Rocambolesco finale a Oakland, annullato il canestro della vittoria di Iguodala. Intanto Stern annuncia sanzioni contro coach Popovic che non ha portato a Miami quattro starters ma ha sfiorato il colpo coi campioni NBA.
Hanno fatto correre fiumi d’inchiostro e bytes i risultati delle due infuocate partite di giovedì notte vinte in rimonta da Miami (11/3) e Golden State (9/6) che guidano la classifica nella Southeast e Pacific Division.
Si comincia col comunicato stampa di David Stern, alla notizia che Gregg Popovic – come fatto anche in passato – dopo la vittoria di Orlando decide di rimandare a casa quattro starters prestigiosi, Duncan, Parker, Ginobili e D.Green, perché dopo le trasferte in 5 giorni.
“Mi scuso con tutti i fans della NBA per l’inaccettabile decisione di San Antonio per la quale prenderemo pesanti (substantial) provvedimenti”, tuona il commissioner anticipando una grossa multa Sarò uno degli ultimi provvedimenti rigorosi che prenderà alla vigilia di lasciare dopo 30 anni di successo.
Il coach dal sangue e il temperamento slavo non è però un pazzo né un insubordinato, sa quel che fa, tanto da essere indicato fra i candidati alla guida della nazionale Usa ai mondiali 2014, e col quintetto sulla carta improbabile, Mills play, De Colo guardia e Bonner, Splitter e Diaw in frontline, e cioè due francesi, un australiano moro, un brasiliano e un solo americano, arriva a giocarsela fino alla fine.
I campioni di Miami, come succede nelle ultime gare, devono sudare le sette camicie, sono ancora indietro 93-98 mentre i minuti scorrono e si va alla fine, ma riescono a capovolgere di 180 gradi il match pasaando avanti con un 7-0 ispirato da San LeBron, che serve il pallone della tripla di Ray Allen. Acquisto indovinatissimo a dispetto dell’età , arma tattica che i Boston rimpiangono, è il protagonista anche stavolta del sofferto sorpasso, 100-98. E poi atri 5 punti, contro 2 dei texani.
Gli Heat segnano dunque 20 degli ultimi 28 punti della gara, continuano a lucrare vittorie del genere, ma questa è la storia delle grandi squadre e la conferma della leadership di LeBron James che vuole dimostrare di essere un vincente, perché per essere più grande di Jordan deve portare Miami a conquistare più titoli, come fece il grande Michael ispirando quando aveva la sua età le gesta dei Bulls.
Nando De Colo, francese di origini italiane cresciuto dallo Cholet dal coach turco Kunter, e Sesto Uomo della nazionale transalpina vice-campione d’Europa, al suo arrivo nella NBA dimostra di non essere un bluff, con 15 punti, 4/8, 2/4 da 3, 5/7 ai liberi, , 6 rimbalzi, 5 assist. Questa guardia dotata di centimetri che tira bene da fuori, fa gioco, passa bene la palla tiene il campo da protagonista, l’ombra silenziosa di Parker e Batum è la rivelazione della serata. E dimostra che l’Europa è un buon serbatoio per la Lega dal successo planetario.
A proposito di Europa, Gallinari chiude con 20 punti e da protagonista ritrovando il tiro (35 minuti, 6/12, 3/5 da 3, 5/6 dalla lunetta, 9 rimbalzi) la sua partita all’Oracle Arena di Oackland anche se poi quando è il momento di chiudere nessuno se lo fila. Manca per un rimbalzo la sua seconda doppia stagionale, per la quinta volta raggiunge il tetto dei 20 punti, è il migliore della sua squadra nei liberi, nel tiro pesante e al rimbalzo perché l’incredibile Faried, una forza della natura, perde il duello col sorprendente David Lee, con 31 punti e 13/15 e 9 rimbalzi, è l’eroe della gara e fa dimenticare la delusione per Andrew Bogut, il centro sempre infortunato, mentre Stephen Curry,20 punti e 10 assist colpisce di fioretto per il successo. Questo consente di battere i Nuggets dopo 2 sconfitte e ai Warriors di raggiungere i Clippers in vetta alla Pacific Division dove i Lakers per ora sono soltanto una grande delusione.
Ma nonostante il credit, e il finale vincente di Memphis con la firma del Gallo i Nuggets dimenticano il loro Gallo da combattimento nel finale, soprattutto quando in una delle due rimesse contrastatissime negli ultimi 3,4 secondi, sul 106-105, era l’unico libero per un buon tiro vicino a canestro. Sarebbe stato quello decisivo. Gli ultimi 3,4 secondi, con 2 rimesse sulle quali si potrebbe scrivere un libro di tecnica e di strategia, uno spettacolo che può offrire solo il basket per un lato del basket solo apparentemente negletto, sono durati 15 minuti, con ben 4 replay, grande lavoro per la terna arbitrale con la regia di Ron Garretson. Si tratta di uno dei grandi fischietti, e stavolta ha operato da chirurgo,sul 106-103 ha regalato 3 tiri liberi Iguodala che stava alzando la palla, ben chiuso dal difensore – e quello non era certo un tiro – e poi gli ha annullato la tripla della vittoria.
Si è visto bene nella panoramica Tv che il tabellone segnava 004 quando la palla era nelle mani dell’ex Sixer in volo che difatti gonfiando il petto s’è infilato dio corsa nel tunnel convinto della vittoria. Invece dopo l’ennesima moviola, Garretson ha alzato il braccio ai Warriors el bravo Mark Jackson. Forse con un passaggio o un blocco per Gallinari la squadra di George Karl avrebbe potuto risparmiarsi questa beffa evitando la seconda sconfitta consecutiva del tutto simile alla precedente di Utah.
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Risultati giovedì 30 novembre: Miami- San Antonio 105-100 (23 James, 20 R.Allen, 18 Bosh + 12 ri; 20 G.Neal, 18 Splitter, 15 DeColo); Golden State-Denver 106-105 (31 D.Lee, 21 K.Thompson, 20 S.Curry + 10 as, 4 rec; 22 Iguodala, 20 Gallinari)