Sotto 88-92 a 2 dal termine 5 azioni decisive dell’azzurro che firma il suo primato stagionale: gran rilancio di Denver dopo 3 sconfitte, i Grizzlies venivano da 8 vittorie.
Le Tv americane chiudono sempre il collegamento con l’intervista all’eroe della partita sul campo. A Memphis l’onore delle telecamere di ESPN tocca meritatamente a Danilo Gallinari il match winner che ha fermato il volo della formazione col miglior record (8/1) alla prima boa della NBA. Partita da incorniciare, da giocatore completo e leader, protagonista indiscusso del primo tempo (15 punti, 5/6) e decisivo nel finale, 26 punti, record stagionale ritoccato dopo i 23 di Orlando nella giornata inaugurale. Una serata anche per scordare l’airshot crudele che ha perdonato Miami nella penultima gara.
Il lunedì della terza settimana del calendario è amaro per Memphis e San Antonio, le prime due squadre del Southwest, sconfitte a domicilio, e per la capolista della Central Division, Milwaukee, che non riesce a passare a Charlotte in una fase interessante di ricostruzione dopo aver ferito in profondità l’orgoglio del suo illustre proprietario, un certo Michael Jordan, per il record “all time” delle 7 vittorie nella scorsa stagione.
Colpo grosso a a San Antonio dei Clippers di Vinnie Del Negro, ex idolo italoamericano della Benetton, che come coach al debutto era considerato un’incognita per tutti quanti, anche in casa sua, con una squadra di talento. Una volta sfidava Mike D’Antoni in campo, adesso che il Mike ha firmato coi Lakers il duello prosegue in panchina.
Non sempre sono gli allenatori a fare importante una squadra, a volte sono le squadre che fanno importanti gli allenatori , vedi il successo di Vinnie che si era trovato in acque agitate alla sua rima esperienza l’anno scorso venendone poi fuori con le sue forze. Oggi ha quattro giocatori esplosivi in grado di vincere una gara, Paul, Griffin, Jamal Crawford, la vera sorpresa della NBA fin dalla prima giornata, 29 punti contro Memphis, e anche Eric Bledsoe, la terza guardia, che a San Antonio ha inventato un paio di canestri importanti quando gli Spurs con 2 triple micidiali e un canestro del sorprendente carneade Matt Bonner avevano riaperto la gara nel finale.
L’azione decisiva dell’attesissimo big match della giornata all’ombra di Fort Alamo, per portare a casa la terza vittoria su 3 in trasferta e sapere se quest’anno si può puntare sui Clippers come una delle candidate al titolo, dopo ben 4 errori dalla lunetta di Griffin – che dovrebbe lavorare su quel tiro con una chiusura del movimento troppo brusca, non armoniosa – come tutte le altre volte se l’è presa Chris Paul.
Il piccolo genio della lampada per il quale i Lakers avrebbero fatto carte false che, non dimentichiamo.è stato anche l’artefice del break finale nella finale olimpica di Londra, ha voluto sfidare in uno contro uno contro Tony Parker. Qualche palleggio di preparazione, puntando lo sguardo sugli occhi del rivale, e poi lo scatto felino dei suoi e il canestro della vittoria. Parker ha difeso bene, non ha nulla da rimproverarsi, però è andato a protestare dagli arbitri. Non aveva torto. Il replay ha mostrato per due “cosette” che non sarebbero permesse, Paul ha sposato con la mano sinistra il francese per guadagnare spazio e poi nella collisione in aria l’ha spinto. Ma nessun arbitro, in quelle circostanze, può permettersi di essere pignolo, fra due campioni di quel livello lasciano fare e San Antonio non riesce a sfruttare, complice anche una serata di tiro disastrosa delle sue guardie (2 su 11 di Danny Green, autore del canestro della vittoria sui Lakers a Los Angeles, e il 3/11 di Manu Ginobili e Gary Neal tornato dopo un taglietto a un dito mentre spostava il suo bagaglio) e i 10 rimbalzi in meno dei losangelini, più giovani e reattivi, l’occasione della sconfitta di Memphis per raggiungere i Grizzlies. Questo alla vigilia di un difficile tour di ben 5 partite che chiarirà il profilo e la capacità di recupero di questa squadra Onu un po’ stagionata, con tre francesi, un argentino, un brasiliano, una star caraibica e un coach di origini slave, Gregg Popovic, che ogni tantino indugia nella sua preziosa cantine ben fornita di Brunello di Montalcino.
Squadra up and down per eccellenza, ma di straordinarie risorse e capacità di recupero invece Denver. Riesce sempre a conciliare i bilanci con i risultati, e quando meno te l’aspetti tira la zampata. Vinte quattro partite consecutive, ha perso 3 volte, a Phoenix, il bis con Miami (ma nel suo Pepsi Center, parliamo sempre del famoso airshot del Gallo…) e sepolta addirittura di canestri a San Antonio 48 ore prima. Una squadra che esce sconfitta di 26 punti solitamente si porta appresso qualche problema strutturale difficilmente risolvibile nel breve tempo, ma Gallinari ha tirato fuori con forza e grande personalità la sua squadra dalle secche, complice anche alcune dichiarazioni infelici di Iguodala. Il quale sentitosi declassato nel passaggio dal ruolo di star del rilancio di Filadelfia e di membro del Dream Team al lontano Colorado alla vigilia di questa gara dichiara che i compagni dovrebbero per rispetto, servirgli la colazione in camera.
Iguodala, giocatore dal fisico bestiale, un terminale ma non un pensatore, ha giocato sotto tono (6 punti) ma non è stato l’unico, vedi Ty Lawson che difficilmente questa stagione sarà votato per la partita delle stelle. Schizzano invece all’insù i consensi per il Gallo che ha sfoggiato la sua proverbiale maturità, del tutto eccezionale per un ragazzo di 24 anni certamente dotato di fisico e di talento, ma soprattutto di testa. Il finale è stato un suo capolavoro di finezze tecniche, quelle determinanti che forse non si vedono a occhio nudo. Naturalmente George Karl ci ha messo del suo, come quello di giocare sempre con due lunghi, per strappare il dominio dei rimbalzi ai Grizzlies, mossa vincente, perché Zach Randolph è il n.1 nella statistica e Marc Gasol il miglior centro europeo e All Star. Ma questo asse sul quale la formazione di Lionel Hollins, un po’ distratto lunedì sera, è stato frantumato clamorosamente dai rivali che hanno catturato ben 14 rimbalzi in più, e addirittura 21 in attacco, per cui – vedi soprattutto il finale – hanno sempre avuto un secondo tiro. Magee ha segnato anche i canestri del 3° tempo utili per non farsi staccare quando è esploso Rudy Gay, una specie di gemello con minor visione di gioco di Kevin Durant, ma il gran finale è stato l’apoteosi di Gallinari. Difatti i Grizzlies quando lui ha presol in mano la situazione non hanno più segnato. Il 9-0 è arrivato con 3 tiri liberi su 4 e la tripla finale del Gallo, 6 punti totali più un canestro su rimbalzo d’attacco di McGee più libero di bonus.
A 1’55” dal termine, con la sua squadra sotto di 4 (88-92) si conquista il fallo su rimbalzo, e sono 2 tiri liberi, 90-92. Iguodala sbaglia da 3, rimbalzo d’oro in attacco di Gallinari, poi Marc Gasol pretende di fare la guerra, il Gallo lo chiude bene e si trova per terra con una gomitata sul collo dello spagnolo e 2 liberi, ne segna uno , 91-92. Poi c’è il rimbalzo d’attacco di McGee con fallo, giocata da 3 col tiro libero, sorpasso 92-94 a 55”. Il Grizzly è impazzito, carica alla cieca, Gallinari gioca d’astuzia, intercetta un passaggio sulla fascia, si procura la tripla dalla sua mattonella preferita, in alto tutto a sinistra, prende la mira, canestro, 92-97. Il volo-record delle 8 vittorie consecutive nella storia dei Grizzlies con lo sbarco a Memphis, finisce per colpa di un…Gallo da combattimento.
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Risultati 19 nov: Washington-Indiana 89-86 (18 B.Beal; 30 D.West, 10/10 tl; 20 Hibbert +12 ri); Charlotte-Milwaukee 102-98 ( 23 Sessions, 19 K.Walkert, 19 Mullens; 31 M.Ellis); Atlanta-Orlando 81-72 (15 Horford + 9 ri, 6 Pachulia + 11 r; 11 G.Davis, 5 Vucevic + 13 r); Memphis-Denver 92-97 (22 Gay, 12 Z.Randolph + 13 ri; 26 Gallinari, 13 Faried + 13 r); San Antonio-LA Clippers 87-92 (20 Duncan + 14 r; 19 Paul + 8 as, 16 Griffin + 12 ri); Dallas-Golden State ts 101-105 (25 Mayo, 18 Kaman + 17 ri; 31 SW.Curry, 10/10 tl, 20 H.Barnes + 10 ri, 17 D.Lee + 19 ri); Utah-Houston 102-91 (15G.Hayward 14 A.Jefferson + 16 r, 3 Tinsley + 11 as; 19 Patterson).