La maglia n.8 dei Bulls porta fortuna a Marco Belinelli. Da Persiceto, periferia di Bologna, a match-winner del leggendario club di Micheal Jordan coi suoi 6 titoli, orgoglio e vanto di Chicago con 23 mila spettatori a partita all’United Center . Solo 3 settimane fa stava attraversando un momento difficile, la stampa lo dava per declassato, Butler gli era passato davanti come cambio delle guardie, 6 minuti e nessun punto il 21 novembre a Houston, 4 minuti e 2 punti il 28 a Milwaukee, 16 minuti e 1 punto a Dallas, 2 punti e 11 con Filadelfia con 3 vittorie della squadra e il terrore di non farne più parte. Il 4 dicembre i Bulls perdono in casa con Indiana, gioca 24 minuti con 6 punti, forse è un piccolo segnale, la sera dopo, 5 dicembre, con l’infortunio di Rip Hamilton, il giocatore più nevigato della sua squadra, afferra al volo l’opportunità, segna 23 punti a Cleveland, da quel momento diventa titolare, è fisso in doppia cifra, fa 22 punti e contribuisce a stoppare New York che fila come un treno, arrivano 5 vittorie nelle ultime 6 gare., è un viaggio nel sogno che vale una vita, 19 punti di media in una squadra con due tiratori come Boozer e Deng significa essere un big.
E poi sabato notte del 15 dicembre la consacrazione, è lui il match winner in una partita perfetta, per 2 tempi e 6 minuti non sbaglia un tiro (4/4, 2/2 da 3, 3/3 dalla lunetta) e quando i Bulls si trovano sotto di 6 punti (71-77 a 5’13” dal termine) segna un canestro importante e chiude con 19 firmando i canestri decisivi, due entrate che spaccano la difesa di Brooklyn e i due tiri liberi del + 4 che vanificano la bomba finale di Deron Williams. Lo abbracciano i compagni, l’ex idolo degli eagle della Fortitudo (26 anni, 1,95) è l’eroe della serata con Marquis Teague,la matricola di Kentucky, che a sua volta mette dentro due canestri sorprendenti nella bolgia finale e ripaga coach Thibodeau che ha azzeccato il quintetto e ha vinto con le due guardie, è primo in classifica nella Central Division che significa mettere fieno in cascina quando rientrerà Derrick Rose, la star, e la sua formazione potrà dire la sua per il titolo.
Scende Bargnani, Gallinari è protagonista di una bella stagione, ha fatto due grandi partite contro le big, a New York e Memphis, ma la rivelazione è la crescita di Belinelli che sembra a 26 anni cestisticamente più adulto, magari grazie alla anche alla barba che gli conferisce un’immagine da greco della mitologia. Non mi sono perso un solo movimento della sua gara, davvero di un’intensità unica, tanto che il suo coach l’ha sempre lasciato in campo. Giocare con un ex allenatore di college che cura la tecnica individuale e la difesa, in una squadra competitiva, gli ha consentito di assumere un’identità che prima non aveva. Si è ripulito, tiene la palla solo quando deve leggere il gioco, in alcune azioni è stato lui a mettere a posto la squadra, altrimenti cerca il compagno in grado di tirare e Noah da sotto, passa spesso dal palleggio al passaggio, questo denota maggior sicurezza e miglioramento tecnico, fa tante cose, non più solo specialista da tre, il tiro dall’uscita dal blocco. L’ho visto giocare bene a destra e sinistra, al centro, una migliorato anche il dribbling tanto che nell’entrata decisiva,quella del sorpasso, 81/79, è partito verso destra per portare il rivale sul blocco del compagno, tutti si aspettavano scendesse dal centro, invece ha virato a sinistra, un cambio di mano secco, entrata sulla sinistra, canestro, a 22”, poi l’errore di Deron Williams, e i due liberi che a 6” dalla fine hanno chiuso la gara nella quale è stato il top-scorer della sua squadra ma anche un riferimento importante in difesa. Il segnale della sua crescita si è visto infatti anche nella marcatura tattica di Joe Johnson, al quale rendeva ben 5 centimetri, una mossa vincente perché gli è stato addosso , gli ha sporcato ogni pallone, e le 6 palle perse dell’All Star dei Nets sono un altro merito di “Beli” che ha impressionato anche per la lettura di gioco.
Il suo tabellino parla chiaro: 38 minuti e 41”, 6/9 nel tiro, 2/4 da 3, %7% dalla lunetta,1 rimbalzo, 3 assist, 1 fallo, 2 recuperi, certamente una bella notizia per la nazionale per gli europei in Slovenia, quella di poter contare su una guardia in grado di fare anche il play, come gli slavi e gli spagnoli.
Nella NBA il 15 dicembre sarà ricordata come l’European Power, perché la serata ha valorizzato il basket europeo, e se l’azzurro dei Bulls ha segnato gli unici 2 canestri da 3 sui 12 totali in una delle formazioni di minor impatto dall’arco, facendo dimenticare per una sera Derrick Rose, Minnesota-Dallas il cui spot era il ritorno di Ricky Rubio dopo 9 mesi per la ricostruzione del ginocchio è stata vinta dai 4 europei in assenza di Kevin Love, la star indiscussa influenzata. I Lupi hanno vinto alla grande nel supplementare, con una prevalenza dei giocatori del Vecchio Continente in ogni punto del campo. Il montenegrino Pekovic è stato il miglior tiratore (21 punti), il russo Kirilenko il miglior rimbalzista (10), lo spagnolo Rubio il miglior assistman (9 in 18 minuti!) mentre la matricola russa Alex Shved, promosso starter da coach Adelman, è stato il migliore della sua squadra all’intervallo con 15 punti e 6 assist e alla fine il migliore nelle triple (3) con 18 punti finali. I 4 europei hanno segnato 61 punti su 114, preso 25 rimbalzi su 48, recuperato 8 palle sulle 15 totali e ben 21 su 28 assist, questo significa per la statistica ma anche per la sostanza che hanno ottenuto più del 50% in tutte le voci di gioco e di conseguenza fatto pendere la bilancia, la dimostrazione che il nostro serbatoio è sempre più vitale per il successo planetario della NBA.
I Clippers di Del Negro hanno ottenuto la nova vittoria consecutiva, la più lunga striscia vincente nella storia del club, passando a Milwaukee che veniva da 4 successi, dopo la sconfitta a Orlando Golden State ha vinto in casa di Atlanta nel derby fra le squadre-sorpresa della stagione e sono 8-2 nelle ultime 10 gare nonostante l’assenza del centro titolare Andrew Bogut. Per la brutta caduta contro i Lakers, Anthony ha saltato un turno e per un pelo New York non ci lascia le penne martellata dall’astro nascente della NBA Kyle Irving che ha dato ai Cavaliers 41 punti, 5 rimbalzi e 5 assist e giustificato il prezzo del biglietto al Madison che è la Scala del basket.
Rondo deludente a San Antonio, sotto i 9 assist, 6 punti soli, grande partita degli Spurs che sono tornati al successo, idem Memphis che si è presa a Salt Lake City, un campo difficile, con Utah al 2° posto nella sua division dietro Oklahoma, due punti preziosi, grazie a Zach Randolph, un’ala che assomiglia più a un peso massimo.
Questo il ranking delle squadre sopra il 65% di vittorie(fra parentesi le ultime 10): 19/4, 82,6 Oklahoma (10/0), 18/5, 78,3 New York (9/1), 19/6 , 76 San Antonio (7/3), 17/6, 73,9 LA Clippers (7/3) , 71,4, 15/6 Miami (7/3) e Memphis (6/4), 16/8, 66,7 Golden State (8/2), 14/7 , 66,7 Atlanta (7/3).
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Risultati sabato 15 dicembre: Atlanta-Golden State 93-115 (17 Horford; 20 D.Lee); Charlotte-Orlando 98-107 (32 K.Walker; 20 G.Davis, 20 Afflalo, 13 Vucevic + 13 ri); New York-Cleveland 103-102 (25 Felton, 23 T.Chandler + 10 r; 41 Irving, 5/7 da 3, 6/7 tl, 28 C.Miles); Miami-Washington 102-72 ( 23 L.James + 10 r; 19 Beal, 8 Okafor + 10 r); Detroit-Indiana 77-88 (18 G.Monroe; 23 D.West, 18 G.Hill); Chicago-Brooklyn 83-82 (19 Belinelli, 12 Noah + 10; 24 D.Williams, 18 Br.Lopez + 10); Minnesota-Dallas 114-106 OT (21 Pekovic + 9 r, 18 Shved, 14 Kirilenko + 10 r, 8 Rubio, 9 as; 20 Mayo, 14 Marion + 10 r); San Antonio-Boston 103-88 (22 T.Parker, 20 G.Neal, 5 Duncan + 12 r; 18 Pierce, 6 Rondo + 9 as, 7 pe); Milwaukee-LA Clippers 85-115 (16 M.Daniels; 21 M.Barnes, 18 Griffin + 11 r, 15 Jordaan + 11 ri, 10 Paul + as); Utah-Memphis 86-99 (21 A.Jefferson, 25 Z.Randolph + 16)