La NBA è bella perchè ogni è ogni notte varia, dai 144 punti di New Orleans-Charlotte ai 251, ben 107 in più di Phoenix-Minnesota, 69 punti nell’ultimo quarto, 70 punti in due tempi dei vincitori di Minnesota, ben 13 giocatori in doppia cifra con 30 di Kevin Love e 24 del montenegrino Nikola Pekovic, sempre più protagonista della Lega professionistica.
Tutto sommato Jersemy Lin invece se l’è cavata, 15 punti, 8 assist e anche in difesa ha fatto un buon lavoro, basta guardare alle percentuali di tiro di Rose e la palla scippata spettacolare che ha lasciato di stucco il trascinatore dei Bulls. Il problema non è lui, ma il resto della sua squadra. Inutili ad esempio nell’economia dei Knicks, gli oltre 40 punti Anthony e Stoudemire che spariscono nell’ultimo quarto. Inevitabile arriva così la sesta sconfitta consecutiva, esattamente come all’inizio di stagione quando però un disco volante sbarcò ai cancelli del Madison un ragazzo dagli occhi a mandorla che riuscì a guarire (8 vittorie) una squadra a pezzi e fu ribattezzato Linsanity.
La difesa troppo molle dei Knicks viene punita da 22 rimbalzi in attacco dei Bulls, 56 contro i 38 sono una differenza abissale in termine di possessi, e c’è anche il problema del tiro da 3 (3/11, 27%) e una panchina moscia che “scarica” JR Smith dopo la sciocchezza di mettere su Twitter la foto di una donna seminuda. Mike D’Antoni si becca anche un tecnico, ma è troppo poco per tentare di fermare Chicago che grazie al suo martello Derrick Rose (32 punti ma con 12 su 29) e alla crescita di Taj Gibson (13 rimbalzi, il migliore in questa voce) facendo scordare l’infortunato Luol Deng vince la decima gara sulle ultime 11 e fa pace con i 22.863 dello United Center per lo scivolone casalingo con Orlando. Il risultato è anche una meta raggiunta molto importante: la squadra di coach Thibodeau vira infatti all’ultima boa con un consistente vantaggio a 22 gare dal termine, vale a dire 4 vittorie su Miami e 3 con Oklahoma. La forbice per i Knicks si allarga ancor più, e viene superata all’8° posto utile per i playoff da Milwaukee (18/24) in vantaggio nei confronti diretti.
Approfittando degli infortuni di Deron Williams e Brook Lopez, che valgono da soli mezza squadra, per cui non sono bastati i 31 punti e 18 rimbalzi (record in carriera) di Kris Humpries, il protagonista di una love-story studiata per il trash giornalistico, e i 17 punti e 7 assist di Jordan Farmar (fino a dicembre in forza al Maccabi) per battere Milwaukee che dopo Toronto vince anche sul campo dei Nets. Si tratta del 3° successo consecutivo che consente alla squadra di Scott Skyles, coach poco amato tanto che se ne vogliono andar via Brandon Jennings (34 punti, 7 rimbalzi, 7 assist, MVP di questo turno l’ex giocatore della Lottomatica) e Andrew Bogut, il centro australiano sempre fuori per un secondo infortunio. Ersan Ilyasova nominato giocatore della settimana dell’Est è la bruttissima copia di quello che recentemente asfaltò i Nets con 29 punti e 24 rimbalzi, per il turco lunatico solo 4 punti e 3 rimbalzi, mentre si dimostra ancora una volta preziosissimo (14 punti, 7 rimbalzi) Beno Udrih, il più famoso dei due fratelli sloveni del basket, 7 anni di carriera nella NBA, a soli 15 anni già lanciato nel grande basket, e dopo l’esperienza con la Breil Milano nel 2004 ingaggiato dagli Spurs con i quali ha vinto 2 titoli, nel 2005 e 2007 arrivando infine a Milwaukee.
La partita dell’anno col punteggio più basso, New Orleans-Charlotte 71-73, con 0/12 da 3 punti dei vincitori (0/7 di Reggie Williams, la grande delusione del Caja Laboral) è stata decisa con una stoppata spettacolare del 19enne congolese Bismac Byombo sul tentativo di schiacciata di Trevor Ariza. Strappato alla squadra spagnola del Fuenlanbrada per 1,5 milioni di euro da Michael Jordan, a dicembre si è trovato d’improvviso nella NBA e si sta dimostrando un affarone. Non altissimo (2,08) ma è un grande atleta, da 14 gare parte in quintetto, comincia a farsi sentire anche in attacco dimostrando che la stagione di Charlotte (6 sole vittorie, 3 in casa e 3 fuori) è un utile laboratorio per il futuro. Viene considerato il rivale del connazionale Ibaka per il titolo di re della stoppata, potrei scommettere sul fatto che gli spagnoli troveranno un passaporto anche per lui!.
Nel derby delle deluse Belinelli ha tirato male (4/15,3/8 da 3, il resto mancia…) ma con 12 punti resta in media, e chi fa punti un contratto lo strappa sempre. Nella corsa ai playoff, anche all’Ovest la partita è aperta: Ridnour con 9 assist non ha fatto rimpiangere l’assenza di Rubio, fuori per tutta la stagione dopo essere stato consacrato come uno dei migliori play, Minnesota vince a Phoenix (25 e 10 assist di Nash) contro una delle pretendenti , e con 22/21 attacca Hoston (8°, 22/20), Dallas (7°, 23/20) e Denver di Gallinari (6°23/19) per entrare nei playoff. Non sottovaluterei ancora Utah che va 20/21 battendo nettamente Detroit con 33 punti e 12 punti di Al Jefferson, un centro che sa il fatto suo.
Queste infine le classifiche per Division: EST, Atlantic: 25/15 Filadelfia, 59,5%; Central: 35/9 Chicago, 79,5%; Southeast, 31/9 Miami, 77,5; OVEST, Northwest: 32/9 Oklahoma, 78%; Pacific: 25/16 LA Lakers, 61%; Southwest, 27/13 San Antonio, 67,5%: Unica vera novità della stagione il recente sorpasso dei Lakers sui Clippers che sotto coach hanno perso nella notte la seconda partita in casa, stavolta con i combattivi Boston e con 17( di Mo Williams da 3; i picchi riguardano le formazioni dell’Est, Chicago e Phila76ers.
Risultati lunedì 12 marzo: New Jersey-Milwaukee 99-105, New Orleans-Charlotte 73-71, Chicago-New York 104-99, San Antonio-Washington 112-97; Utah-Detroit 105-90; Phoenix-Minnesota 124-127; LA Clippers-Boston 85-94.