NBA INSIDE – La star di Miami più votato nel Primo Quintetto davanti a Ibaka, Howard, Paul e Tony Allen. Gallinari dimenticato. Orlando licenzia Van Gundy: Sloan o D’Antoni? Nuovo caso-Gasol ai Lakers, e Messina cerca panchina.
Stan Van Gundy è stato licenziato da Orlando, decisione scontata non tanto per i risultati in quanto la squadra senza Dwight Howard, operato alla schiena, con Indiana nei quarti ha giocato rassegnata, ma per aver dichiarato durante la stagione che la star voleva la sua testa. Il caso era stato ricomposto per una sorta di ragion di stato, per via dei problemi fisici del giocatore e le pochissime speranze di riaggiustare una stagione nata male. Adesso si sente parlare di Jerry Sloan, il settantenne coach già “intronato” nella Hall of Fame, fuori da 15 mesi, storico guru per 23 anni degli Utah Jazz.
Lui si è detto disponibile, ma aspetta le decisioni mentre anche Charlotte, trasformato il rapporto di Paul, Silas in una consulenza, penserebbe a questo grande personaggio più che all’ex giocatore dei Knicks Pat Ewing. “Vedremo che succederà, tempo al tempo, la mia salute è buona e l’idea mi piace”, dice Sloan lasciando la porta aperta a una trattativa.
Non trapelano, invece, notizie sull’alternativa più possibile, Mike D’Antoni, che ha un altro anno di contratto con i Knicks e costerebbe un ulteriore sacrificio, oltre al costo di due operazioni di mercato suggerite da Mike: Jeremy Lin e Steve Novak che sono restricted free agents e possono lasciare New York.
I Magic prima di prendere l’allenatore devono però sciogliere il nodo riguardante il futuro di Dwight Howard, sono disposti a fare sacrifici ma bisogna valutare quali sono le aspettative re del rimbalzo che, ovviamente, è corteggiatissimo dai Lakers che potrebbero sacrificare Pau Gasol, criticato da Bryant durante il playoff con Oklahoma, o addirittura Andrew Bynum che nonostante le ottime cifre, con più di 18 punti e 10 rimbalzi per gara, non ha mancato di alimentare dubbi – ha scritto un collega americano – sulla sua maturità come persona rifiutandosi di stingere la mano ai giocatori di Oklahoma dopo la sconfitta decisiva. Dove, fra l’altro, è stato deludente. Il problema adesso è di Mike Kupchak, il gm, che conosce benissimo quanto sia difficile gestire questo giocatore, spesso in ritardo agli allenamenti, poco rispettoso delle riunioni tecniche e degli appuntamenti coi giornalisti.
Kobe Bryant intanto in una conferenza stampa post la sconfitta in semifinale –come l’anno passato – con Oklahoma, sconfitta che per i titoli di questa squadra significa una delusione generale, ha detto che lui resta, che vuole lottare per il titolo e riconosciuto il problema di dover cominciare la nuova stagione con un programma tecnico appena abbozzato, riferendosi a Mike Brown e al lungo sciopero. “Dobbiamo serrare le nostre fila, e con un’adeguata preparazione per la nuova stagione i Lakers saranno più forti”, questo l’invito di Pau Gasol che non si sente con la valigia in mano.
I problemi dei Laker sono stati dovuti alle mancate operazioni di mercato, come a dicembre il trasferimento di Gasol a Houston per avere Chris Paul, l’aver rinunciato al capitano Derek Fisher, molto legato a Kobe, per il giovane Ramon Session, le sette giornate di squalifica di Artest-World Peace che hanno allungato la serie con Denver e le lune di Brynum che, inoltre, sembra che condizionino anche i suoi allenamenti. E ovviamente la panchina, a parte l’apporto di Steve Blake, decisivo con Denver e minacciato con la sua famiglia dopo aver sbagliato il canestro della vittoria a Oklahoma. Hanno avuto un peso sulla tranquillità anche l’accusa di violenze sessuali dell’ex fidanzata di Jordan Hill, e la notizia del’esonero di Mike Brown in caso di uscita nei quarti data in Tv da Magic Johnson, molto amico del proprietario Jerry Buss ovviamente perplesso dei risultati del suo allenatore che non ha onorato, vedi alcune scoppole pesanti con Denver e Oklahoma, la sua fama di guru della difesa. Sarà per questa incertezza che Kenny, agente americano di Ettore Messina, sta cercando di trovargli un buon posto di vice forte all’interno del Barnum cestistico, o pensa di tornare in Europa, e non escluderemmo anche possa occuparsi del rilancio di Roma.
Intanto alla vigilia di giocarsi la finale dell’Est, oltre al 3° titolo di MVP della stagione LeBron è stato il più votato nel Primo Quintetto per la Difesa, e ha preceduto Ibaka (47), Dwight Howard (41) Chris Paul (35) e Tony Allen (33). Howard era il vincitore uscente, per Ibaka e Allen, la guardia di Memphis che festeggia a ben 30 anni questo risultato importante, è il primo riconoscimento.
Nel secondo quintetto Rajon Rondo, Kobe Bryant, Tyson Chandler, Luol Deng e Kevin Garnett.
L’unico europeo, Joaquin Noah, ha avuto 19 voti nel primo quintetto confermando la sua crescita, perché forse l’eliminazione coi 76Sixers è stata provocata più dalle sue assenze che da quella di Rose che la squadra aveva meglio assorbito. In realtà Luol Deng è cittadino inglese, ma è nato in Sudan, cosiccome Sergi Ibaka è congolese ma grazie al basket ha ottenuto il passaporto spagnolo.
Fra i molti che hanno ricevuto voti isolati, si sperava anche di trovare quello di Danilo Gallinari che a dispetto da due brutti infortuni meritava questo riconoscimento per la bella stagione, ha tirato meno bene ma è stato il mastice della squadra, il più continuo in difesa in una squadra che viene citata però solo per il suo attacco.
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