Semifinale1 all’Est premiale individualità e la difesa degli Heat che vincono nettamente, Pierce e Allen non all’altezza della loro fama, ottimo Garnet, Rondo si sacrifica . Stanotte gara2 fra San Antonio e Oklahoma con gli Spurs in caccia del record di 20 vittorie consecutive.
Nella classica delle ultime 5 edizioni della Eastern Conference si ritrovano di fronte Miami e Boston che ha battuto Wade e LeBron nel 2011. Quando i due bigs si sono messi assieme con la maglia degli Heat Boston ha perso, ma anche se nella regular season di quest’anno ha vinto le ultime 3 gare su 4 e di cui due in trasferta e in aprile. Tuttavia il pronostico di gara1 è scontato perché i verdi arrivano da 13 partite di playoff, è stata inoltre dura mettere fuori alla settima la più giovane Filadelfia sabato notte, tanto che coach Rivers ha cancellato l’allenamento. E’ già stata un’impresa arrivare in finale avendo perso per un intervento alla spalla Avery Bradley, la rivelazione della stagione, una sicurezza, capace di giocare in 2-3 ruoli e aiutare Rondo.
James non ci sta a perdere per la quarta volta da Boston, e fa 32 anno scorso .Nel ruolo di guardia Rivers è stato costretto a chiedere un sacrificio al veterano (37 anni) Ray Allen, un cecchino (dall’arco) più che una spalla per Rondo, e che purtroppo in questo momento sta litigando col tiro (1/7 , 6 punti in 38 minuti), si trascina un problema alla caviglia. Ha troppi anni e ammaccature per riuscire a recuperare, mentre Kevin Garnett a 36 anni riesce a vincere ancora alla grande la sfida col tempo e piazza un’altra significativa doppia-doppia, la n. 136, con 23 punti e 10 rimbalzi. Gioca insomma livelli dell’eccezionale media che sta tenendo in questo playoff nel quale è il centro-ala più continuo. Non recupera invece un altro over 30, il capitano e il trascinatore dei verdi, Paul Pierce, che sbaglia troppo ( soprattutto !
nell’area colorata 3/14, 5 su 18 totale, nessun tiro libero, 4 stoppate!).
La quarta vittoria consecutiva di Miami dopo essersi trovata 1-2 con Indiana in semifinale ha rispettato il contributo-medio della coppia LeBron e Wade (53 punti, in questa occasione 55 totali con The Chosen a quota 32 punti, 22 per Wade che ha iniziato la gara con un bacio alla mamma davanti alle telecamere). Salvo il bombarolo Mike Miller (2/2, 3/5 totale e 8 punti) la panchina ha dato poco (16 punti,nessuno del rientrante Haslem dopo la giornata di squalifica) e al quintetto iniziale sono mancati i punti dei pur preziosissimi Battier e Chalmers che da 3 hanno tirato con 2/9 e 0/6, giusto per spiegare la causa del mediocre 20% nel tiro da lontano che sembrava un problema superato per i cavalieri bianchi della Florida.
L’altra chiave importante è stata la difesa aggressiva, tecnica, con continui raddoppi su Rondo con la palla che ha intrappolato Pierce e dato il dominio ai rimbalzi e sono state decisive, dato micidiale sinonimo di dominio, anche l ben 11 stoppate contro 1, con 3 di LeBron e 2 di Wade, Battier e Joel Anthony.
Boston ha iniziato segnando ohibò il minimo dell’anno per il 1° quarto (11 punto), poi con ben 35 punti nel secondo è andato al riposo in parità, ma la gara è finita lì. Incerto il tiro, poco fluido l’attacco perché Rondo ha dovuto portare la croce e mosso poco la palla ma ha dato un contributo di ben 9 rimbalzi (stavolta più degli assist, lui che è il re della stagione). La panchina ha dato appena 8 punti, unici bagliori quelli del centro Stiemsma, ed è difficile con un quintetto forte ma decimato che possa reggere l’urto di Miami decisa mercoledì notte a fare il bis. Il nervosismo ha prodotto ben quattro falli tecnici, con scadimento immediato dall’immagine che la gente si è fatta del “pryde” bostoniano.
Priva di Bosh, tornato a lavorare in palestra dopo lo stiramento agli addominali in semifinale1 contro Indiana ma non ancora pronto per rientrare, Miami ha dunque messo sul piatto le sue due individualità, e ha superato anche stavolta l’handicap presunto ai rimbalzi, 15 in più dei rivali, 14 punti sono lo scarto giusto, certamente le squadre dell’Est hanno qualcosa dimeno rispetto a quelle dell’Ovest anche se LeBron sta giocando una stagione eccezionale e ha fatto man bassa di premi, e adesso anche senza Bosh è utilizzato nel suo ruolo e dimostra anche con 13 palloni di essere il miglior rimbalzista di una finale di playoff.
Stanotte (anche su Sky Tv in diretta) gara2 San Antonio va per la serie-record di 20 successi consecutivi dopo aver eguagliato i Lakers con 19. Oklahoma che negli ultimi due anni è stata eliminata nella finale della Western Conferences dalle due squadre che poi hanno vinto il titolo, Lakers e Dallas, non ci sta a perdere subito 2 gare. I mezzi per vincere non gli mancano, in gara1 ha avuto 9 punti di vantaggio all’inizio del quarto ma non ne ha approfittato, poi un time out di Gregg Popovic che entrerà nella storia del basket ha scosso Parker e compagni che hanno vinto con la cattiveria e l’orgoglio chiesti dal suo coach, i punti di Ginobili e tiri da 3 nel finale di Gary Neal, e l’ottima difesa con Jackson, preso da Milwaukee a metà stagione, che ha limitato Durant. E ancora, per quanto riguarda la difesa, sempre l’ex guardia della Benetton autore di un doppio capolavoro: Oklahoma cade nella trappola di un doppio sfondamento da manuale, e la vittoria se ne va. Un coach italiano che io rispetto mi segnala: “La differenza fra un grande allenatore ed uno mediocre? ascolta ed osserva il time out di Popovich in gara uno contro Oklahoma mica come quel time-out indimenticabile della nazionale azzurra…”.
“Vi voglio cattivi, aggressivi, dovete guidare il gioco, fatemi vedere la vostra fibra di uomini”, questo il mantra col quale ha spronato la squadra l’attempato coach seduto su uno sgabello, scandendo i concetti con chiarezza, i giocatori attentissimi. Quel minuto ha fatto accapponare la pelle anche a chi era davanti alla Tv ed è diventata subito una clip clikkatissima sulla rete. Non per niente Gregg è stato proclamato Coach of the Year e i tifosi dei Lakers lo vorrebbero al posto alk Mike Brown la prossima stagione.
[email protected]
Riproduzione Riservata