anni gestisce le chiavi del Palazzo-Babele, ha rispettato Meneghin quando poteva fare il blitz considerato lo scontento che, alla fine, ha avuto nel povero “Superdino” un comodo parafulmine.
Le due presunte “x” riguardano la scelta del rappresentante di Lnp e del “quinto uomo” del direttivo in quota regionali (ovvero i boiardi della situazione). Per questo abbiamo dato voce a due personaggi certamente più credibili e competenti di quelli che saranno eletti al loro posto e poco funzionali al Cencelli sportivo (spartizione delle poltrone in logica geopolitica e vassallaggio).
Benvenga quindi il ritorno di Gianni Petrucci. Erano tre anni che sapevo che sarebbe finita così, ne avevo scritto fin dall’estate 2011.Perchè il suo mandato al CONI era in scadenza idem quello di presidente di CONI SpA spostato però avanti di un anno e mezzo che gli dà ancora grande potere. L’unica variabile perché lasciato Palazzo H fosse ancora il personaggio più in vista dello sport era il buon fine della candidatura Olimpica “Twenty-Tweny” nata in Veneto e fatale e inevitabile preda di Roma ma stoppata dal Governo.
In quelle due ore in anticamera a Palazzo Chigi della delegazione olimpica che perorava la causa olimpica dell’Urbe con Letta e Petrucci in testa è stato lì che il nostro ha capito che doveva cambiare cavallo, ed eccolo ufficialmente passato armi e bagagli nell’orbita dell’onorevole Casini. Questo subito dopo i Giochi Olimpici, debutto al meeting di Chianciano e il lancio di successo nel ruolo di sindaco di San Felice Circeo. Incarico che apre prospettive a breve termine ancor più luminose delle precedenti,magari il nascituro dicastero dello Sport che avrebbe casa nel Palazzo H davanti al Tevere o un sottosegretariato allo sport ,come quello di Pescante e Rocco Crimi col Governo Berlusconi.
Petrucci ha capito che il ritorno al basket era utile per l’appeal che questo sport ancora gode, al di là delle molte sconfitte e del contro-darwinismo dei nuovi dirigenti. Ed era facile quando girare l’interruttore perché nel suo up-grade al CONI, il basket è stato gestito dal petruccismo. E cioè dai suoi uomini, dai fedeli della prima ora, dall’Ufficio Legale al segretario e credo dal suo Vicerè e il primo usciere.
Se non possiamo parlare di “nuovo” e novità, parliamo però di un’importante autorevolezza che frenerà le caste e i raiders che sono arrivati a un filo dal prendere il potere della Babele. Per questo il ritorno è certamente positivo, speriamo che un incarico politico improvviso non lo costringa a dimettersi, o emerga un conflitto di interessi e perché ci sono alcuni partiti e giornali sul piede di guerra e chi entra in politica come uomo di successo anche se di sport diventa un bersaglio di critiche, interrogazioni, cattiverie. Comunque – sospiro – da lunedì certe cose nel basket non si potranno più fare, tanto che e mi è stato suggerito il titolo per un articolo di commento all’intronizzazione, “ più importante delle cose chePetrucci vuole fare sono le cose che non dovrà più fare”
Ad esempio, non so se il problema degli arbitri annessi e connessi, verrà fuori nella Convention del craxiano Ergife, l’argomento non è alato poco consono alla circostanza dove si sprecheranno frasi “siamo i più belli e i più bravi”. Causalmente però mi è arrivato infatti fra le mani un documento pieno di sdegno che mi informa che tre valutatori o visionatori (meglio commissari, le visioni sono più volatili) la vigilia di Natale hanno fatto tra i 1500 e 2000 chilometri per giudicare tre partite di C a Barletta , Cassino e Monopoli. Costo totale delle trasferte in auto 2562,70. Ancor più salate le trasferte di due valutatori di B, 2004 chilometri per andare a Francavilla e 124,20 euro di sola autostrada, totale 1870,60 euro. In pratica nell’Italia dei cassaintegrati, dei precari, dei 37% dei senza lavoro e niente futuro, un “valutatore” costa mille euro di trasferta!. Roba da non credere, per cui il suo cancelliere sottoporrà a Petrucci un primo provvedimento urgente,deltipo limitare le trasferte entro i 150 chilometri. Anche se sarebbe ormai più conveniente registrare le partite con buono standard tecnologico e riversarle con un semplice clik. Sarebbero utili, i filmati, anche al settore tecnico per vedere come si gioca nelle varie divisioni .
Ho naturalmente anche i nomi e cognomi di questi globetrotter del fischietto, ma è il caso di pubblicarli per il momento, quanto invece è giusto far circolare un rapporto giornalistico su queste trasferte pazzesche. E da privato cittadino chiederò al segretario della Fip che deve certificare alla Corte dei Conti la legittimità di certe spese, perché desidero sapere che fine fanno le tasse che pago, e in percentuale finiscono al CONI (450 milioni e alle Federazioni).
Aiutato da esperti del settore, e sperando nella collaborazione del Commissario Straordinario della Fip cui spetta rifinire la sua riforma arbitrale in tutti i vari aspetti, compresi quella molto attuale ( anche socialmente) della spending review, cercherò di realizzare uno studio per avere dei parametri nelle varie categorie sul costo giornaliero e per gara di un arbitro, e costo di gestione di una partita (trasferta, gettoni, assicurazioni, indumenti, etc) compreso anche gli addetti al tavolo, e dell’apparato tecnico e politico (Cia, valutatori, istruttori e così via).
L’idea, che mi è venuta anni fa, diventa esplosiva grazie documento riguardanti le trasferte natalizie dei 5 “valutatori” che poveretti diranno che è stato faticoso viaggiare nei giorni di festa e che erameglio stare a casa. Questo caso rappresenta infatti l’urgenza di offrire un servizio giornalistico , è anche attualitàe si aggancia infatti alla cronaca, alla convention “Petrucci forever” all’Ergife. I delegati arriveranno in massa da tutta Italia, i lavori durano due giorni e c’è anche il costo dell’albergo e dei pasti. Quanto costerà questo appuntamento elettorale dove tutto è già deciso in partenza? Mi diranno che il nostro è un discorso populista, che il fondo il basket fa girare l’economia, e quella riguardante l’auto in particolare ne ha bisogno.
A proposito di auto, fra i consiglieri c’è anche un signore ribattezzato “Mille Miglia” perchè scorrazza l’Italia dal Nord, dove risiede, al sud per vari incarichi e distribuire agende promozionali. E mi spiegano che lui, poveretto, si ammazza di fatica e ha le borse sotto gli occhi per i continui viaggi anche se in fondo è più fortunato dei 5 visionatori di Natale perché il suo rimborso, come consigliere, è nella misura di 1/3 del costo di un litro di benzina mentre per gli altri, poveretti, solo 1/5.
Se dovessi scrivere una letterina a Petrucci per rilanciare il basket, suggerirei prima di pensare alle grandi cose, di pensare a quelle piccole spiacevoli e fastidiose diventate consuetudine fra indifferenza, sdegno e una corsa al privilegio.
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