La prima sorpresa del nuovo sistema di valutazione e designazione è l’uscita dal gruppo di vertice di Paternicò e il salto di qualità del livornese Seghetti nei big-match
Sembra sia andata così, nel modo più semplice, fingendo di non accorgersi che i tempi erano cambiati. E che la casta del fischietto che l’aveva issato fin sotto il vertice, non poteva più garantirgli il salvacondotto in omaggio al suo motto, “le regole per gli amici si interpretano, per gli altri si applicano”.
Da questa stagione, con grande felicità del campionato dove sembra proprio di vivere l’atmosfera dell’anno dello scudetto calcistico del Verona, che coincise con la novità del sorteggio riproposta dal basket, le norme (almeno per gli arbitri) valgono per tutti indistintamente. Non esistono più mammasantissima o quaquaraquà . Nel sistema-ascensore consente di salire e scendere, dipende solo da te, sei quello che dimostri in campo e non per le relazioni e magari anche negli affari, se magari hai migliaia di fischietti da vendere.
La trafila arbitrale non è, insomma, più un fenomeno di sistema sbagliato e ingiusto sportivamente con la dottoressa Miranda, la pm , a raccomandare alla Fip di cancellare nello spiccare una quarantina di avvisi di reato. Mi rifiuto di definirlo borbonico, così facevano tutti, essendo io un profondo estimatore dei Borboni. I quali diedero un grande Re alla Spagna, ebbero i favori di Orazio Nelson e della potente marina inglese, e in un clima di riforme pre-volteriano, ispirato da uno dei più grandi statisti italiani che molti non conoscono perché ebbe il torto di vivere nel Seicento, un tosco uscito dalla Normale di Pisa, Bernardo Tanucci, aretino di Stia questi nobili venuti dal nord e imparentati con l’Austria hanno realizzato dalle parti di Caserta, all’ombre della Reggia, le prime grandi fabbriche di tessuti (chiamate dai francesi gobelin) e di porcellane (chiamate dai francesi Limoges).
Insomma, Camerlo Paternicò pensava proprio che il ritrovarsi alla partenza di questa stagione in Fascia1 in virtù della classifica farlocca dello scorso anno nella quale il presidente del CIA, sfiduciato dal suo stesso direttivo, aveva l’ultima parola sui – numerosi … – osservatori gli garantisse le stesse libertà degli ultimi 6-7 anni, oltre che essere considerato l’ideologo del binomio che ha portato alla deriva l’Aiap. Una sorta di sindacato che ha avuto un peso politico enorme condizionando col voto (e grazie a piccoli numeri) le gestioni del CIA.
E’ confermata infatti la notizia della discesa temporanea, sempre che sia disposto a seguire direttive generali, norme di estremo buonsenso nell’ interesse primario della categoria, del “superfischietto” Si era sentito di parlare di una sorta di spareggio fra cui e Seghetti, determinata anche dall’esame dell’arbitro toscano nel big match Siena-Milano.
Il livornese, un tipo sanguigno, è stato forse il migliore della terna, tanto che poco dopo il designatore l’ha rimandato a Siena per sanare un’altra anomalia, quella che gli arbitri toscani non venivano designati per Siena, almeno per i big match. Forse avrebbe dovuto aprire bene le orecchie al raduno arbitrale precampionato, l’arbitro più discusso d’Italia e che ha fatto parlare di sé più di ogni altro, meritandosi anche parecchie citazioni imbarazzanti nelle pagine del processo di Baskettopoli chiedendo addirittura in maniera incalzante al presidente del CIA Garibotti di “eliminare” una collega siciliana (l’ing.Cristina Luca). La colpa di tanta rabbia?
Svolgeva solamente in piena autonomia il suo incarico ai vertici siciliani del CIA invece di seguire la politica del fischietto agrigentino, comportamento conflittuale con la sua posizione di arbitro di serie A che vantava vaste d’aree di influenza. Fino a mettere in difficoltà la Fip, e non solo nell’episodio di Baskettopoli con la giustificazione stucchevole dal Procuratore di una battuta goliardica e prescritto solo perché gli atti sono emersi tre anni dopo, quando li ha pubblicati un giornale di Reggio Calabria. In soccorso di Paternicò è venuto addirittura un sito gestito da un comitato provinciale, con grande imbarazzo di Meneghin per l’uso improprio di un media nei bilanci federali.
Insomma, una salutare lezione, se vuole risalire dovrà essere meno guascone, parlare di meno in campo e concentrarsi, rispettare l’amalgama della terna e non mettere i suoi fischi su quelli dei colleghi, non infilarsi nelle proteste quasi con piacere, per ritrovarsi al centro dell’attenzione, essere il personaggio. Come sembra abbia fatto anche in una gara scontata di Milano. Deve dare un fallo tecnico, a chi tocca tocca, non cambiare metro a secondo del momento e di chi ha davanti. E’ meglio spegnere subito gli animi, come fanno gli arbitri della NBA. Il parquet non è un teatro, la lezione serve a tutti. E comunque Seghetti, messo alla prova, si è conquistato Fascia1, ha dominato meglio il suo temperamento e la bocca, e ha diretto bene, in chiave tecnica, saldezza e uniformità, tutte le volte e fatto bella figura specialmente nelle gare più attese, Varese-Cantù e Siena-Milano. Due gare fra le più infuocate, senza la minima polemica. Un fatto che non accedeva da 6-7 anni.
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