LA QUESTIONE ARBITRALE – Francesco Grotti tribuno dei fischietti muove nuovamente le acque, e sollecita la Fip a indagare sull’abbassamento dei voti che alcuni osservatori avrebbero dato alle “teste calde” della protesta delle divise con 31 squalificati costata i playoff al presidente del sindacato Luciano Tola.
Come abbiamo visto, Tiziano Zancanella è un presidente degli arbitri purtroppo molto controverso, come non era mai successo nella storia di questo organismo, alla faccia della sua maschera di bonomia semplice, e della sua prima promessa quando venduta la pompa di benzina in provincia di Padova si presentò con la “famosa” promessa:
“Ridarò il sorriso agli arbitri”.
Andate a raccontarlo a Luciano Tola, il predecessore, immacolato, sconosciuto ai verbali del magistrato. Due anni fa era il presidente del CIA, ufficialmente il corifeo dell’autogestione. Mostra subito i muscoli quando gli consegnano – sembra solo per sua insistenza, come lui sostiene – le carte di Baskettopoli. Sui verbali scopre infatti, fra gli altri, alcuni fatterelli riguardanti un paio di superfischietti di A gettonatissimi, che da tempo portano a casa più di 30mila euro all’anno. Li sospende un turno. Errore.
Doveva partire dal massimo della pena, e proporla ai superiori. I due rischiavano la carriera, il calcio li avrebbe messi fuori, invece da quel momento è stata la sua carriera a prendere una parabola discendente. Tanto che alla fine è stato dimissionato da presidente grazie a un reclamo perché i superfischietti erano anche i capi dell’associazione, e l’hanno accusato di atti d’imperio. Il CIA di oggi per molto meno ha sospeso Facchini, e non è successo nulla al suo presidente. Per effetto domino, Tola è stato poi sfiduciato dal suo consiglio. Fra l’indifferenza dei superiori che non volevano rogne. Magari, fra sé e sé, il viterbese Tola incassato il suo “schiaffo di Agnani” rimpiange dell’amorevole buffetto perchè in qualsiasi altro sport il patentino sarebbe stato ritirato. Grottesco: appellarsi al famoso articolo 2 del codice di condotta sportivo (onorabilità dei tesserati) gli ha tagliato le gambe, quando invece – come si è visto nel paradossale dopo-Baskettopoli la “trasgressione”è servita come trampolino di lancio di qualche suo detrattore o di alcune “pecorelle smarrite”. C’est la vie…
Consumata la “faida” gli è subentrato Tiziano Zancanella dopo un’elezione che ha subito riservato una coda polemica dello sconfitto, il dottor Umberto Porcari, funzionario dei Beni Culturali e massimo esperto di regolamenti e cultura arbitrale. Purtroppo Tola non è stato abbandonato dalla cattiva stella, perché nella squadra del suo successore è stato – guarda caso – cooptato un ex arbitro messo in sonno dal Tola stesso il quale intanto aveva ottenuto di ripreso a fischiare in A-1. Il “commissario frustrato” l’ ha francobollato con referti gonfiati, come si è scoperto in seguito. Forse stava “scherzando”, perchè i “rapporti killer” comparati ai video della gare sono stati stracciati dal CIA, anche se per analogia – chiede la gente – è stato fatto altrettanto per i rapporti dello stesso commissario su altri arbitri?. Comunque sul finire della scorsa stagione il presidente-muscolare riabilitato riuscì anche a salire sull’autobus dei playoff.
Non pago delle vicissitudini, Tola si è messo peerò in altre rogne. Non gli bastava fare l’arbitro, non si sa se per revanscismo o sete di trasparenza perché è stato – ironia della sorte – l’ideatore del “codice dell’arbitro”, sostenuto – doppia ironia della sorte! – proprio dai due superfischietti castigati, in un vortice di trasformismo machiavellico senza precedenti nella storia dei canestri è tornato l’ultima estate a fare il presidente dell’Associazione Arbitri. E cioè l’organismo sindacale resosi più volte protagonista, col suo mandato, di un golpismo strisciante, tanto da chiedere alla Fip, con tanto di comunicato stampa ufficiale, il rinnovo dell’autonomia e delle cariche ancor prima dell’assemblea elettiva della Fip. Una cosa che non sta né in cielo né in terra, per cui il sindacato dei fischietti si è delegittimato di fatto ma la Fip non ha preso provvedimenti.
Logica voleva intanto che Tola non potesse fare le due cose assieme, arbitro e presidente, ma anche stavolta Pilato se n’è lavato le mani. A voler essere perfidi, forse era una trappola ma con la sua tempra di muscolare non l’ha capito. Cavalcato comunque lo sciopero (da operetta) delle divise, ben 31 arbitri della sua associazione (Aiap) sono stati puniti dal Giudice Sportivo con un turno per aver indossato una divisa non regolamentare. Più di quanto sia stato punito nell’apparato dei canestri l’abuso d’ufficio e altri reati del codice penale iscritti nel processo di Reggio Calabria. La contromossa della Fip è stata quella di arrangiarsi con i fischietti di Legadue,ed è stato così che quasi tutti i “ribelli”, considerata la mala parata, hanno sostenuto che no, loro no, non erano d’accordo col presidente Tola. Il quale, beffa finale, è rimasto col cerino in mano è di fatto sfiduciato anche lì in quella carica.
Non solo: quest’anno si è beccato, nell’ambito dell’operazione omeopatica del CIA di cui si diceva, per cui inserisci degli uomini tuoi in una struttura ammalata sperando che le cellule buone caccino le cattive, la bellezza di ben 26 scrutini da parte dei vari “occhiutissimi”osservatori CIA, che magari il “grande basket” l’hanno visto solo in TV. Manco fosse amico di quelli della Magliana, Luciano Tola è oggi fuori dai playoff, e avendo superato il limite d’età dovrà lasciare la ribalta. A meno di inventarsi qualcosa. Più fortunato il coetaneo over-fifthy Fabio Facchini. Passato a sua volta sotto la gogna del braccio destro di Zancanella, guarda caso nei primi anni di carriera il “ rimorchio” del fischietto n.1 d’Italia con Gigi LaMonica, ce l’ha fatta a entrare fra i primi 7 dei playoff. Pazienza se è stato criticatissimo per l’errore decisivo nella finale di un incandescente Siena-Milano. Metterlo fuori sarebbe stato, considerata la sua popolarità, pericolosissimo.
La guerra dei Roses del mondo arbitrale però non è ancora finita, il Procuratore apre e richiude inchieste una dopo l’altro che scandalizzerebbero anche un santo, e nel calcio avrebbero 5 pagine al giorno sulla Gazzetta. Ma cosa può farci, poveretto?. Faremmo tutti la stessa cosa, e vale infatti una frase di Guariniello, il Pm del processo del doping e di ben altri scottanti processi, per descrivere le difficoltà di un lavoro tanto ingrato che porta via tanto tempo che ha visto insinuarsi la politica e la burocrazia, come ha denunciato Giulio Borrelli capo del pool di Mani Pulite raccontando all’Espresso la sua esperienza di inquirente del calcio alla Commissione Parlamentare .
“Alla fine i cittadini – ha detto Guariniello – chiedono a noi giudici di sanare i problemi della società che con una miglior gestione si eviterebbero” .
Il tormentone arbitrale, con le semifinali dei playoff in corso, non è finito. C’è stato nei giorni scorsi il balletto dei nomi degli arbitri retrocessi, e tutti vogliono sapere se è vero che un altro arbitro in vista con ben 26 screenings sul collo (l’avvocato riminese Sardella che ha assistito alcuni avvisati di di Baskettopoli consiglindoli al patteggio) si è salvato o no dalla tagliola?. Il caso ruota sempre attorno all’arbitro Gori, stavolta però dimissionario.
Nelle ultime ore si sente anche dire che più d’uno avrebbe le prove che Tola abbia perso i playoff per aver guidato la protesta delle divise. Sarebbe prossimo un esposto nel quale un osservatore- e forse anche più di uno – testimonierebbero di non aver rispettato l’indicazione ricevuta dal Presidente del CIA Super-Osservatore di mettere sul rapporto “migliorabile” insufficiente? Possibile? L’arbitro Tola non indossava per primo la maglietta ufficiale ma quella blu dell’anno precedente. Si trattata di una dimostrazione simbolica, nella sostanza meno grave di quella provocatoria organizzata dai 3 arbitri, dei quali due i capi del precedente sindacato, sfruttando la Tv, fingendo solidarietà con Facchini per la sospensione inflittagli da Zancanella l’anno passato. I 3 sono stati archiviati, stavolta bisognava dimostrare invece in maniera eclatante che Tola era passibile di violazione del regolamento. Due pesi e due misura.
Comunque, sembra che uno o più osservatori del CIA incaricati di abbassare il voto per il cambio di divisa, abbiano rifiutato di fare quel “lavoretto” dicendo ai capi che non potevano sostituirsi agli organi giudicanti, e rispedendo la richiesta al mittente. Se è vero, si potranno incrociare il voto dell’osservatore con quello finale a referto. In ogni caso il presidente dal CIA può intervenire in merito, come il sindaco può mettere la propria parola su quella del suo Ufficio tecnico in materia di edilizia. Comunque questo caso non è nuovo, perché il responsabile degli osservatori delle minori, un ex militare, tempo fa ha presentato a Meneghin un esposto analogo del quale non si è saputo più nulla, ma che sarebbe stato archiviato.
“Il punto non è tanto se l’Osservatore ha indicato o non ha indicato sul rapporto “migliorabile” – eccepisce Francesco Grotti che ha mosso le acque sul presunto abbassamento dei voti per le teste calde della protesta delle divise– ma ovviamente se fosse vero, che il Presidente del CIA Super-Osservatore si permette di soffiare nelle orecchie degli Osservatori il giudizio da mettere sul rapporto”. “Il punto – dice sconsolato – è che Reggio Calabria non ha insegnato niente”. “ Il punto – chiosa l’arbitro di Livorno-Milano, la finale più discussa nella storia del basket che però diede ragione alla coppia Grotti-Zeppilli – è che se passa il sospetto che come è stata fatta la telefonata per le maglie ,potrebbero esserci altre telefonate per altri episodi: penso” all’arbitro con un po’ di pancetta” e all’osservatore chiamato perchè questi rilevi sul rapporto il fatto (forse riferito a un rapporto riguardante riguardante Facchini?, nda) ”.
“Penso agli Osservatori ubbidienti- dice richiamandosi a quanto letto sulle carte di Baskettopoli – che vengono ricompensati con lunghe trasferte, cito un assunto dell Consulente Fip della dottoressa Miranda”. “Penso, infine, che se fosse tutto vero la Federazione avrebbe buttato via soldi per rimborsare le trasferte di alcuni Osservatori, fortunatamente credo e spero non per tutti, che ricevevano “soffiate” dal loro Capo”.
Insomma, il sistema arbitrale è un grande malato dai piedi alla testa. Accettando l’Autogesione, era necessaria un esperto manager in un momento tanto delicato, specie con l’inusitata concentrazione di potere e sovrapposizioni di ruoli esecutivi-valutativi in conflitto. Sorvolare sui requisiti del candidato, succede che nascono tutti questi pasticci. Autogestione arbitrale ha voluto dire in questi anni autoreferenzialità e impunità per certi livelli e certe figure, distacco fra controllore e controllati e dialogo costruttivo, frazionamento e scontri di potere che hanno cancellato quello che di buono è stato fatto.
“E’ una storiella, questa delle “soffiate” che ormai è sulla bocca di tutti e che ho sentito anch’io. Se mi dicessero che hanno messo in piedi questo sistema ( uguale a quello di Baskettopoli?) risponderei come è stato risposto a me: “speriamo di no!”. Purtroppo non mi stupirei,staremo a vedere!”,
dice Francesco Grotti tenendo le orecchie e la schiena ritte. Ribadisce di non volere poltrone, onori, cariche difende con tenacia un patrimonio della “scuola italiana” che viene depauperato. E’ stato un arbitro noto, sa di aver fatto bene il suo lavoro, un’esperienza specifica oltre a quella di “fischietto benemerito” che gli consente come tesserato di segnalare eventuali anomalie, e per l’esperienza che gli deriva con incarichi delicati nella Giustizia Sportiva, con un ruolo nell’Ufficio Inchieste e nella Corte Federale. Se ha avuto anche la stella al merito sportivo del CONI, il titolo di commendatore e figurava fra consulenti per le infrastrutture e le reti in un Gruppo politico in Commissione al Senato, non fa battaglie di religione, ma di tutela dello sport. Perché un arbitraggio o un voto deviato, ripeto qel che ho già scritto, sono una forma di doping peggiore di quello farmacologico.
Per questa ragione, dopo aver fatto, come dice lui, 100 fra esposti e segnalazioni, sms a tutto l’apparato è pronto a fare…101. E chiude con una proposta:
“Per dire anche che la classifica degli arbitri, accertati i fatti, a questo punto andrebbe azzerata e la Federazione avrebbe il diritto-dovere di pretendere da quegli Osservatori che risultassero infedeli la restituzione dei rimborsi liquidati”. “Se davvero non si inizia a far pagare chi sbaglia sarà sempre, mi si passi il termine, un gran bordello”.
Parola di arbitro, anzi quel che si dice …un fischio sacrosanto.
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Puntata 3, continua
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La questione arbitrale – Puntata 1
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