A Houston 19 punti a metà gara, poi altri 2 soli, Raptors sco nfitta n.12 su 15, George Hill segna il canestro di Indiana in entrata e ai Lakers non bastano 40 punti su 77 di Kobe Bryant.
Nella serata in cui i Lakers riconvertiti al contro-showtime (77 punti!, 12 nel 2° quarto..) devono bere fino in fondo l’amaro calice, per il canestro della sconfitta a 1” in sottomano di George Hill (felice intuizione di mercato di Indiana nel trade con Dallas per Darren Collison), alla tripla “double face” dell’influenzato Kobe Bryant (40 punti, 10 assist , ma 10 perse sulle 19 di squadra, e quasi 30 tiri) Andrea Bargnani offre il filmato di sintesi della sua carriera –come dire? – di Mago meteoropatico, capace di imprevedibili oscillazioni brusche.
Dopo il 2/19 e i 4 punti casalinghi contro gli Spurs, il romano segna 12 punti (sui 21 dei Raptors) nel 1° quarto, 19 all’intervallo, poi chiude la serata di Houston, avversario da sempre scorbutico (6 sconfitte su 6, 3/14 nella storia del match), con un altro canestro e nient’altro. La sua discesa è in picchiata, 12 punti, 7, 2, 0 nel 4° quarto per il top scorer della franchigia canadese ultima nel ranking dell’Atlantic Division che ha giocato 15 partite prevalentemente fuori casa (6), vinto 3 volte (2 in casa e una a Indiana). I Raptors avrebbero una mescola interessante, con giocatori giovani di qualità come DeRozan, Ed Davis, Amir Johnson e le matricole Valanciunas e Terence Ross che nella tana dei Laker ha schiacciato 4 volte alla maniera di Jordan e chiuso con 19 punti, primato personale.
Ma il futuro di Bargnani, quasi una fatidica crisi del “settimo anno” di ogni rapporto, si avvita sempre attorno alla sua personalità di campione incompiuto. Incompiuto nel gioco, nel fisico come struttura muscolare per affrontare i pesi massimi delk basket, nel carattere (fatalista?), non facile da gestire (ma non come persona, sia chiaro, ma come tipo di giocatore) e in grado di condizionare una formazione, e comunque uno dei grandi attaccanti della NBA.
Per il futuro, alla luce anche del notevole investimento (50 milioni di dollari sborsati per il rinnovo due stagioni fa) e delle felici scelte di mercato riguardanti il gruppo dei giovani, visto anche che il 21enne Jonas Valanciunas sta imparando in fretta e possiede doti atletiche eccezionali per un bianco ma va ben rifinito tecnicamente, i Raptors dovranno fare a fine stagione scelte precise, e capire quanto Bargnani possa essere un’arma a doppio taglio e il giocatore in grado di trascinare la squadra al salto di qualità.
E già che ci siamo, i Raptors dovranno anche soppesare l’utilità dell’acquisto di Kyle Lowry un altro giocatore atipico per la chimica di una squadra competitiva, da playoff, perché i 18 punti e 6 assist, media attuale a partita possono paradossalmente essere un optional. Esattamente il ragionamento fatto da Houston lo scorso anno quando approfittando di una malattia di questo giocatore con poco comunicativa quando è in campo,consegnarono la squadra allo sloveno Goran Dragic che per un soffio non la portò ai playoff.
In una serata triste per la scomparsa della giovane figlia di McHale, dell’ex pilastro dei Celtic e oggi un buon coach della NBA, con i giocatori di Houston impegnati a ridare un senso alla vita del loro allenatore, e dal 10 novembre guidati da Kelvin Simpson, Lowry si è fatto notare solo per un fallaccio. Nessuno si è accorto degli 8 rimbalzi, ed esattamente come per Bargnani la cronaca della partita ha dovuto registrare che, 1° quarto a parte, la squadra ha giocato meglio, più libera, senza due giocatori in fondo molto simili e in campo loro ha perso terreno.
Per dimezzare dunque lo scarto di 23 punti a metà del 3° tempo, quello dei 38 punti di Houston con il bombardamento di Harden (3 triple consecutive), Dwayne Casey ha dovuto infatti ricorrere in regia a Calderon, molto più utile, conti nuo, carismatico nell’umiltà. L’esperimento di far giocare assieme Calderon e Lowry è fallito, molto meglio lo spagnolo con Lucas III (ex Bulls). A occhio nudo si intuisce che il problema di Casey, un coach di stile percome allena. Parla e veste, è quello di dover fare i conti con la logica del basket, le sue idee e gli investimenti del club per far tornare la mescola.
Bargnani ha ripreso nelle ultime 5 gare a segnare più di 20 punti, a parte i 4 contro gli Spurs la sua media si è alzata ma senza nessun beneficio pratico, perché le sconfitte sono tali, complimenti invece al gm di Houston , e si capisce perché questa estate aveva ben tre offerte di mercato. I Rockets non più legati a Scola, hanno tre guardie micidiali che fanno gioco, possono segnare in 1 contro 1, portano punti, come hanno fatto vedere James Harden (ex Oklahoma), 24 punti e 12 assist, Jeremy Lin, 16 punti e 10 assist, e Person, 18 punti. C’è poi , a parte la solidità di Patterson e Maurice Morris (che ha risposto a Bargnani, che lo marcava, con 11 punti nel 1° quarto), la sorprendente esplosione di Omer Asik. Da riserva dei Bulls a uno dei primi 3 rimbalzisti della Lega, martedì notte ne ha presi ben 18, il doppio di Bargnani e Valanciunas messi assieme.
Migliorato tecnicamente sarà un difficile avversario dell’Italia i Slovenia se deciderà di giocare con la Turchia ai prossimi europei. Per la cronaca, rimando alla serata di martedì al Toyota Center (dove il 17 febbraio va in onda l’All Star Game), ha confermato la potenza dell’attacco dei “Razzi” di Houston, migliore di giornata con 117, 131 punti rifilati a New York, e il 5° attacco della Lega con 104 punti di media.
Mike D’Antoni sta adesso prudentemente abbottonato sui Lakers dopo averli sferzati (“sembravano i Muppets…”) la sera del primo grande naufragio, con 2/3 nelle prime 5 gare. Deve convivere con i problemi strutturali e contingenti, come l’assenza di Steve Nash che i compagni chiamano il Grande Gatsby perché gli porterà quello stile in regia che manca, perché solo al rientro del regista potrà mettere le mani al gioco e cambiare equilibri di squadra oggi sballati.
Se Kobe Bryant segna 40 punti su 77 e la squadra perde siamo al paradosso, con tutte quelle individualità qualcosa non torna. Come non torna che i Lakers inseguano per 48 minuti, sotto anche di 13, 1 punto avanti permettano l’entrata in area finale di Hill subendo lo smacco in casa contro Indiana,squadra che anche i Raptors hanno battuto a Indianapolis. Imperdonabile anche per una squadra juniores.
Nei duelli in alta quota Kevin Love, il migliore dell’oro londinese del Dream Team, un’ala e non un centro, ha dato il successo esterno a Minnesota con un bottino di rimbalzi (24) maggiore dei punti (23), e siamo al “potere bianco” con i 18 rimbalzi del brasiliano Varejao e del turno Asik.
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Risultati martedì 27 novembre – Filadelfia-Dallas 100-98 (22 E.Turner, 20 T.Young, 18 Holiday; 20Kaman, 17 Majo); Cleveland-Phoenix 78-91 (20 Varejao + 18 ri, 6 Jer.Pargo 3/12; 19 G.Dragic + 7 ri, 15 Beasley); Houston-Toronto 117-101 (23 Harden + 12 a, 22 Patterson, 18 Parsons, 1o Lin + 10 as, 13 Asik +è 18 ri; 21 Bargnani, 8/12, 3/4 da 3, 2/2 tl, 3 ri, 1 as, 3 persein 30’, 19 T.Ross): Sacramento-Minnesota 89-97 (20 T.Evans, 20 Cousins; 23 Love + 24 ri, 18 Ridnour, 14 Kirilenko); La Lakers-Indiana 77-79 (40 K.Bryant + 10 as, 10 perse, 12/28, 11/13 tl, 18 Howard, 4 World Pace + 12 ri; 19 G.Hill, 16 D.West +10 r, 8 as)